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La ricetta di Federalberghi

Al general meeting di Trieste, le richieste dell'associazione per la ripresa del comparto

Al general meeting di Trieste, le richieste dell'associazione per la ripresa del comparto

Di Massimiliano Sarti, 22 Maggio 2014

«Nella sua attività, ognuno di noi ha un azionista di maggioranza: il fisco». È lo slogan con cui Bernabò Bocca ha sintetizzato quella che è probabilmente oggi la richiesta più pressante dell’ospitalità italiana alle istituzioni, per il rilancio del comparto: «Riconosciamo che in questi mesi alcuni segnali importanti sono venuti, come la parziale deducibilità dell’Imu e la riduzione dell’Irap. Ma si tratta appunto di segnali», ha dichiarato il presidente Federalberghi di fronte alla platea dell’assemblea nazionale di Trieste. Nel 2014, secondo le stime della stessa federazione affiliata a Confcommercio, gli hotel della penisola sarebbero infatti destinati a pagare qualcosa come 893 milioni di euro tra Imu e Tasi: una cifra pari a una media di 26.487 euro per albergo e a 817 euro per camera. Se così fosse, l’aumento della tassazione comunale sugli immobili alberghieri registrerebbe un aumento del 156% in soli due anni: da quando cioè è stata abolita l’Ici.
«E ciò senza parlare della vena di follia, che ha ispirato nei giorni scorsi l’aumento abnorme dell’imposta di soggiorno del comune di Roma», ha rincarato ancora Bocca. «Non solo: se da un lato ci sono i tartassati, dall’altro ci sono gli esentati. In molte località, le strutture irregolari e senza garanzie costituiscono la principale forma di accoglienza: normative regionali compiacenti hanno creato un mercato parallelo, senza regole, che si promuove senza scandalo anche sui canali ufficiali e sui grandi siti di prenotazione».
Ma non c’è solo il fisco al centro delle richieste Federalberghi, che da tempo reclama una visione di sistema del comparto, scevro da «logiche di pianerottolo». Ecco allora la necessità di una nuova governance che, partendo dalla revisione del Titolo V della nostra Costituzione, possa garantire una promozione efficace e dotata di risorse adeguate, nonché, finalmente verrebbe da dire, la riforma della classificazione alberghiera sulla base di un modello comune europeo. A destare viva preoccupazione tra gli albergatori italiani è però anche la situazione del Mezzogiorno. I dati a riguardo, in effetti, sono davvero impietosi: su 100 stranieri che visitano l’Italia, meno di due (l’1,6%) vanno complessivamente in Calabria, Molise, Basilicata e Abruzzo. E pure sommando tra loro le otto regioni meridionali, Sicilia e Sardegna incluse, si arriva appena al 13,2%: il solo Trentino Alto Adige ne attira il 14,2%.
Altro punto dolente del comparto è poi sicuramente quello delle infrastrutture, anche digitali, campo in cui «il sistema paese sta accumulando un ritardo pesante».Ma particolarmente pressante è pure il tema dei visti, di cui si richiede da tempo una drastica semplificazione delle procedure di rilascio, insieme a un più generale snellimento della burocrazia, che «scoraggia gli investimenti stranieri e spinge le imprese italiane a delocalizzare». Sulla questione lavoro, negli ultimi giorni al centro del dibattito parlamentare per l’approvazione del cosiddetto decreto Poletti, Federalberghi si è limitata invece a sollecitare la piena libertà della parti sociali a trovare, tramite la contrattazione collettiva, le soluzioni di dettaglio più vantaggiose per il proprio settore.
Per quanto riguarda, quindi, l’infrastrutturazione turistico-ricettiva, Bocca ha rilanciato l’idea della rottamazione dei piccoli hotel non competitivi, tramite la semplificazione dell’iter amministrativo necessario a modificare la destinazione d’uso degli immobili e il rilascio di incentivi per la riqualificazione e l’innovazione tecnologica. Una richiesta che, secondo le prima indiscrezioni sul decreto turismo, in discussione proprio in questi giorni al Consiglio dei ministri, parrebbe aver trovato almeno parziale ascolto nel governo. Questi, oltre alla riforma dell’Enit, sarebbe infatti intenzionato a introdurre dei crediti di imposta per potenziare la digitalizzazione delle aziende turistiche e favorire la riqualificazione alberghiera.
Interrogato a margine del convegno sulla questione parity rate (attualmente pende un ricorso Federalberghi all’Antitrust contro le clausole vessatorie delle grandi agenzie online), un evidentemente ben informato Bocca si è dichiarato infine fiducioso sull’arrivo, a breve, di novità positive: pochi giorni dopo il congresso è arrivato così, puntuale, l’annuncio dell’avvio dell’istruttoria Antitrust nei confronti di tali pratiche contrattuali, accompagnata, in rapida successione, anche da un’iniziativa analoga per indagare sulle denunce di recensioni false su TripAdvisor.

