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Amanda Ramondetti: spalancare i propri confin

Di Amanda Ramondetti, 7 Dicembre 2001

Spalancare i propri confini aiuta a crescere anche nel lavoro. Il periodo che va dal 1994 al 1996 resterà nei ricordi come il più intenso e divertente della mia vita; esso riguarda, infatti, l’esperienza di studio presso l’Università ICHA, in Svizzera e il semestre trascorso ad Umass. Ma facciamo un passo indietro. Sono nata a Torino il 17 aprile 1974 e rappresento la quinta generazione di una famiglia radicata nella tradizione alberghiera di alto livello da oltre un secolo: furono infatti i miei antenati ad acquistare, nel lontano 1899, il primo albergo di lusso della città: il Turin Palace Hotel, Ho quindi sempre vissuto e respirato l’atmosfera particolare che regna in un albergo, vera porta aperta sul mondo e realtà quasi unica nel vedere concentrate così tante persone diverse per nazionalità, ceto, cultura, abitudini. Ho ascoltato, osservato ed appreso, grazie anche ai preziosi consigli che i miei famigliari mi davano, ed ho capito una cosa fondamentale: far funzionare un albergo significa accogliere l’ospiti conoscendone e comprendendone nel modo più aperto possibile gli stili di vita così da poter andare incontro alle sue esigenze, anche le più originali e disparate. Mai e poi mai chi lavora in albergo dovrebbe chiudersi tra le mura che lo circondano; al contrario, bisogna guardare fuori, uscire e conoscere il mondo e spalancare ad esso le proprie porte. Con questa filosofia ho voluto impostare la mia vita: già dai tempi del liceo decisi di lasciare la mia città natale, Torino, per andare a studiare in California, a Los Angeles, approfittando dell’ospitalità di una zia che abita là. Terminata la scuola superiore, accettai il suggerimento di mio padre e tornai in Europa, e precisamente a Briga, in Svizzera, dove mi iscrissi all’Università ICHA, tra le più rinomate al mondo e, per me, indubbiamente, la migliore struttura universitaria in ambito turistico. A Briga ho trovato un ambiente cosmopolita che non averi mai pensato potesse esistere in Europa; ho potuto infatti conoscere cittadini americani, cinesi, africani e stringere con loro amicizie vere che ancor oggi durano, nonostante le migliaia di chilometri che ci separano. ICHA è inoltre un’università “speciale”, dove insegnano a conoscere sé stessi, aiutandoci a formare il nostro carattere, a renderci determinati e a lottare con sacrificio per conseguire i migliori risultati. Infine, è un’università dove si insegna il “turismo” a 360 gradi:

lì ho imparato le tecniche pratiche e teoriche della famosa esperienza nell’ospitalità turistica del mondo alberghiero svizzero in ogni settore dell’attività, ma ho anche studiato discipline manageriali di stampo tipicamente americano, dallo studio del marketing fino alle scienze statistiche, il tutto con un approccio che non si limita alla teoria, ma che coinvolge molto la pratica. Così sono passati quasi tre anni, intensi, ma interessanti, e nel Maggio 1996, con soddisfazione ed orgoglio, ho conseguito la tanto sospirata e da me ambita laurea in Hospitality Administration. Dopo la laurea sono partita per un training di sei mesi al Mandarin Hotel a Hong Kong, con mansioni operative in diversi reparti. Al ritorno dall’Asia, sono entrata subito a far parte del gruppo alberghiero Turin Hotels International del quale mio padre, piemontese d.o.c. ma cosmopolita nella mentalità, è presidente. Durante la mia esperienza all’interno della catena ho avuto occasione di entrare in contatto con i vari reparti di tutte le strutture che ne fanno parte, per toccare con mano la complessa realtà degli alberghi e della ristorazione nel nostro Paese. Nel gennaio 98 ho assunto la direzione generale del Turin Palace Hotel, la prima proprietà acquistata dai miei avi, mantenendo l’incarico fino al gennaio 2000, quando ho accettato la sfida americana di Turin Hotels International: il rilancio del ristorante Palio, situato a New York, la Grande Mela, la città più cosmopolita al mondo, dove individui e programmi di lavoro sono al di sopra di ogni confine nazionale. Sto imparando così a verificare e conoscere direttamente quei principi e valori che i docenti dell’Università della piccola città di Briga ci hanno insegnato. Briga, quasi sperduta tra le verdi montagne della Svizzera e dall’atmosfera quasi irreale per la pace dei suoi silenzi, ospita un’Università che si apre come una grande finestra sul mondo e lascia tempo ai suoi allievi di coltivare, oltre alle conoscenze tecniche, il piacere di riflettere e la gioia di stringere amicizie uniche e durature, senza confini. Oggi, mentre scrivo nel mio ufficio di New York durante una pausa di lavoro, torno coi ricordi ai giorni trascorsi all’Università, quando ancora il mondo degli adulti mi appariva lontano ma al tempo stesso affascinante, tanto che non vedovo l’ora di entrarvi. Ringrazio ancora mio padre per aver scelto per me questa scuola, che ho poi consigliato a mio fratello Alberto e che lui ha terminato lo scorso agosto. Una giusta scelta che mi permetto di suggerire a tutti coloro che vogliano conoscere in modo accademico e professionale il complesso ed accattivante mondo dell’ospitalità internazionale.

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