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Olta: meglio amiche che nemiche

Prosegue il viaggio nel futuro dell'hotellerie: le agenzie online tra le tappe del giorno

Prosegue il viaggio nel futuro dell'hotellerie: le agenzie online tra le tappe del giorno

Di Giovanni Angelini, 7 Maggio 2015

In un approfondimento dedicato ai trend dell’hôtellerie non è davvero più pensabile evitare di parlare di agenzie online (Olta). In passato io stesso ammetto di essere stato verbalmente molto aggressivo nei loro confronti. Ma con gli anni ho imparato ad accettare la loro presenza sul mercato, e la loro forza, che le rende in realtà molto più efficienti ed efficaci degli hotel: la verità è che non c’è modo in cui gli alberghi possano competere con successo contro le Olta. Ma «se non puoi sconfiggere un nemico, fattelo amico» diceva un genio della strategia come Giulio Cesare. Rassegniamoci: le agenzie online non scompariranno come d’incanto. Anzi, per molte strutture in giro per il mondo le Olta stanno ormai diventando la principale fonte di domanda. D’altronde si tratta di compagnie dotate di elevata liquidità, in grado di investire cifre notevoli in tecnologia e pubblicità. Non c’è modo per nessun albergo di eguagliare tale potenza di fuoco, anche se occorre comunque continuare a impegnarsi quanto più possibile in questa direzione.
Ma non è finita: ci sono chiare evidenze che le Olta abbiano tutte le intenzioni di gestire non solo i cosiddetti «individuali», bensì di agire al contempo anche come wholesaler. Tutto ciò non potrà che generare ulteriori diminuzioni delle tariffe alberghiere. Le agenzie online stanno insomma rendendo gli alberghi e il travel business, in generale, una vera e propria commodity. E questo non è affatto un bene.
Anche perché le commissioni che gli hotel sono tenuti a dare alle Olta oscillano tra il 10% e il 25% del prezzo di vendita delle camere, mentre le aviolinee devono loro una cifra compresa appena tra i 3 e i 4 dollari Usa: una bella differenza! A fronte di ciò è quindi ancora più essenziale non sottovalutare il ruolo delle agenzie di viaggio tradizionali: un segmento che si sta dimostrando oggi particolarmente innovativo; assolutamente da non marginalizzare. Meglio ricordarsi, perciò, di pagare loro le commissioni subito e possibilmente online.
Ma la rivoluzione web non ha portato con sé solo le Olta. Oggi in rete registriamo infatti un altro trend emergente dal grande impatto per il mercato: sto parlando dei portali di prenotazione peer-to-peer che appartengono alla cosiddetta «sharing economy» o «economia della condivisione». Per capire l’ampiezza del fenomeno mi basti citare poche cifre (aggiornate a gennaio 2015, ndr): Airbnb, attualmente considerata la più importante realtà del settore, ha iniziato le proprie operazioni nel 2008 e oggi conta su oltre 800 mila proprietà situate in migliaia di destinazioni di 190 paesi differenti; più di 20 milioni di utenti ha usato il portale fino a oggi: nessun gruppo alberghiero nella storia è mai cresciuto a ritmi tanto sostenuti.
Vicino ad Airbnb, per numeri e volumi, è poi TripAdvisor Vacation Rental, anch’esso inaugurato nel 2008, con l’acquisizione della società americana Flipkey, la cui offerta di prodotti e servizi è stata in seguito arricchita dai successivi acquisti di Holiday Lettings, Numba e Vacation Home Rentals. Al momento, il sito di affitti controllato dal noto portale di recensioni vanta un portafoglio di circa 630 mila proprietà sparse anch’esse in 190 differenti paesi a livello globale.
Roomorama, per parte sua, è stato lanciato un anno dopo, nel 2009, e oggi comprende oltre 120 mila unità abitative: il suo obiettivo è quello di proporre soluzioni di soggiorno a prezzi del 30% – 40% inferiori rispetto alle tariffe praticate dagli hotel con un’offerta di standard equivalente. In Asia, inoltre, esistono due nuove realtà peer-to-peer, Travelmob e Pandabed, entrambe aperte appena nel 2012 e in fase di crescita sostenuta. Tutto ciò per affermare che il livello di competizione aumenta per tutti: per gli hotel di città, ma soprattutto per i resort situati nei luoghi di villeggiatura, la cui offerta è al momento la più direttamente interessata dal fenomeno della «sharing economy».

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