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Lo sguardo italiano sulle Maldive

Raffaele Solferino, general manager del Grand Park Kodhipparu, racconta la sua strategia ma spiega anche cosa servirebbe al Belpaese

Raffaele Solferino, general manager del Grand Park Kodhipparu, racconta la sua strategia ma spiega anche cosa

Di Mariangela Traficante, 7 Settembre 2020

Un italiano alle Maldive, ma non parliamo di uno dei (tanti) turisti che hanno fatto la storia del turismo nell’arcipelago, per il quale da sempre quello nostrano è tra i mercati più longevi e maturi.
Parliamo invece di Raffaele Solferino, manager di lungo corso nell’ospitalità deluxe, che dopo aver gestito diversi resort e proprietà tra Europa e Asia, l’ultima delle quali il Grand Aston a Bali, è tornato nella destinazione in Oceano Indiano, dove aveva già ricoperto ruoli primari per Coco Collection, alla direzione del Grand Park Kodhipparu.
Una seconda casa alle Maldive, dunque, ma con Italia, Svizzera e Costa Azzurra nel cuore. Sono i luoghi della formazione, e quelli a cui il manager non nasconde di voler tornare, quando sarà terminata la lunga esperienza a est.
Al momento, l’ospitalità asiatica e la sua dinamicità, insieme al lusso del Made in Italy, sembrerebbero essere una ricetta perfetta. Ma come è stata affrontata la crisi Covid e quali sono le prospettive per il futuro?
È Raffaele Solferino a raccontarci la gestione e le novità del resort che guida, e a dare la sua “ricetta” per l’Italia, che dovrebbe trovare un suo modello e investire nello sviluppo della formula resort.

“Le Maldive hanno chiuso le frontiere il 27 marzo per poi riaprirle dopo il 15 luglio: in questo periodo ci sono stati resort chiusi al 100% e altri che hanno deciso di farlo solo parzialmente e si sono dedicati alla manutenzione e agli aggiornamenti.
E il nostro è stato tra questi: sono orgoglioso perché anche grazie alla proprietà siamo riusciti a non licenziare nessuno, anche se siamo stati colpiti proprio durante l’alta stagione, dunque è stato abbastanza difficile poter gestire la situazione: abbiamo potuto risolvere con un cambio di contratto, in cui ogni impiegato volontariamente si è messo in una sorta di aspettativa, con una piccola retribuzione, che però ha fatto sì che nessuno perdesse il lavoro.
È stato un periodo fatto di investimenti per migliorare il resort, di manutenzione, aggiornamenti via webinar e contatto quotidiano con i product manager dei tour operator sparsi per il mondo”.
Un fronte di impegno importante, e strategico in un sistema delicato e a rischio come quello delle Maldive, è l’ecologia: “Per due anni ci siamo dedicati a lavori, programmi e politiche in tal senso, con la certificazione Green Globe, dedicata a chi applica gestioni ecologiche rivolte al turismo sostenibile”.

Domanda: Ora quali iniziative state mettendo in campo per affrontare la situazione e la ripresa nei prossimi mesi?
Risposta: “Stiamo lavorando al budget del 2021, al business plan per l’anno prossimo e alla formazione, che curiamo sia internamento sia grazie a un partner esterno, che si occupa per esempio della figura del lifestyle host, ovvero chi si prende cura del cliente dall’arrivo alla partenza. Per il futuro noi abbiamo basato tutto sulla flessibilità, per esempio nelle prenotazioni e nei pagamenti, con l’elaborazione di pacchetti specifici. È una cosa importantissima perché deve servire al cliente da incentivo per non avere timore. E poi stiamo cercando nuovi mercati, spingendo per esempio il Governo a semplificare gli arrivi dall’Australia e dal Sudafrica, si parlava di un volo diretto da Johannesburg o Cape Town”.
È un “ecosistema”, quello del turismo maldiviano, che conta su 146 resort, circa 400 guest house e 250 safari boat, e in cui per legge almeno il 45% dei dipendenti deve essere locale, anche se le risorse umane del Paese non riescono a coprire il fabbisogno.

