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Pmi e business travel

Di Giorgio Bini, 2 Luglio 2010

Che le pmi siano una parte integrante dello scenario economico del nostro paese, e non solo del turismo, è un dato di fatto che nessuno contesta. E non ci interessa neppure, in questa sede, sapere se ciò rappresenti il maggiore punto di forza o la principale debolezza del sistema Italia: una questione di cui abbiamo più volte trattato anche noi di Job in Tourism, in riferimento soprattutto al peculiare scenario dell’offerta ricettiva del nostro paese. Nella recente indagine t&e consultancy – Amadeus Italia, sul rapporto tra pmi e viaggi d’affari, l’attenzione si sposta, infatti, sui comportamenti della domanda: per capire la natura di un mercato estremamente frammentato, certo, ma quantitativamente assai rilevante per molti operatori dell’industria dei viaggi e dell’ospitalità.

A differenza di quanto accade nelle grandi aziende, è spesso il viaggiatore stesso a essere delegato a occuparsi dell’organizzazione delle proprie trasferte lavorative. Popolare, inoltre, è l’utilizzo di internet, mentre i processi decisionali in merito alla materia business travel tendono a essere relativamente semplici e veloci. È una recente indagine della società di consulenza specializzata in business travel, t&e consultancy, a svelare i comportamenti d’acquisto nelle piccole e medie imprese italiane (pmi) in relazione ai viaggi d’affari. Lo studio, realizzato per conto di Amadeus Italia e condotto su un panel di oltre mille aziende con una spesa viaggi indicativa non superiore ai 500 mila euro annui, rivela come «la percezione delle pmi relativamente all’importanza del comparto business travel», spiega Dario Bongiovanni, socio fondatore di t&e consultancy e autore dello studio, «sia tendenzialmente alta».
Ciononostante, il 76% delle aziende intervistate ha dichiarato di non possedere alcuna travel policy. Nella maggioranza dei casi (56%), peraltro, i viaggi sarebbero acquistati dalle segreterie ma, come già sottolineato, è piuttosto diffusa anche l’abitudine di demandare il processo di prenotazione allo stesso dipendente-viaggiatore (40,5%). «Frequente è pure l’utilizzo di internet, sia come fonte di informazione, sia come strumento di prenotazione vero e proprio», prosegue Bongiovanni. «Una tendenza, quest’ultima, che si affianca al tradizionale modello di servizio legato all’agenzia di viaggio. Ciò dimostra come buona parte delle pmi abbia già adottato strategie differenzianti rispetto al tradizionale rapporto esclusivo con l’intermediazione, individuando nel web, e nei canali diretti in generale, un’importante risorsa alternativa». I processi decisionali, inoltre, coerentemente con una struttura organizzativa snella e poggiata su poche figure direttive se non addirittura padronali, sembrano essere relativamente semplici e veloci favorendo, in questo modo, una gestione degli acquisti relativamente rapida. Coerentemente con ciò, le pmi cercano nel servizio soprattutto la velocità di risposta. Abbastanza elevato, infine, l’interesse dimostrato dal campione (il 48% degli intervistati) nei confronti dell’eventuale adozione di strumenti automatizzati di prenotazione, quali mezzi di gestione del business travel.
A fronte di tali indici, che sostanzialmente denotano una certa maturità del mercato delle pmi, le stesse piccole e medie aziende paiono, tuttavia, non avere sempre una chiara visione complessiva dei costi attribuibili ai viaggi d’affari. Il 92,5% degli intervistati ha infatti dichiarato di avere un volume di spesa per le trasferte d’affari molto contenuto: pari o inferiore a una cifra di 100 mila euro all’anno. Un dato troppo basso per non generare un sospetto di scarsa consapevolezza della reale consistenza delle uscite per i propri viaggi d’affari. «Un sospetto, peraltro», aggiunge Bongiovanni, «in parte confermato da quanto emerge da altre evidenze della nostra ricerca, secondo le quali, per le pmi, le spese di viaggio corrisponderebbero quasi esclusivamente a quelle per la biglietteria aerea».
«Quanto emerso è di estremo interesse per Amadeus», conclude però l’amministratore delegato di Amadeus Italia, Fabio Lazzerini, «perché conferma come, nell’ambito delle pmi, esistano delle caratteristiche e delle dinamiche peculiari che sembrano, a oggi, essere gestite con scarsa efficacia: una sfida e un’opportunità per noi, da cogliere in partnership con i nostri clienti della travel industry».

Il punto di vista delle agenzie

Per il 70% delle agenzie il segmento pmi rappresenta meno del 50% del proprio volume per il business travel. L’indagine t&e consultancy ha coinvolto pure 120 agenzie di viaggio, in modo da gettare uno sguardo complessivo sull’attuale scenario del mercato business travel dedicato alle pmi. «Le risposte ricevute dal mondo dell’intermediazione, in particolare», racconta Bongiovanni, «insinuano il sospetto che le risorse a oggi impiegate da parte delle agenzie non siano indirizzate nella maniera più efficace». Evidente, in particolare, è la difficoltà, da parte loro, a standardizzare i servizi dedicati alle pmi, che sono ritenute particolarmente esigenti e per le quali spesso manca un’offerta di programmi specifici.

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