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Un po’ tedesco, un po’ veneto

Di Antonio Caneva, 9 Ottobre 2008

Perché proprio Bad Reichenhall? E poi, perché un italiano investe in un’attività ricettiva in un centro termale tedesco, al confine con l’Austria? A prima vista è abbastanza buffa l’iniziativa di Alessandro Favero, che, con la moglie Michela, ha acquistato, completamente ristrutturato (è sufficiente considerare l’impegno per trasformare un interrato in una piacevole piscina con angolo relax) e recentemente inaugurato il Salzburg Park hotel di Bad Reichenhall. Andiamo con ordine: quali sono le caratteristiche di questo paese? Bad Reichenhall vanta trascorsi illustri, essendo stato meta di vacanze di Ludovico di Baviera e della sua corte, che apprezzavano l’eleganza, la tranquillità e la ricchezza di salgemma della zona: località ideale per chi soffre di problemi di respirazione. Bisogna ricordare che Salisburgo, in tedesco Salzburg (che dista 10 chilometri da Bad Reichenhall), è un nome composto da due vocaboli: appunto sale e borgo.
A Bad Reichenhall ancora oggi ha luogo una pratica unica: nel parco cittadino esiste una grande costruzione in legno, alta parecchi metri, e sotto, quasi a filo del tetto, sono posizionate delle fascine di prunus spinosa che ogni anno vengono sostituite. Dal tetto cade acqua salata (pompata da una località distante 25 chilometri), la quale, nel cadere, si infrange contro le fascine e crea una specie di aerosol, salutare appunto per le vie respiratorie, di cui beneficiano le persone sottostanti. L’albergo è a ridosso del parco e nella bella stagione gli ospiti possono sdraiarsi nei terrazzini delle loro camere e, spaziando con la vista nel verde, respirare la salubre aria salina.
Ma se le caratteristiche del luogo sono tali da invogliare a venire in questa località unica, perché affrontare un ingente investimento per acquistare e rinnovare un albergo esistente e intraprendere un’attività che, in definitiva, non è propria dei coniugi Favero? L’ho chiesto ad Alessandro nel corso della festa di inaugurazione della struttura e la risposta si identifica bene con il personaggio: «Sono già attivo a Salisburgo con un’attività di recruiting internazionale ma volevo realizzare qualcosa di bello in cui mettere le mie origini venete e così, quando ho individuato questa struttura che ormai era al limite del collasso, mi sono consultato con mia moglie e abbiamo deciso di trasferire qui un pezzo della nostra “venezianità”, dando al complesso una caratteristica che ricorda le nostre origini».
Nel rifacimento della struttura, i coniugi Favero hanno così utilizzato aziende che provengono dal loro territorio, con le quali hanno studiato arredi che, pur inseriti bene in una zona con tradizioni molto forti, ricordassero al contempo la loro provenienza. «Guarda questi sassi», mi dice con orgoglio e mi indica dei ciottoli che riempiono una vasca, «vengono dal Piave». Pure veneto è lo chef, che propone una cucina con forti influenze italiane e di ciò sono felici anche gli ospiti presenti, molti dei quali abbigliati con i tradizionali vestiti della zona: pantaloni di cuoio e giacca di lana cotta.
Ho dormito bene quella notte al Salzburg Park hotel e, al mattino, accomiatandomi dai coniugi Favero mi complimentavo per l’ottimo letto e il commento che ho ricevuto è stato: «E ciò, con tutti i schei che i me se costà, ma bisogna far dormir ben i clienti….». Questi sono Michela e Alessandro: sicuramente degli ottimi albergatori, attenti agli ospiti, ai quali non posso che augurare (e sarà sicuramente così), grande successo.

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