È una dichiarazione che colpisce perché – se da una parte è generica come troppo spesso accade alle dichiarazioni di intenti di politici e amministratori – dall’altra va sul concreto, cosa non sempre scontata. È quella pronunciata dalla Ministra del Turismo, Daniela Santanchè, durate la sua partecipazione alla quarta edizione di LetExpo – Logistics Eco Transport, a Verona, a proposito delle staff house, ovvero le case per il personale – soprattutto alberghiero e impegnato stagionalmente.
“Mi dedicherò molto alle staff house, le case per i lavoratori – ha detto Santanchè – così da fornire un aiuto agli imprenditori, perché comunque pagare la casa ai propri dipendenti stagionali comporta un costo, e al contempo dare la possibilità ai giovani di rinnamorarsi del turismo, anche perché la casa è un componente importante per la qualità della vita di ciascuno di noi”.
A proposito degli alloggi per il personale
Quello degli alloggi per il personale – traducendo dall’inglese – è, in effetti, un tema non secondario rispetto al reclutamento del personale impiegato nelle aziende turistiche per le stagioni. Lo sanno bene i responsabili delle risorse umane di hotel e resort, soprattutto quelli posizionati in territori naturali magari splendidi, ma isolati o in contesti complicati dal punto di vista abitativo, come a Venezia o Firenze: la possibilità di offrire un alloggio ai collaboratori è ancora oggi uno dei parametri che può rendere più o meno facile la ricerca del personale. Al di là dell’offerta in sé della casa, è poi sempre più importante che queste sistemazioni siano comode in termini di servizi e spostamenti, decorose e non eccessivamente affollate. Non è un caso che, da dopo la pandemia, con le difficoltà di recruiting che tante volte abbiamo raccontato anche noi, e con la sempre maggior importanza attribuita dai lavoratori al work-life balance e al welfare, tante aziende alberghiere abbiano deciso di investire molto proprio sugli alloggi come primo strumento di attraction e retention.
Anche per questo sarà molto interessante vedere se e come il Ministero del Turismo intenderà dare seguito a questo impegno o se non si tratterà solamente del solito annuncio. Può essere un punto di partenza per iniziare a ragionare su aspetti molto concreti di lavori che – dicono i numeri – sono sempre meno attrattivi, soprattutto tra i più giovani, e che – riconoscono le aziende stesse – pagano oggi il conto di condizioni di lavoro che per molto tempo sono state da “far west” in termini di orari, organizzazione, stipendi e anche alloggi. Staremo a vedere cosa accadrà.
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