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Un piccolo sogno nel cassetto

Di Massimiliano Sarti, 9 Aprile 2010

«Sulla mia scrivania ho ancora la fotografia di quando, a 17 anni, ho visitato per la prima volta il Royal hotel Sanremo insieme ai miei compagni dell’alberghiero di Alassio». A volte bastano davvero poche righe a comprendere le motivazioni profonde di alcune decisioni. Come quelle che hanno spinto, poco più di un anno fa, il genovese Marco Sarlo ad accettare l’incarico di general manager della storica struttura sanremese. «Per un albergatore ligure come me, dirigere il Royal hotel è sempre stato un piccolo sogno nel cassetto. Che le esperienze in tanti alberghi di prestigio italiani e internazionali non hanno mai potuto cancellare». Ad affascinare Sarlo, oltre all’ultrasecolare storia dell’hotel, anche la sua unica tradizione professionale: «Il Royal è uno dei pochi alberghi in cui ancora oggi si può trovare un cucina con una brigata di chef completa, ossia con tutte le posizioni di partita coperte. Non solo: in controtendenza con le più recenti evoluzioni, qui la portineria non è stata affatto ridimensionata. Anzi, oggi vanta ben 17 addetti, tra cui quattro concierge molto apprezzati dagli ospiti, che così possono contare su persone capaci di dare loro consigli sempre aggiornati e puntuali».
Domanda. Mantenere servizi di qualità ha però un costo.
Risposta. Tagliare, in effetti, è decisamente più semplice. Tuttavia ridurre le spese può risultare, alla lunga, una strategia pericolosa. Gli anglosassoni sono soliti dire: «Cost cutting is a one-time exercise», con ciò sottintendendo che una volta tagliato il tagliabile non esistono più margini di manovra ulteriori. Investire nella qualità, invece, è un esercizio senz’altro più complesso, ma in grado di aprire maggiori opportunità di sviluppo futuro.
D. A patto, però, che le strategie alla base degli investimenti si dimostrino efficaci e di ampia portata.
R. Certamente. Ed è per questo motivo che io reputo molto importanti le mie esperienze precedenti nelle catene internazionali. L’approccio al marketing dei grandi gruppi alberghieri, soprattutto di quelli di matrice anglosassone, è infatti particolarmente meticoloso e prende sempre le mosse da un’approfondita analisi dell’ambiente competitivo in cui è inserita ogni singola struttura. Quando sono arrivato qui a Sanremo, perciò, la mia prima preoccupazione è stata quella di dare inizio a uno studio approfondito del mercato del Royal: posizionamento, segmentazione della domanda e benchmarking con i principali competitor.
D. Da questa analisi è nata così la recente svolta congressuale del Royal?
R. Mi sono semplicemente reso conto di quanto fosse redditizio il segmento mice per i nostri competitor diretti: gli hotel transalpini della Costa Azzurra, che su tale domanda fanno particolarmente affidamento per destagionalizzare il proprio prodotto. Anche noi, in fondo, abbiamo spazi adatti ai congressi e siamo a soli 40 minuti dall’aeroporto di Nizza. Il periodo dei meeting, inoltre, coincide generalmente con la nostra bassa stagione e perciò ci permette spesso di offrire tariffe competitive.
D. E poi? Quali sono le altre priorità future?
R. Rafforzare, soprattutto, la nostra domanda attuale. In particolare quella individuale, che rappresenta il principale punto di forza di tutte le strutture extra lusso. E a tal riguardo abbiamo recentemente portato a termine il restyling completo del nostro sito internet, in modo da renderlo più in linea con le esigenze dei viaggiatori di oggi: capace, cioè, di tradurre in immagini dinamiche le emozioni più impalpabili della nostra offerta, in termini sia di location, sia di servizi come il wellness o la ristorazione. Un restyling web che peraltro si inserisce pienamente all’interno della più vasta opera di ristrutturazione dell’intero Royal, iniziata già due anni fa. Nel 2009 abbiamo, infatti, aperto la nostra nuova spa, mentre quest’anno abbiamo concluso il remake della sala Palme, la più ampia tra le meeting room dell’hotel, così come si sono ormai conclusi i lavori per la realizzazione della nuova camera campione dell’albergo.
D. E qual è il concept che vi ha guidato negli interventi?
R. Alla base di tutto c’è l’idea di creare spazi adeguati all’ospite contemporaneo: con dotazioni tecnologiche all’avanguardia e un design classico, capace di trasmettere tutta la tradizione del Royal senza tuttavia appesantire in alcun modo il soggiorno.
D. Il che, tradotto in termini concreti, cosa significa?
R. Nella nostra camera campione, per esempio, significa arredi laccati e in legno naturale, testate di pelle e tessuti coordinati a colori chiari a pastello, nonché trattati con sistemi tecnologici anti-invecchiamento, insieme a un grande profluvio di marmi nel bagno. E poi, ancora, sistemi di domotica avanzati e un’architettura di lighting molto mirata. Il tutto senza sovraccaricare gli spazi privati con l’eccessiva ostentazione di pezzi di pregio: belli da vedere ma poco funzionali.
D. Gli oggetti di antiquariato, però, sono ancora oggi molto apprezzati.
R. Sì, ma soprattutto quando si trovano negli ambienti comuni. Nelle camere, ciò che conta sono ormai altre cose, come il televisore di qualità e il bagno perfetto. Ma anche particolari come il minibar ad altezza sufficiente per aprirne la porta senza piegarsi o la cassaforte ben illuminata. Per il resto, le regole per conquistare i viaggiatori di oggi sono sempre le stesse: fornire un servizio all’altezza e soprattutto in grado di stupirli. Come far trovare loro l’auto lavata e con il pieno al momento della partenza.

