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Villa d’Este, 150 anni di ospitalità sul lago di Como

Passato, presente e futuro dell’iconico hotel di Cernobbio, pronto a festeggiare quest’anno il suo compleanno più importante

Passato, presente e futuro dell’iconico hotel di Cernobbio, pronto a festeggiare quest’anno il suo comple

Di Silvia De Bernardin, 20 Giugno 2022

Un anno lungo come mai prima e ricco di eventi per celebrare il 150° anniversario di quella prima stagione – datata 1873 – di uno degli hotel italiani più iconici, la cui fama mondiale è nota ben oltre i dolci e sempre più ambiti panorami del lago di Como. Villa d’Este entra ora nel vivo dei festeggiamenti del suo compleanno più importante guardando a un futuro tutto da scrivere, come ci racconta Davide Bertilaccio, che da poco di più di due mesi ricopre la carica di Ceo del gruppo alberghiero al quale appartiene lo storico hotel di Cernobbio, di proprietà della famiglia Fontana. A lui e al suo team spetterà ora farsi interpreti di quel futuro facendo tesoro di un passato tanto prezioso.

Domanda. 150 anni e un nome diventato iconico per l’hôtellerie di lusso di tutto il mondo. Se dovesse scegliere una parola a racchiudere una storia tanto lunga, quale rappresenterebbe al meglio secondo lei l’identità di Villa d’Este?
Risposta. Affascinante. In queste mie prime settimane qui mi sono perso a ripercorrere la storia di Villa d’Este: se si guarda il libro degli ospiti che dal 1873 a oggi vi hanno soggiornato, non si può che rimanere affascinati. Ecco, se potessi sedermi anche solamente con cinque di queste persone per bere insieme una tazza di tè e fare due chiacchiere, probabilmente chiederei a loro cosa fare per il futuro dell’hotel.

D. Cosa significa oggi lavorare in una realtà come Villa d’Este?
R. La cosa che più mi ha sorpreso è la loyalty del personale: ci sono persone che hanno iniziato a lavorare qui come primo lavoro e qui sono rimaste o che qui ritornano stagione dopo stagione, e non per “comodità”. Mi ha colpito moltissimo il senso di appartenenza di un team che è profondamente attaccato all’hotel e al quale, dopo anni, ancora brillano gli occhi. È una cosa molto rara oggi.

D. Chi sono, invece, nel 2022 gli ospiti di Villa d’Este?
R. Villa d’Este è un po’ un hotel fuori dal comune, quasi fosse un “club” visto l’altissimo numero di repeaters. Da quando sono arrivato, ho assistito a grandi abbracci tra questi clienti, magari tornati dopo due anni di assenza per il Covid, e il personale: si sente, anche in questo caso, un forte senso di appartenenza. Dal punto di vista del target, dopo la pandemia, la clientela si sta oggi ristabilendo ai livelli consueti, con il ritorno di quelle nazionalità che l’hanno sempre fatta da padrone, i nord-americani in testa, seguiti da inglesi, svizzeri, tedeschi e francesi. Il lato positivo – ma è un discorso che vale per il settore in generale, non solamente per Villa d’Este – è che la pandemia ci ha dato modo e tempo di focalizzarci anche su altri mercati, fino a due anni fa considerati secondari.

D. Che cos’è oggi il lusso visto dalle rive del lago di Como?
R. Credo siano le esperienze emozionali che l’hotel può offrire: quanto più sono vere e genuine, quanto più rappresentano la location nella quale l’hotel si trova, tanto più diventano priceless. Oggi c’è un forte potere d’acquisto e pochissima resistenza al prezzo: sono le esperienze emozionali che rendono il viaggio un successo.

D. Che anno sarà per Villa d’Este quello della 150° stagione?
R. I presupposti sono quelli di una stagione esclusiva, viaggiamo su livelli di occupazione molto alti. Personalmente, due anni fa sono stato uno dei primi ad avvertire l’urgenza di quelli che sarebbero stati gli effetti del Covid, anticipando in alcuni casi le chiusure degli alberghi per i quali lavoravo. Allo stesso modo, ho sempre pensato che quello del post-Covid sarebbe stato un anno di ripresa importante, e così si sta dimostrando. Il problema, piuttosto, è la reperibilità del personale in una misura che sia adeguata a rispondere a una clientela che è cambiata anch’essa con la pandemia. Quello che posso constatare oggi è che non c’è resistenza al prezzo, c’è però una gran voglia di fare, di sperimentare, di spendere, di recuperare tutto quello che non si è potuto fare negli ultimi due anni. E stare dietro a tutto ciò non è sempre facilissimo.

