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Gavina: obiettivo professionalità

Di Giorgio Bini, 7 Dicembre 2001

Perché non sia solo una questione di prezzo, ma di qualità; entrando nello studio di Paolo Gavina si ha l’impressione di trovarsi nell’atelier di un pittore d’altri tempi, con un’unica differenza: le opere non hanno il tocco del pennello, ma quello dell’obiettivo di una macchina fotografica. Davanti ad un tavolo pieno di diapositive, prospetti e dépliant, Gavina ci racconta di sé e della sua professione. “Ho cominciato quasi per caso. Da ragazzino osservavo mio nonno, colonnello della marina con l’hobby della fotografia e quando lui venne a mancare, mi lasciò in eredità proprio la sua macchina. Forse non immaginava che, con essa, mi avrebbe trasmesso la stessa passione che lo aveva accompagnato per tutta la vita. A quel tempo, avevo già intrapreso gli studi per diventare geometra e devo ammettere che l’analisi della prospettiva e della topografia, ma anche degli interni, si sono rivelati di grandissimo aiuto per la professione che avrei in seguito svolto. Dopo il diploma, cominciai a lavorare come animatore presso villaggi turistici, al mare durante l’estate e in montagna durante l’inverno. Oltre a rallegrare le giornate e le serate dei turisti, però, scattavo centinaia di foto che poi mostravo ai clienti ed agli stessi albergatori: si trattava essenzialmente di ritratti, poiché erano le persone a catalizzare la mia attenzione. Negli intervalli tra una stagione e l’altra, collaboravo inoltre con studi fotografici.

Ho così avuto l’occasione di conoscere veri maestri del mestiere, come Merani e Abbondanza, specialisti di still life; con loro ho approfondito lo studio de gli oggetti e dei particolari. Alla fine degli anni ’80 entrai in contatto con due agenzie rinomate e specializzate nella realizzazione di dépliant per alberghi. Dal 1989 la mia attività si è dunque concentrata in questa direzione, realizzando migliaia di scatti tra panorami, scorci caratteristici, ambienti interni, particolari. Questi ultimi mi interessano particolarmente, poiché amo costruire la luce attorno agli oggetti che fotografo e credo che una qualità essenziale per chi svolge questo lavoro sia quella di saper pareggiare l’interno con l’esterno, creando un’equa ripartizione tra i due. Se, ad esempio, fotografo una stanza d’albergo che ha la vista su un lago o su un giardino, voglio che quanto si trova all’esterno non sia sacrificato o, peggio, “bruciato” dalla sovraesposizione creata nell’ambiente o sul particolare; nella realizzazione di dépliant e brochure per alberghi questo è un must e, in fondo, anche una mia qualità. Allo stesso tempo le immagini, pur costituendo il primo e decisivo impatto, non devono rubare spazio alle parole; anche qui tornano in gioco gli equilibri ed è quindi essenziale saper scegliere gli ambienti giusti, gli scorci più suggestivi per creare intorno ad essi un testo che li sappia valorizzare. Nei servizi svolti presso gli alberghi, ritengo perciò importante la presenza di una persona che conosca bene la struttura per combinare il gusto dell’albergatore, e quindi del committente, con quello del professionista chiamato a realizzarne il manifesto. Il grado di elaborazione del dépliant varia poi da proprietà a proprietà, dall’ubicazione della stessa e, ovviamente dalla filosofia aziendale. Per fare un semplice esempio, gli albergatori di montagna chiedono spesso che le fotografie siano realizzate in periodi diversi per rappresentare l’hotel nelle varie stagioni. La perfetta sintonia tra committente e fotografo è comunque, a mio parere, la miglior garanzia di riuscita.

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