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Una gestione di stampo glocale

Fondamentale l'equilibrio tra esigenze locali e globali

Fondamentale l'equilibrio tra esigenze locali e globali

Di Massimiliano Sarti, 22 Aprile 2011

Pensare globalmente e agire localmente. È uno dei leit motiv oggi più frequentemente ripetuti nei grandi gruppi internazionali. Una moda, forse, ma anche lo specchio di una consapevolezza sempre più diffusa: la semplice omologazione a standard di qualità globali, per quanto elevati questi possano essere, da sola non basta più a creare il prodotto ideale. E ciò è ancora più vero nel turismo, dove la dimensione locale, la destinazione, il territorio costituiscono un aspetto imprescindibile dell’offerta: non solo per inserire prodotti e servizi nel proprio contesto di riferimento, ma anche per garantire ai viaggiatori la possibilità di fruire di esperienze unicamente genuine.
«Da noi quasi tutto il personale è di origine locale. E per i nostri ospiti, anche business, essere accolti con l’accento romagnolo tipico di queste terre è un plus assoluto, a cui difficilmente i nostri clienti sarebbero disposti a rinunciare», racconta il nuovo direttore del Le Méridien di Rimini, Piero Marini. È certo un piccolo dettaglio, ma ben esemplifica il modello di un’offerta veramente glocal, così come la letteratura economica anglofona, sempre pronta a coniare neologismi efficaci, ha definito i prodotti pensati globalmente e agiti localmente. «Qui da noi è impensabile», riprende Marini, «costruire un’offerta turistica priva del tradizionale spirito dell’ospitalità romagnola, così celebre in tutto il mondo. Ecco allora la necessità di un approccio altamente professionale, ma pur sempre dotato di quella scioltezza e di quei tratti amichevoli, da sempre marchi di fabbrica dell’accoglienza riminese».
Adeguare le caratteristiche di qualità e professionalità del brand al clima goliardico e un po’ godereccio della riviera romagnola. È questo così il naturale obiettivo del management del Le Méridien di Rimini. «La consapevolezza della forza del nostro marchio fa poi la differenza», prosegue Marini. «Il nostro nome è, infatti, una certezza per la clientela abituata a determinati livelli di servizio. Non solo: in un contesto caratterizzato da una prevalenza di alberghi a gestione familiare con circa 30-50 stanze ciascuno, la possibilità di avere a disposizione una struttura di 110 camere dall’offerta completa, con un centro benessere da 500 metri quadrati, un’area congressi, due ristoranti e un servizio dedicato alla banchettistica, può davvero trasformarsi in un vantaggio competitivo decisivo. Soprattutto per un hotel con apertura annuale come il nostro, che tra l’altro attira tipologie di clientela molto differenti: tra il periodo estivo, quando gli ospiti sono quasi esclusivamente leisure, e quello invernale, prevalentemente caratterizzato invece da un mercato a vocazione business».
Appartenere a un gruppo internazionale, il lato globale della medaglia glocal, garantisce, poi, la possibilità di confrontarsi con un panel di best practice davvero imponente. «Quasi ogni giorno», specifica, infatti, Marini, «il gruppo organizza conference call internazionali, durante le quali si affrontano tutti i temi della conduzione alberghiera: dal quality bedding, ossia dalla cura dei particolari di letti, camere e accessori dedicati alla qualità del riposo degli ospiti, al tema delle colazioni, fino alla materia delle iniziative commerciali e a tutto ciò che concerne la gestione strategica di una struttura».
Direttive, piani e indirizzi che tuttavia non possono, ancora una volta, fare a meno di confrontarsi con le realtà locali in cui ogni hotel è inserito. «In tutte le mie esperienze di gestione precedenti ho sempre cercato di rapportarmi con le istituzioni e le altre realtà legate all’economia del turismo del territorio, in modo da creare sinergie proficue per tutti gli attori coinvolti e consentire agli ospiti di vivere la destinazione a 360 gradi. Qui a Rimini devo dire che sono rimasto sorpreso dalla sensibilità mostrata da tutti i player, istituzioni comprese, ben consapevoli dell’importanza che il comparto dell’industria dei viaggi e dell’ospitalità riveste nell’economia locale. Lo testimonia pure la capacità dimostrata da Rimini nel sapersi reinventare come destinazione anche business, dopo che il suo prodotto balneare tradizionale è entrato, una ventina di anni fa, nella parte declinante della sua curva di mercato. Un nuovo approccio, che, oltre a rivelarsi vincente (e ora aspettiamo anche l’apertura del nuovo centro congressi), ha saputo persino ridare fiato e vitalità al segmento estivo del leisure».

Una breve biografia

Dopo gli studi in discipline turistiche e una serie di esperienze in alcune strutture della riviera adriatica e in vari hotel in Germania, Svizzera e Regno Unito, Piero Marini si trasferisce a Milano, dove nel 1992 diventa direttore generale del Bonaparte hotel, poi Radisson Sas, e quindi del Century Tower hotel. Nel 2000, sempre nel capoluogo lombardo, è amministratore delegato del Mercure Porta Genova. Cinque anni dopo diventa socio del Metha hotel group, oggi Idea hotel, in cui assume, tra l´altro, il ruolo di direttore qualità, prima di approdare, a inizio di quest´anno al Le Méridien di Rimini. «L´esperienza in Metha è stata davvero a 360 gradi», spiega lo stesso Marini. «Gestire gli standard di qualità di 3 mila camere distribuite in 18 diverse località è stato sinceramente un compito di grande responsabilità, ma mi ha saputo dare anche grandi soddisfazioni professionali. L´offerta del Le Méridien mi ha attirato per tre motivi distinti: l´idea di entrare a far parte di un grande gruppo internazionale, l´opportunità di tornare a occuparmi dell´operatività quotidiana, che per chi ama questo lavoro ha sempre un fascino irresistibile, e la possibilità di lavorare nella stessa città dove vivo con la mia famiglia».

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