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Caselli: continuità AIBES e IBA

Di Antonio Caneva, 7 Giugno 2002

Nel panorama dei grandi professionisti dell’ospitalità Umberto Caselli merita una menzione di riguardo, capace come è stato, quale presidente, di continuare, facendola ulteriormente crescere, la grande tradizione A.I.B.E.S ed ampliando il proprio interessa anche alla I.B.A., Internation Bartenders Association. 59 anni, dopo 42 anni di attività ha deciso di ritirarsi dal lavoro investendo il proprio tempo nella crescita delle associazioni di cui è presidente. Lo abbiamo incontrato nella sede A.I.B.E.S. a Milano per una piacevole chiacchierata.

Domanda: Adesso che è dietro la scrivania, cosa le manca maggiormente?

Risposta: Sicuramente il banco bar, il conversare con il cliente, avere cura di loro, preparare i drinks. Sono stato all’hotel Michelangelo di Milano dal 1971 e da allora la professione è cambiata, però fino al termine dell’attività ci sono stati clienti che prima di fare il check in venivano al bar a salutarmi, preannunciandomi la loro visita.

D. Come si è organizzata la giornata una persona attiva come lei?

R. Amo stare a contatto con la gente; avere la presidenza AIBES e IBA é un impegno. Talvolta vengo in ufficio al mattino e resto sino alle 18; spesso sono in viaggio per le associazioni. Il resto della giornata lo dedico alla famiglia ma, come quando ero al Michelangelo, il tempo disponibile è ancora troppo poco.

D. Come si sviluppa la sua attività nell’AIBES?

R. Il 10 giugno si avrà a St Vincent l’elezione del presidente del nuovo consiglio, per cui mi sono ricandidato. Il nuovo consiglio, con segno di vitalità, ha espresso 7 nuovi consiglieri su 19 e 10 nuovi fiduciari di sezione su 17; intendo continuare i progetti di sviluppo che nel precedente mandato avevamo impostato, con le nuove energie emergenti. Coloro che occupano cariche nell’associazione devono essere operativi, ci sono ancora cose da mettere a punto e quindi l’impegno di tutti è indispensabile. Una novità cui tengo molto è la creazione di un responsabile della formazione per cercare di andare incontro alle necessità dei soci. Ad esempio, il vincitore del concorso Angelo Zola farà un corso nel training centre IBA a Singapore mentre i vincitori del concorso nazionale, nelle varie categorie, sono andati l’anno scorso a fare uno stage in Scozia e quest’anno a Cognac. Verrà creato anche un consigliere del tempo libero che organizzerà momenti di svago; abbiamo anche una nazionale di calcio. Progettiamo di sviluppare i corsi sul bere, già esistenti, cui possono accedere anche non soci AIBES, che attualmente sono seguiti da 2.500 / 3.000 persone l’anno e organizzare corsi per F&B riservati a barman e capo barman. Insomma, di cose da fare ce ne sono molte, conto sul contributo dei nuovi consiglieri per sviluppare l’elevato potenziale dell’AIBES.

D. Cosa pensa della professione del barman in Italia?

R. Da quando sono in pensione sono passato da una parte all’altra del bar ed ho avuto modo di percepire che l’ospitalità italiana ha perso un po’ di quel fascino che aveva; il servizio e l’accoglienza non sono più allo stesso livello. Questo è uno dei motivi per cui AIBES è coinvolta direttamente nella formazione; AIBES Promotion ha acquistato una nuova sede che consentirà anche di meglio organizzare i corsi.

D. Come si definirebbe?

R. Un innovatore che tiene alla tradizione.

D. Ed il futuro della professione del barman?

R. Quello del barman è uno dei lavori più affascinanti che esistano. La professione si sta velocemente trasformando; l’attenzione per il controllo dei costi ha indotto talvolta le aziende a mortificare certi reparti e tra questi il bar, mentre invece la soluzione va cercata nell’apertura degli spazi alla città, il che consente di vivacizzare l’ambiente e creerebbe ritorni economici straordinari, come insegna la recente, geniale, esperienza dell’hotel Diana a Milano.

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