D. Che tipo di professionalità si trova alle Maldive? Come gestite le HR?
R. “Serve expertise, i maldiviani lavorano in settori come il servizio ristorante e camere, il ricevimento e la manutenzione, ma non mancano i general manager. C’è poi un settore che sta emergendo, il sales marketing, stanno iniziando a farsi strada molti Dmc locali e i maldiviani si stanno dimostrando molto interessati. In effetti spesso i tour operator preferiscono interfacciarsi con un unico interlocutore, e dunque le nuove generazione sono attratte da questi sbocchi come anche dal digital marketing e dalle rappresentanze.
Nel nostro resort contiamo 28 nazionalità, tra questi ci sono per esempio dipendenti da India e Sri Lanka, più vicini, ma ci sono settori, come le guest relations, in cui abbiamo necessità di staff che parlino le lingue dei Paesi di provenienza dei nostri ospiti, e dunque soprattutto russi, coreani, cinesi, giapponesi, tedeschi e francesi”.
E la nostra lingua? Non è una necessità assoluta, sia perché gli italiani che arrivano al resort parlano in genere inglese, sia perché il mix di clientela è composto soprattutto da orientali. Anche per questo sul fronte ristorazione si guarda molto ad Asia e Middle East, ma di solito uno chef italiano non manca. La ristorazione ha un approccio globale, dal locale “all day dining” con cucina a vista al pool bar con capanne e lazy bed, al un ristorante fine dining con accento francese e italiano, dove ogni tre mesi arriva uno chef stellato dall’Europa.
“Il nostro è considerato un resort fortemente orientato al mercato asiatico: per esempio su 120 ville ben 102 sono over water, una scelta amata dagli orientali, mentre gli europei preferiscono la spiaggia. Il 55% del nostro mercato è asiatico, di questa quota il 25% è cinese e poi il resto si divide tra Giappone, Corea e il resto dell’Asia: l’altro 45% vede in testa il mercato europeo, intorno al 25-30%, seguito dal Medio Oriente. Ora stiamo assistendo a un incremento degli americani, che hanno scoperto le Maldive”.
Anche se non preponderante, il mercato italiano è comunque presente: “È quello più maturo sulle Maldive, sa benissimo dove e come andare e quanto spendere, noi lavoriamo con tutti i principali operatori”. Anche se il 49% del fatturato arriva tramite Olta, infatti “investiamo molto sul digitale, abbiamo anche attivato i chatbot sulle nostre piattaforme”.

D. Come ha agito il Governo maldiviano e che tipo di sviluppi ci sono nella destinazione?
R. “Quest’anno tutti stiamo lavorando per il pareggio, le perdite sono enormi e sono arrivate all’improvviso, nessuno si aspettava che il Governo maldiviano chiudesse le frontiere. Ci siamo concentrati sul personale. Il Governo e la banca locale hanno realizzato pacchetti finanziari per gli imprenditori per supportare il cash flow, hanno reso più semplice l’accesso al credito e rinviato al primo trimestre 2021 i costi delle concessioni: qui si è infatti proprietari delle isole per 50 anni e si paga una royalty annuale.
E adesso Male vuole investire nella ristrutturazione dell’aeroporto (dato che l’accesso è sicuramente uno dei fattori chiave per l’arcipelago, ndr), con l’obiettivo di sfondare i due milioni di arrivi (l’anno scorso sono stati 1,7 milioni)”.

D. Quanto c’è di italiano nella sua gestione?
R. “L’Italia è sempre presente nei nostri programmi. Parlando di lusso viene sempre in mente il Made in Italy e in questo mi ha aiutato molto il fatto di essere italiano e di ‘portarmi’ questo lusso con me”.
Di contro però, l’Asia sembra proprio essere il Continente del futuro quando si parla di ospitalità: “Qui è dove tutto succede, c’è un ritorno sugli investimenti che permette di lavorare sullo sviluppo di nuovi prodotti e sulla formazione: gli asiatici vogliono investire per avere successo sul fronte finanziario e sanno che per riuscirci devi essere più innovativo, di più alto livello e avere qualcosa in più dei competitor. Lavorano molto sull’eccellenza”.

D. Cosa cambierà dopo la pandemia nell’hôtellerie?
R. “Cambierà qualcosa per i livelli medio-bassi, ma il lusso rimarrà tale, sarà ricercato perché le alte tariffe promettono sicurezza, servizio, tranquillità. L’Italia? Dovrebbe diventare la Florida d’Europa. Quello che andrebbe fatto è trovare un modello, come hanno fatto le isole indonesiane o la Costa azzurra, bisogna sostenere lo sviluppo di resort, come hanno fatto il Chia Laguna e il Forte Village in Sardegna, il Verdura in Sicilia o Borgo Egnazia in Puglia”.

Raffaele Solferino
Il manager vanta una lunga esperienza alla guida di hotel e resort di lusso in Europa, Asia e Oceano indiano, spaziando tra attività come Hotel Management, Pre-Opening e Opening, rinnovamenti, Business Development e Regional Management. È general manager al Grand Park Kodhipparu da dicembre 2016, di cui ha curato anche pre-opening e opening, lanciando e posizionando la proprietà sul mercato internazionale. Al resort maldiviano è giunto dopo aver ricoperto per circa due anni la carica di general manager al Grand Aston Bali Beach Resort, Bali – Indonesia. Prima ancora era già nell’arcipelago alla guida del Coco Collection, Maldives. Tra le esperienze europee si segnalano il ruolo di general manager e project development (pre-opening) in Palmerston Hotels & Resorts a Londra e general manager al Chia Laguna Resort da marzo 2009 a marzo 2010.
Nel giugno 2019 è stato riconosciuto come Tourism Personality of the Year per le Maldive nei Maldives Travel Awards dalla Maldives Association of travel agents e tour operators.

Il resort
Il Grand Park Kodhipparu si trova sull’isola di Kodhipparu, nell’atollo di Male Nord. La struttura è il primo resort di lusso di Park Hotel nell’arcipelago, e porta la firma di Hirsch Bedner Associates. Punta non solo su coppie e honeymooner, ma anche sulle famiglie, con una serie di serviti dedicati, come il kids club e le attività per i più piccoli, oltre che sugli amanti di snorkeling e diving. Conta 120 ville, di cui 65 con piscina privata, piscina infinity, spa, cantina, tre ristoranti (The Edge, all day dining, Firedoor, fine dining, Breeze, poolside dining e bar).

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