Inizia bene il 2014

Dopo che il 2013 si è chiuso con il sorpasso delle presenze internazionali su quelle italiane, i primi tre mesi di quest’anno si aprono con il segno positivo per gli hotel della penisola: secondo l’osservatorio Federalberghi, nel primo quadrimestre 2014 il numero dei pernottamenti è infatti aumentato del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, grazie a un +4,2% dei turisti stranieri e, dopo anni di cali, anche a un +1% delle presenze italiane. La domanda interna comincerebbe, insomma, a manifestare qualche timido segnale di risveglio. Il mercato, tuttavia, rimane ben lontano dai livelli pre-crisi, con gli indici di redditività saldamente attestati sotto i valori del 2007.

La domanda internazionale: una rete di salvataggio

Continua a essere positivo il trend delle entrate generate dal turismo estero, seppur a tassi di crescita calanti e più modesti di quelli registrati a livello mondiale, con conseguente erosione della nostra quota di mercato rispetto al totale globale. Questo, in sintesi, l’andamento generale dei dati registrati dall’indagine Banca d’Italia sul turismo internazionale, ripresi dallo studio sui trend dell’industria turistica italiana, griffato da Federalberghi ed Ente bilaterale del turismo (Ebnt), con il supporto scientifico del centro studi Cts di Assisi. Se infatti, nel 2011, le spese dei viaggiatori stranieri nel nostro paese sono aumentare di ben il 5,6% rispetto all’anno precedente, tale incremento è sceso al 3,8% nel 2012, per poi ridursi ulteriormente al 2,9% nel 2013 (dati provvisori). Il trend dell’anno scorso è stato, peraltro, il frutto degli andamenti differenziati riscontrati nei principali bacini della domanda turistica verso la penisola: a calare in maniera considerevole, in particolare, sono state le entrate generate da polacchi (-14,9%) e spagnoli (-11,9%), ma la contrazione dagli effetti più pesanti, per l’industria dell’ospitalità italiana, è stata sicuramente quella della spesa tedesca (-6,6%), perché relativa alla fetta più consistente di clientela straniera del nostro paese. In decisa crescita, al contrario, le uscite dei viaggiatori brasiliani (+34,4%) e giapponesi (+33,7%), con questi ultimi che risultano anche essere i turisti con il budget medio pro-capite più alto in assoluto (224 euro). Buone, infine, anche le performance di due mercati importanti come Stati Uniti e Russia, le spese dei cui cittadini in Italia sono salite, in entrambi i casi, di una percentuale superiore all’11%.

I primi cinque bacini di domanda estera per entità della spesa effettuata in Italia*

Vaori rappresentati: Quota sul totale / Variazione della spesa 2013 – 2012 / Budget pro-capite medio**

1. Germania 15% -6,6% 85,60 euro
2. Stati Uniti 12,1% +11,1% 130,90 euro
3. Francia 9,1% +4,1% 87,10 euro
4. Regno Unito 7,1% -4,8% 105,40 euro
5. Svizzera 6,4% +5,7% 99,80 euro

*Dati provvisori Banca d’Italia
**Riferita ai soli turisti soggiornanti almeno una notte in Italia

— Aggiornamento: Varato il decreto turismo

Proprio nello ore in cui abbiamo iniziato la distribuzione del nostro numero di Job in Tourism di giovedì 22 maggio, il Consiglio dei ministri approvava il tanto atteso decreto Turismo. Tra le misure contenute nella nuova normativa, oltre al cosiddetto ArtBonus per favorire il mecenatismo culturale, numerosi sono i punti che interessano direttamente il comparto alberghiero: a cominciare dal credito d´imposta del 30% per la ristrutturazione edilizia e l´ammodernamento delle strutture ricettive, nonché per gli investimenti nella digitalizzazione del business. Previste anche delle semplificazioni nelle procedure amministrative dedicate all´apertura delle attività ricettive. Il decreto parla inoltre di una riforma dell´Enit che, specifica in un Tweet il ministro Dario Franceschini, dovrebbe passare anche dal commissariamento dell´agenzia nazionale del turismo.

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