Il 12 febbraio scorso, all’Hotel Principe di Savoia di Milano, nel corso dell’incontro «La grappa: non solo una questione di cuore», organizzato da Aira Lombardia in collaborazione con Amira e Uipa per il percorso Incontri & Formazione con Solidus – I professionisti dell’ospitalità, il maître dell’Amira Marino Damonti, protagonista della serata, esibendo sorprendenti doti di pigmalione e di prestigiatore, non ha solamente intrattenuto, sul tema del prezioso distillato, una platea incredibilmente folta (un centinaio le presenze, a sottolineare l’eccellente riuscita dell’ultima iniziativa promossa dai professionisti aderenti a Solidus), ma ha raccontato, con dovizia di particolari, una storia d’amore.
Non c’è altro termine per descrivere in modo più incisivo la trasparente, incondizionata passione di quest’uomo per la vera star della bella serata, un distillato tutto italiano, la grappa: se non vestisse i panni dimessi della cenerentola, che noi stessi abbiamo confezionato per lei in passato, agli occhi del mondo sarebbe una regina, ha sostenuto con passione il relatore.
Dopo una rapida disamina dei sistemi di distillazione del passato, contraddistinta da una severa critica ai carenti metodi di insilamento delle vinacce e a eccessive ruvidezze alcoliche, il maître con l’hobby della grappa ha spezzato una lancia a favore degli odierni 136 distillatori (rispetto al migliaio del passato) che oggi dedicano assidui sforzi all’affinamento del loro prodotto per consentirne un’adeguata valorizzazione.
Tra simpatici aneddoti e puntuali descrizioni dei moderni impianti di distillazione della grappa, cui vanno aggiunte le tre distillerie a fuoco diretto ancora esistenti, Damonti si è prodotto in un panegirico dedicato al prodotto bene invecchiato che, a suo avviso, non sfigurerebbe affatto se messo a confronto con i più celebri e apprezzati distillati, selezionati all’estero (whisky, rhum, brandy).
Un’autentica storia d’amore, fino al termine della cena ideale che vuole grappa aromatica se a base di pesce, grappa strutturata se a base di piatti robusti. Mai dopo il caffè. Raccomandazione, quest’ultima, da osservare scrupolosamente, pena l’archiviazione della stima da parte del nostro partecipe amico che non mancava, poi, di offrire utili indicazioni alla platea circa il modo migliore per carpire alcuni preziosi segreti: per esempio, riempire due o tre volte una tazzina da caffé con acqua bollente, gettare via l’acqua e, dopo avere lasciato asciugare la tazza, versarvi il prezioso liquido. Così si sprigionano i profumi e il delizioso calore del corpo. Basta un quadratino di cioccolato fondente 70%, che Marino Damonti consiglia di accompagnare con un piccolo sorso di grappa d’Amarone, garbatamente robusto e consolatorio, per sciogliere subito la malinconia.
L’incontro col maître Marino Damonti è stato preceduto dalla breve prolusione di Renato Andreoletti e dal saluto di Franco Alzetta, rispettivamente coordinatore e presidente uscente di Solidus, cui ha fatto seguito la presentazione da parte di Mario Petrucci, cancelliere dell’Ordine grandi maestri della ristorazione, dell’attesa crociera nel Mediterraneo che avrà luogo nel prossimo autunno a bordo della Costa Serena, straordinaria città galleggiante di 120 mila tonnellate di stazza, fresca di varo.
Da ricordare, infine, l’angolo letterario delle serate Aira, comprendente la lettura, affidata alla voce prestigiosa di Franca Fabbri, di una simbolica poesia del sottoscritto e di un breve passo riferito alla filosofia Sufi, tratto dal romanzo di Paulo Coelho Veronica decide di morire.
Non cenerentola, ma regina
Di Claudio Buttura, 2 Marzo 2007
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