Partecipare a una degustazione è un’esperienza singolare se dei vini si è amanti, ma non intenditori, se si accostano le labbra al calice con passione, ma non con senso estremamente critico. Talvolta accade che degustando, lasciandosi travolgere dai profumi del vino e dalla presenza di vicini assuefatti dalla religiosa degustazione, quella che dovrebbe essere un’esperienza intensa e piacevole si trasformi in una rigida etichetta.
Devo ammettere di aver preso parte alla degustazione organizzata all’Hotel Marriott Milan lo scorso 15 giugno in modo un po’ prevenuto. Gli ingredienti per avvalorare la mia tesi sulla rigidità delle degustazioni erano tutti presenti: una location di prestigio, gli ottimi vini Almerita Tasca e un buon numero di partecipanti, pronti a recepire con le loro papille gustative anche il più lontano odore di sottobosco presente nel vino.
Questo teorema, però, è stato smentito da un particolare fattore umano, ossia la presenza del dottor Tasca. L’esponente della cantina siciliana non si è limitato a spiegare le caratteristiche organolettiche dei vini, ma ha accompagnato la degustazione con un racconto che ha attraversato la storia di una famiglia e di una terra. Le esperienze, i successi e i momenti duri di una famiglia che ha avuto come costante denominatore la passione per il vino.
Ascoltando le parole del dottor Tasca si è percepita la vera natura del vino: passione, comunione, vita. L’esortazione ad avere un approccio con il vino fatto di naturalezza, lasciando da parte il timore di non essere esperti.
Dal vino al turismo il passo è ormai breve. Enoturismo, percorsi enogastronomici: sono termini abbastanza usati. La percezione che il vino possa giocare un ruolo importante per questo settore è ormai assodata, ma perché? Solo perché è buono, perché è un’onda da seguire, solo perché è á la page?
Ovviamente no: questo favoloso nettare parla di noi, delle nostre terre e della nostra storia.
Pensare di aver creato un percorso enogastronomico, tracciando una linea su una cartina geografica, è un’illusione. Se manca la percezione del vino come esperienza di una terra e di una cultura, la scintilla non potrà mai scattare. Questa consapevolezza rende davvero lodevole l’approccio di Almerita Tasca: una visione da prendere in considerazione se vogliamo far vivere in modo serio il sistema dell’enoturismo.
Il vino: va percepito come esperienza di una terra e di una cultura
Di Emilio De Risi, 21 Luglio 2006

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