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La pizza, la felicità e la Weltanschauung

Di Antonio Caneva, 22 Aprile 2011

Mia moglie e io stiamo mangiando la pizza a Milano, alla pizzeria Il pomodorino. «Siete felici?». Così, all’improvviso, con caldo accento napoletano, ci chiede il responsabile del locale, mentre sta arrangiando un tavolo vicino al nostro.
È una domanda! Su questo tema si sono soffermati in molti: dai filosofi greci sino ai cantautori (ricordate Luca Carboni in una struggente canzone dove descrivendo Bologna d’estate, afferma: «…i professori non ci chiedevano mai se eravamo felici»).
Allora sono andato su Wikipedia e ho digitato la parola felicità. Tra le varie definizioni ne ho ricavato: «La felicità è lo stato d’animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri. Tale concezione varia, naturalmente, col variare della visione-concezione del mondo (Weltanschauung) e della vita su di esso.
La felicità si sviluppa in senso sia intellettuale sia materiale, sia fisico sia psichico, sia affettivo sia emozionale.
Per fare degli esempi pratici su come il valore della felicità cambi anche in virtù della cultura e del contesto ambientale, la felicità può essere un sorriso di un bambino o l’acquisto di una villa con piscina, può essere un matrimonio o la conquista dell’Everest, la pace dei sensi o la vincita dei Mondiali.
Nel Terzo mondo il raggiungimento di una ciotola di riso (bisogno primario) è felicità. Nei paesi ricchi il comprare un’auto di lusso (bisogno sovrastrutturato) è felicità. Sono due emozioni non comparabili ma che fanno parte della felicità umana».
La questione posta dal ristoratore porta a riflettere sulla condizione umana, sulle motivazioni che ci spingono a cercare un benessere (che confondiamo con felicità) che spesso si rivela effimero, che però, nel frattempo, si è giocato parte della nostra vita, della nostra «felicità».
Siamo troppo condizionati dal furore della carriera, dagli stimoli al possesso di beni enfatizzati dalla pubblicità (brivido, come editori noi viviamo di pubblicità…), dall’umana ingordigia; spesso la felicità si trova tra cose e momenti molto più semplici, momenti in cui ci si sente «bene».
Viviamo condizionati dalla cultura in cui siamo calati, ma bisognerebbe avere la forza di uscire da questa gabbia e formarsi una propria «felicità», che risponda alle proprie aspettative, a quello che in Wikipedia si definisce Weltanschauung.

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