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La tenuta del mercato immobiliare alberghiero

Tutti i dati dell’ultimo Rapporto WCG-PKF hospitality group sul real estate dell’ospitalità, che oggi vanta un valore complessivo di 116,3 miliardi

Tutti i dati dell’ultimo Rapporto WCG-PKF hospitality group sul real estate dell’ospitalità, che oggi va

Di Giorgio Bini, 17 Giugno 2022

Il mercato immobiliare dell’ospitalità tiene, continuando a mostrarsi resiliente. È la fotografia che emerge dal nuovo Rapporto sul Patrimonio Immobiliare Alberghiero, realizzato dal Dipartimento di Ricerca di WCG – World Capital Group insieme a PKF hospitality group, in collaborazione con Nomisma, RICS, Associazione Italiana Confindustria Alberghi e Federalberghi Roma. Nonostante gli effetti della pandemia, secondo le ultime stime, il valore del patrimonio hospitality ammonta a 116,3 miliardi di euro, appena l’1,5% in meno rispetto al periodo pre-pandemico, con uno share percentuale per macro-zona che vede il patrimonio concentrato al Nord Italia per il 54,5%, al Centro per il 25,8% e al Sud e nelle isole per il 19,65%.
Nel dettaglio – evidenza il Rapporto – l’impatto maggiore della pandemia ha interessato le strutture ricettive 3 stelle, sia pur in misura non determinante. L’emergenza, in alcuni casi, ha rappresentato l’occasione per la ristrutturazione e riconversione di molte strutture appartenenti a questa categoria in hotel a 4, talvolta a 5, stelle. I valori relativi agli hotel di lusso, invece, sono stati decisamente stabili rispetto al periodo pre-emergenziale, con alcuni incrementi dovuti alla domanda costante e al consistente pregio degli immobili.
Se si guarda poi al patrimonio alberghiero suddiviso per cluster, dal Rapporto emerge come il segmento città registri un valore pari a 36 miliardi, in piena stabilità rispetto al periodo pre pandemia. Per quanto riguarda la Top 10 delle città è Roma, con un patrimonio immobiliare alberghiero di circa 12,8 miliardi a posizionarsi al primo posto. Seguono Milano con un patrimonio immobiliare stimato di circa 7 miliardi, Venezia (6 miliardi) e Firenze (3,4 miliardi). Il cluster mare, nel complesso, ha un valore pari a 17,7 miliardi, in lieve diminuzione rispetto al 2020 (-5,3%). Tra le località, è la Campania a posizionarsi al primo posto per le strutture ricettive 4 e 5 stelle. Infine, la montagna che, con un valore totale pari a 3 miliardi, registra una diminuzione del 19% rispetto al periodo pre-pandemia.
Novità di questa edizione del Rapporto è poi il focus sul valore di locazione delle strutture ricettive nelle prime location italiane e sulle nuove aperture. Focalizzandosi sui canoni di locazione, dai dati emerge che il valore immobiliare medio degli hotel di lusso con almeno 200 stanze è più alto a Venezia ed è pari a 59 euro/mq, mentre quello degli hotel di lusso con più di 200 stanze è più alto nella città di Milano, pari a 36 euro/mq. Firenze è la città dove il valore immobiliare medio degli hotel con almeno 200 stanze è più alto ed è rispettivamente di 71 euro/mq per le strutture di fascia alta, di 45,5 euro/mq per quelle di fascia media e di 27 euro/mq per quelle di fascia economica. Infine, il valore immobiliare medio degli hotel con più di 200 stanze è maggiore a Roma.
Per quanto riguarda, invece, le nuove aperture, l’interesse del comparto alberghiero italiano resta molto alto. “La strategia adottata dagli investitori – si legge nel Rapporto – è quella di approfittare di questo periodo di transizione per ristrutturare e rinnovare le strutture esistenti e creare nuovi prodotti. Al momento sono in corso 819 attività di ristrutturazione e nuova costruzione, di cui il 65% sarà ultimato entro la fine del 2022. Di queste, il 71% è costituita da attività di nuova costruzione”.
Nel Report, infine, viene dato spazio alla tematica dell’ESG, tendenza di grande spicco nel comparto hospitality. In termini di efficientamento energetico, il settore alberghiero presenta infatti molte possibilità di crescita. Nonostante ciò, come emerge da una recente survey di WCG – World Capital Group, circa il 35% degli operatori alberghieri e il 33% degli operatori extra-alberghieri intervistati non ha mai migliorato la propria classe energetica o effettuato interventi atti a ridurre lo spreco energetico.
“Gli incentivi governativi, la voglia di riguadagnare terreno degli albergatori sommata alla domanda ricettiva in ripresa stanno rimettendo le basi per un comparto in ascesa e solido – ha commentato Mattia Danese, Head of Hospitality di WCG – World Capital Group –. Nonostante gli effetti della pandemia, il settore hospitality si sta dimostrando resiliente. L’interesse per questa asset class continua a persistere, a confermarlo le nuove aperture in pipeline previste per i prossimi mesi, come per esempio la famosa catena alberghiera Six Senses, che farà il suo debutto in Italia il prossimo autunno, a Roma”.
Nonostante l’uscita dalla pandemia e la guerra in Ucraina, “il mercato immobiliare alberghiero sta tenendo, soprattutto in alcune importanti città come Milano e Venezia e famose destinazioni turistiche come Cortina, la Toscana e la Puglia – ha commentato anche Giorgio Bianchi, Managing Director | Head of Italy di PKF hospitality group –. C’è un interesse forte del mercato verso destinazioni che un tempo erano considerate secondarie e che adesso vengono chiamate ‘alternative’ come Trieste, Genova e Bari. I temi del rinnovamento, del rilancio dell’offerta con nuovi format e concepts e della sostenibilità sono fondamentali e imprescindibili ora e per i prossimi anni”.

I numeri della ripresa
Il nuovo Report di World Capital Group insieme a PKF hospitality group è accompagnato dai dati di due indagini svolte da Nomisma per WCG (periodo settembre-ottobre 2021) che hanno visto il coinvolgimento di strutture ricettive da un lato e di turisti UK e USA dall’altro. Gli operatori alberghieri ed extra-alberghieri – rilevano le analisi – mostrano una visione ottimistica dell’andamento degli arrivi nelle strutture ricettive, prevedendo non solo un numero di ospiti pari a quello del 2019 ma addirittura un superamento dello stesso, soprattutto guardando agli ospiti internazionali. A questo si accompagna la previsione di un aumento della permanenza media. Convinzione presente soprattutto tra gli operatori delle strutture extra-alberghiere e animata dalle nuove abitudini di smart working svolto anche nelle località turistiche. Fenomeni accompagnati da una crescita del fatturato, data per certa da 1 operatore alberghiero su 4 e dal 46% degli operatori extra-alberghieri. Contestualmente, una parte degli operatori (circa 1 su 3) ha messo in conto un aumento dei prezzi delle camere rispetto al periodo pre-pandemico. Alla visione degli operatori viene affiancata quella dei turisti stranieri (UK e USA), che mostrano forte la voglia di tornare a viaggiare – in particolare verso hotel di lusso (37%), hotel a 3 stelle (25% turisti UK, 16% turisti USA) e case e appartamenti in affitto (15% UK e 14% USA).

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