Biografia
Durante la sua trentennale carriera, Sarlo ha ricoperto diversi incarichi importanti, tra cui, più recentemente, quello di general manager presso l’Empire Palace hotel di Roma. In passato è stato anche vicedirettore di due Ciga hotels sardi, nonché general manager dello Sporting di Porto Rotondo, del Grand Hotel Roma e dell’Hotel d’Inghilterra, entrambi situati nella città capitolina. Sarlo, infine, ha pure ricoperto ruoli direttivi negli uffici centrali di gruppi e brand italiani e internazionali come Starwood, Royal Demeure e Charming hotels of the world.

Storia dell’hotel

L’inaugurazione del Royal hotel Sanremo risale al lontano 1872, grazie all’intuizione del suo fondatore, Lorenzo Bertolini. Già proprietario dell’hotel Royal di Courmayeur, Bertolini si rese, infatti, ben presto conto delle potenzialità della Riviera dei Fiori che, con il suo mite clima invernale, la nascita della ferrovia e la vicinanza alla Costa Azzurra, rappresentava una location ideale per realizzare una struttura capace di soddisfare le esigenze della clientela altolocata dei mesi estivi del suo hotel valdostano. Dopo la seconda guerra mondiale, l’albergo venne poi ristrutturato. Nel 1947, inoltre, fu inaugurato il ristorante Fiori di Murano e, nel giugno dell’anno successivo, aprì una delle prime piscine europee d’albergo con acqua di mare, progettata dal celebre architetto Giò Ponti e incastonata in un lussureggiante parco subtropicale. Fin dagli splendori della Belle Époque, il Royal fu così una delle mete preferite dell’aristocrazia e della finanza europea e, nel corso della sua storia, ha ospitato numerosi personaggi celebri tra cui i reali Elisabetta d’Austria (Sissi), Umberto II di Savoia, Grace e Ranieri di Monaco, nonché attori, cantanti, compositori e giornalisti del calibro di Eleonora Duse, Clark Gable, Luciano Pavarotti, Pietro Mascagni e Indro Montanelli.

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