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Design hotel, mission impossibile?

Di Emilio De Risi, 10 Ottobre 2008

Bene o male, purché se ne parli. Così la pensano in molti e, quando si parla di nuove opere architettoniche, le voci sono sempre molteplici. Una delle realizzazioni che negli ultimi tempi più ha fatto parlare di sé, tra detrattori ed estimatori, è così sicuramente il quarto ponte di Venezia sul Canal Grande: un ponte di design nella Serenissima, la città museo. Un’idea che per alcuni può avere il suono dell’eresia.
Questa mission impossible è stata affidata a uno degli architetti più quotati in circolazione: Santiago Calatrava. Ritengo che l’incredibile dilemma sia stato risolto egregiamente. Il ponte si integra in modo armonioso con l’ambiente. Una struttura moderna e avveniristica che non turba Venezia: tutto ciò ha del miracoloso. Nei giorni scorsi, però, ha iniziato a circolare insistente una notizia un po’ buffa: sui gradini del ponte Calatrava si inciampa.
È innegabile: questo è il secolo degli architetti. Visionari, geniali ed egocentrici. Pronti a proiettare il proprio ego con disegni e costruzioni: una virtuale fibra ottica per viaggiare a 20 megabyte al secondo verso la fama e la notorietà. La sensazione ricorrente, sentendo le loro interviste e prescindendo dalla bellezza dei progetti, è che spesso guardino più a se stessi che ai reali destinatari e fruitori delle loro opere.
Sembra che questa febbre del design a tutti i costi imperversi anche nelle strutture alberghiere. Parafrasando un libro: hotel di design crescono. Tra le novità più recenti, Serge Trigano, il fondatore del Club Med, ha lanciato a Parigi un albergo low cost firmato da Philippe Starck, il celebre designer talvolta controverso per una certa tendenza a estremizzare forme e disegni negli alberghi.
Ma la domanda di turismo è davvero tanto affamata di design? Soprattutto, attribuisce davvero un plus all’hotel, fregiarsi del nome di un grande architetto?
In Italia esistono bellissimi hotel di design. Strutture come l’Enterprise hotel a Milano o Le Méridien Art+Tech a Torino, anche se differenti come stile, hanno come valore centrale la qualità dell’albergo: posti nei quali il design viene percepito come tassello importante del quadro, non come la colonna portante.
Forse la vera mission impossible negli alberghi è perciò quella di non cercare una firma a tutti i costi, ma di ricordare che, per chi vi soggiorna, l’hotel è soprattutto esperienza, e di non cadere nello sbaglio di idolatrare i nuovi dèi pagani.

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