Le novità avanzano, nel campo alberghiero, e le offerte si orientano verso momenti conviviali sempre più raffinati. Sappiamo che già da tempo nei ristoranti di alta gamma è presente una carta delle acque minerali, con la consulenza del relativo sommelier. Inoltre, molti hotel organizzano gustosi happy hour. Ora, a Milano, il Principe di Savoia è andato oltre, proponendo il Tè col Principe, ogni giorno dalle 15 alle 17, sotto la supervisione nientedimeno che di una TeaMaster certificata dall’antica Casa di tè J.T. Ronnefeldt di Francoforte, che commercia in tè fin dal 1823, ed è conosciuta per i suoi altissimi standard di qualità e i rigorosi processi di produzione, sempre nel rispetto della tradizione.
«In Italia c’è molto interesse per il tè, in tutte le sue varianti, nero, verde, di frutta o alle erbe. Quello verde, poi, è molto di moda», spiega Bettina Mueller, giovane e gentile maestra del tè che lavora da un anno al Principe. «Ma quel che veramente conta, nel tè, è la qualità e il modo con cui si prepara. Per bere un tè veramente buono occorre usare molte precauzioni fin dall’origine: acquistare solo i tè coltivati in modo ortodosso, nei luoghi giusti, raccolti a mano con molta cura, foglia per foglia. Le foglie devono rimanere intere, non polverizzate».
Partendo dalla Germania, dove è nata nei pressi di Monaco e dove ha iniziato a lavorare nell’ospitalità con un’esperienza triennale presso i vari reparti dell’Hotel Terme Binshof, si è poi spostata all’estero: il Dolder Grand Hotel di Zurigo, in Svizzera, e il prestigioso Grosvenor House di Londra. Nella capitale britannica l’afternoon tea è un vero rito a base di ottime miscele, di scones e di tartine salate. Bettina ha iniziato lì a sviluppare una passione per l’aromatica bevanda e a scoprirne i segreti. Poi, complice l’amore per un fidanzato italiano che lavora nel suo stesso settore, si è trasferita in Italia, nel 2005 è giunta al Principe di Savoia e ha deciso di seguire il training di Ronnefeldt, l’unica società specializzata nel selezionare e certificare esperti che possono fregiarsi dell’insolito attestato di TeaMaster: in Germania sono 50, in Italia c’è solo Bettina.
«Nel training», racconta, «abbiamo analizzato tutti i diversi tipi di tè, ci hanno spiegato come si coltiva, come si raccoglie, come si conserva e i diversi usi delle miscele. All’esame finale ci hanno proposto 20 tazze di tè diversi, che dovevamo riconoscere dal colore e dal sapore».
L’appuntamento con l’afternoon tea promette di essere effettivamente principesco. È già pronta tutta una scenografia ricca di particolari: grandi samovar argentei che fanno subito pensare ai grandi romanzi russi, sette bellissimi menù disegnati da giovani artisti milanesi, il teatimer, una piccola clessidra blu per controllare il tempo di posa. Le varietà possibili di tè sono 26: si spazia dal Green Dragon, raro tè verde cinese dalla foglia a forma di drago, al Wild Cherry, una miscela dall’India con un sorprendente aroma di ciliegia selvatica; dal Pai Mu Tan Silver, a foglia bianca con leggero aroma di fiori, al classico e delicatisimo Darjeeling Springtime.
Volendo, si può scegliere la miscela preferita osservandone le foglie racchiuse negli scomparti trasparenti di un menù-espositore dalla cornice di legno. Assieme al tè, seguendo un po’ lo stile britannico, viene servita un’alzata a tre piani che contiene piccola pasticceria fatta in casa e tartine salate con salmone o prosciutto.
A Bettina chiedo se, in definitiva, esista qualche piccolo segreto per preparare un tè davvero ad arte. «Secondo me, il tè va bevuto al naturale, senza latte o limone. Poi è molto importante la temperatura dell’acqua: per i tè delicati non deve essere bollente, altrimenti il gusto si altera. Per i tè neri come l’Oolong, invece, può anche superare gli 80 gradi», risponde la TeaSommelier, che in autunno seguirà un nuovo training, questa volta in Sri Lanka, per così dire sul campo, dato che l’isola è uno dei principali paesi produttori di tè: visite alle piantagioni e alle borse dove si vende e si compra, lezioni di botanica e studio delle tecniche di raccolta. «Sarà un’esperienza affascinante», dice. Insomma, si può proprio dire che l’arte del tè è sbarcata a Milano.
L’arte del tè è sbarcata a Milano
Di Floriana Lipparini, 7 Luglio 2006
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