D. Quello del personale è, dunque, un problema che avvertite anche voi? Come vi state attrezzando per affrontarlo?
R. Villa d’Este è un hotel iconico a livello mondiale, che ha sempre attratto moltissimo il personale. Sicuramente, a livello di settore, molte cose sono cambiate, la gestione del personale è più complicata, i team sono affaticati e trovare collaboratori che abbiano voglia di star dietro a ritmi così frenetici non è semplice. Noi cerchiamo di dare moltissimo ai nostri collaboratori e creare situazioni di lavoro ottimali: mi piace che le persone lavorino in un ambiente sereno e affidabile ed è quello che cerchiamo di offrire. In questi mesi, abbiamo rivisto la parte contributiva, il valore aggiunto che possiamo dare con un passaggio a Villa d’Este e abbiamo messo l’accento sulle possibilità di formazione e crescita all’interno dell’azienda, considerando che del gruppo fanno parte più proprietà. Stiamo cercando di costruire qualcosa di appealing che possa trattenere le persone e, insieme, attrarne di nuove. È un percorso lungo, ma sarà sicuramente il mio focus per il futuro. Personalmente, credo che i salari competitivi siano uno degli aspetti, ma serve un insieme di benefit capaci di trattenere il dipendente creando quel senso di appartenenza che è già proprio delle generazioni passate e per il quale bisogna trovare oggi una chiave di lettura funzionante anche per i più giovani.

D. Al di là della questione, certamente importante del personale, il momento è complesso per il settore alberghiero anche sotto altri punti di vista. Pensiamo solamente al tema dei costi e all’incertezza globale. Come interpreterà questa fase storica Villa d’Este?
R. Sicuramente tenere d’occhio i mercati sarà fondamentale per la costruzione dei budget per il futuro. Per quanto riguarda il personale, va fatto un lavoro capillare perché senza una struttura adeguata sarà impossibile affrontare ciò che verrà. Dal punto di vista costi e inflazione, è chiaro che si tratta di un grossissimo problema, anche se in questo momento, rispetto solamente a pochissimo tempo fa, è più facile programmare e mettere a budget spese e costi che si avvicinino alla realtà. Personalmente, credo che il futuro dell’hospitality in Italia sia più che rosa: lo vedo dal livello della domanda nel 2023. Confesso che la cosa che più mi spaventa è piuttosto come il Covid sia scomparso completamente dalle nostre cronache. Spero che noi si abbia imparato dalle lezioni del passato e che se ci saranno nuove ondate, saremo pronti a proteggerci.

D. Lei è arrivato a Villa d’Este da pochi mesi, proprio in concomitanza di questo importante anniversario. Cosa significa essere a capo di un gruppo dalla storia tanto lunga e quali sono gli obiettivi ai quali punta?
R. Per me è stato un privilegio essere assunto da una delle priorità più iconiche a livello mondiale: guidare il gruppo Villa D’Este è fonte di orgoglio. Credo che oggi Villa d’Este debba iniziare a guardare al futuro: per 150 anni l’hotel ha vissuto di un prestigio ineguagliabile grazie alla clientela eccezionale che l’ha popolato, alla sua location fenomenale e al fatto di essere stato per molto tempo l’unico player dell’area del lago di Como. Negli ultimi anni il bacino del lago si è popolato di competitor eccellenti – e non credo sia finita qui, perché è una location talmente appealing che è difficile credere che qualcuno non voglia investirvi. Il mio lavoro sarà quello di mantenere il dna di Villa d’Este, l’unicità del suo approccio all’ospite e il suo modo elegante di gestire la clientela, ma con un occhio al futuro. Gli ospiti cambiano, le persone arrivano con aspettative diverse, si aspettano esperienze emozionali: credo che se troverò la chiave di lettura per mantenere l’identità di Villa d’Este proiettandola verso il futuro con una ricerca e un’offerta attenta e intelligente di esperienze emozionali, ecco allora avrò capito davvero cosa vuol dire essere il Ceo di Villa d’Este.

Tutti gli appuntamenti per i 150 anni di Villa d’Este: per l’occasione stagione prolungata fino a dopo Natale
A inaugurare il calendario di appuntamenti per la 150° stagione di Villa d’Este è stato lo scorso maggio il Concorso di Eleganza di auto d’epoca, storico appuntamento annuale ospitato dall’hotel dal 1929. Il prossimo 29 giugno si svolgeranno, invece, i festeggiamenti ufficiali per l’importante compleanno, mentre il 4 e il 14 luglio, in concomitanza dell’Indipendence Day americano e della festa nazionale francese si terranno le celebrazioni per rendere omaggio a due delle clientele internazionali storiche della Villa.
Oltre a menu e cocktail tematici e a una speciale mostra che nelle sale e nei giardini della Villa ne ripercorrerà la storia, la vera novità dell’anno sarà il prolungamento della stagione fino a dopo le festività natalizie. “L’Italia viene ancora erroneamente concepita come una destinazione principalmente primaverile ed estiva, in realtà – spiega il Ceo, Davide Bertilaccio – autunno e inverno hanno tantissimo da offrire, con una scoperta del territorio più calma e rilassata, soggiorni culturali ed enogastronomici. Ci sono moltissime opportunità e mi piacerebbe che anche questa parte d’Italia venisse valorizzata maggiormente in quel periodo. Con il team – conclude – stiamo mettendo a punto questa inedita versione invernale di Villa d’Este, con addobbi natalizi e proposte dedicate al wellness, alla cultura, alla musica, all’enogastronomia. Sono sicuro che troveremo la chiave di lettura giusta, anche guardando al futuro”.

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