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Colloquio di lavoro, le domande giuste da fare al recruiter

Quando, alla fine di un colloquio, il selezionatore chiede al candidato se ha qualche domanda, spesso quest'ultimo rimane spiazzato perdendo un'opportunità per distinguersi. Ecco, dunque, cinque domande utili da fare durante il colloquio di lavoro

Quando, alla fine di un colloquio, il selezionatore chiede al candidato se ha qualche domanda, spesso quest'u

Di Job in Tourism, 23 Maggio 2024

“Ha qualche domanda per me?”. Il colloquio di lavoro si chiude spesso con questa frase, rivolta dal recruiter al candidato, che ne può rimanere spiazzato. Eppure, anche questo passaggio dell’intervista fa parte a pieno titolo del colloquio e ne può influenzare l’esito. Come rispondere, dunque? Alberto Sala, Senior Manager della società di selezione del personale Robert Walters Italia e recruiter, ha messo a punto una serie di domande fondamentali che i candidati possono porre durante i colloqui di lavoro per lasciare un’impressione duratura e aumentare le loro possibilità di successo. Vediamole, dunque, insieme.

Mettere in evidenza impegno e preparazione

“Purtroppo – premette Sala – molti candidati non sono preparati per questo momento cruciale o pongono domande irrilevanti, perdendo l’opportunità di distinguersi dagli altri candidati”. Sala sottolinea l’importanza, invece, di sfruttare questa opportunità per dimostrare genuino interesse e preparazione. “Questo è un momento prezioso per rafforzare l’impressione che avete lasciato e per porre domande intelligenti che mettano in luce impegno e la preparazione”.

Cinque domande utili

Una prima domanda da porre può essere: quali sono le principali sfide che dovrei affrontare nei primi mesi in questo ruolo? “Questa domanda – spiega Sala – dimostra l’approccio propositivo del candidato e la sua volontà di anticipare e affrontare eventuali sfide. Evidenzia inoltre le sue capacità di problem-solving e il suo pensiero strategico”.

Segue poi: come è strutturato il team e quali sono le aspettative nei miei confronti? Una domanda che “dimostra interesse non solo per il potenziale supervisore, ma anche per i membri del team. Ciò suggerisce che il candidato è abituato al lavoro in team ed è desideroso di integrarsi nella dinamica di gruppo. Il lavoro di squadra è spesso menzionato come requisito essenziale nelle descrizioni di lavoro – sottolinea Sala -. Chiedendo informazioni sul team, il candidato dimostra l’importanza che attribuisce alla collaborazione e alla sua capacità di inserirsi nella cultura aziendale”.

Un altro quesito interessante è: come viene valutata la performance e con quale frequenza? Domandare del processo di valutazione delle performance indica il desiderio del candidato di ricevere feedback regolari e il suo impegno per lo sviluppo professionale continuo: “Ciò – evidenzia il recruiter – dimostra una volontà di imparare e crescere all’interno dell’azienda”.

Ed ecco, invece, una domanda apparentemente “spinosa”: c’è qualcosa di cui abbiamo discusso che solleva dubbi sulla mia candidatura? Questa domanda, pur potendo essere considerata una trappola, “offre al candidato l’opportunità di affrontare direttamente eventuali preoccupazioni sollevate durante il colloquio e di chiarire eventuali malintesi. È un’occasione per migliorare la propria presentazione e chiarire eventuali fraintendimenti”, spiega Sala.

Infine, la domanda forse più “classica”, ovvero: quali sono i prossimi passi del processo di selezione e quando posso aspettarmi un feedback? “Chiedere informazioni sui prossimi passi del processo di selezione dimostra fiducia e genuino interesse per lo stesso. Questa domanda può aiutare a rafforzare il rapporto con l’intervistatore e a ottenere un feedback più dettagliato e tempestivo”.

 

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