«Sono realista: non dimentico mai che la vita è un sogno». Queste le parole di don Antonio Mazzi, fondatore del gruppo d’impegno Exodus volto al recupero delle tossicodipendenze. Ed è stata proprio la sua genuina propensione al sogno a spingerlo a dedicare la sua vita agli ultimi, mettendosi a confronto con realtà difficili e liminali. Ma a sostegno di don Mazzi e della sua associazione sono in tanti. Così, grazie soprattutto ai rapporti di grande amicizia tra lo stesso don Mazzi e il presidente Amira, Raffaello Speri, anche l’Associazione maîtres italiani ristoranti e alberghi ha voluto partecipare, contribuendo con la professionalità dei suoi associati all’organizzazione di una recente cena-evento all’insegna della convivialità e dell’amicizia.
Per l’occasione, presso il centro di recupero situato nel cuore del parco Lambro di Milano, i maîtres Antonio Di Ciano, Giuseppe Romano, Vito Santoro, Francesco Schiavone, Pietro Vettor e Antonio Zambrano, hanno magistralmente servito un centinaio di convitati. A sostenerli, anche gli allievi della scuola alberghiera Ballerini di Seregno (Mi): ragazze e ragazzi giovanissimi e ben preparati, che rappresentano il futuro di Amira e grazie ai quali si può davvero sognare guardando al domani. Si deve, infatti, al loro brillante apporto di freschezza e simpatia, nonché al loro costante impegno, la perfetta riuscita della cena di beneficenza. Tanto che anche don Mazzi è stato raggiante per un risultato forse superiore alle aspettative e ha ricordato, rivolgendosi ai molti presenti, i tempi lontani «nei quali, qui al centro, dormivamo con l’ombrello e senza il permesso del comune».
Al termine della cena, poi, un altro momento ha caratterizzato la serata: un’asta benefica coordinata da Roberto Da Crema, meglio noto con il suo celebre pseudonimo da imbonitore televisivo di Baffo. Subito dopo, è stata la volta di Giorgio Zanetta, cabarettista targato Zelig, che al termine dell’asta ha chiuso il tempo dedicato al convivio con un breve sketch, efficace ed esilarante, sul personaggio di manzoniana memoria della monaca di Monza.
L’ultima parola, tuttavia, è spettata di diritto ai professionisti della ristorazione e dell’ospitalità: i maîtres non hanno deluso le aspettative, riscaldando con le loro fiamme, accese a notte fonda nel giardino adiacente, sia l’animo dei presenti, sia i grandi quantitativi di frutta precedentemente preparati per essere lavorati alla fiamma.
Una serata felice per don Mazzi e per il suo entourage, in attesa di altre analoghe iniziative che presumibilmente seguiranno. Anche perché per i maestri Amira si tratta ormai di una consuetudine mentale, ancor prima di un impegno sociale, che deve essere di esempio per i colleghi e motivo di rispetto da parte dei responsabili istituzionali verso la categoria dei maîtres.
*Cancelliere dell’ordine dei grandi maestri della ristorazione di Amira
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