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Cosa fare per valorizzare il prodotto Italia

Di Enrico Letta, 2 Maggio 2003

Pubblichiamo una sintesi dell’intervento dell’on. Enrico Letta, tenuto il 15 aprile a Palazzo Marini in occasione della Conferenza nazionale sul turismo, che affronta i principali nodi del settore e ne propone le possibili soluzioni.

La crisi internazionale sta avendo, ed era prevedibile, gravi ricadute economiche sul turismo. È necessario pensare, senza perdere altro tempo, a una serie di misure concertate, ma non confuse, fra i diversi livelli istituzionali. Stato, regioni e operatori economici devono intervenire in modo coordinato per attutire gli effetti della crisi e avviare il rilancio cogliendo con flessibilità le novità di un mercato turistico ormai condizionato da guerra e terrorismo e condannato a conviverci. A livello immediato, vanno studiate le forme e gli incentivi per una opportuna riconversione, fino a quando durerà la fase acuta della crisi, dal turismo intercontinentale (America e Giappone) a quello europeo e locale. Sgravi fiscali mirati potrebbero attutire la crisi e ridare fiato a un settore così pesantemente sotto schiaffo.

Le istituzioni italiane ed europee
Uno dei problemi del settore è la mancanza di una forte presenza istituzionale. Il turismo, con l’8% del Pil nazionale, 2 milioni di occupati, 70 miliardi di euro di fatturato, è la prima industria italiana. Oggi sono tante le istituzioni che si occupano di turismo e questa dispersione non aiuta il coordinamento.
Un ulteriore problema è costituito dal fatto che l’Unione europea non è per ora competente sul turismo. Questo crea gravi difficoltà sia per quanto concerne lo stanziamento di fondi, sia per la mancanza di una comune politica europea in materia. Anche sotto questo profilo i risultati della Convenzione potranno essere significativi. Decisivo sarà il ruolo che l’Italia deciderà di giocare nel suo semestre di presidenza.
Restando al piano europeo, di primaria importanza è l’adeguamento fiscale dell’Iva nel settore ricettivo: Francia, Spagna, Germania e Italia applicano ognuna la propria aliquota Iva (e quella dell’Italia è la più alta!) per il settore ricettivo; sulle materie prime di approvvigionamento alcuni paesi godono di particolari vantaggi sull’aliquota Iva. Se si pensa che siamo in un mercato unico con un’unica moneta che consente il confronto tra le tariffe alberghiere, è chiaro che sulle aliquote bisogna arrivare a un allineamento. Si pensi che il rimborso Iva produce un gettito fiscale che viene aumentato dall’incremento delle presenze e che il fisco è una di quelle materie su cui esiste il diritto di veto a livello europeo! E l’Italia è tra quei paesi che non vuole abolirlo!

Attuare e valorizzare l’esistente
Ma altre cose utili possono essere fatte attuando e migliorando l’esistente. C’è una legge-quadro di settore, approvata nella scorsa legislatura. Contiene molte norme fondamentali per il rilancio dell’Italia turistica (distretti turistici locali, carta del turista, certificazione di qualità, e altro ancora). Urgono emissioni di decreti attuativi per l’applicazione di questa legge in modo uniforme nelle varie regioni. È anche necessario evitare che la devolution si ripercuota in modo dannoso sul turismo, settore nel quale è importante mettere un punto fermo sul rapporto tra ruolo nazionale e ruolo delle regioni. Non dimentichiamoci che il made in Italy è un valore unitario e che la frammentazione non lo rafforza, semmai lo indebolisce. A seguito della modifica del titolo V della Costituzione si è reso necessario stilare un decreto governativo per il riordino dell’Enit, rafforzando il suo ruolo come ente governativo per la promozione nel mondo della Marca Italia. Le Regioni devono esercitare il loro ruolo irrinunciabile facendo parte del Consiglio di amministrazione, mentre il compito di coordinare la promozione all’estero deve restare competenza dello Stato.

Mezzogiorno e non solo
Va rifinanziato il capitolo turismo della legge 488, che in passato è stata fondamentale per il rafforzamento delle nostre industrie e della qualità dei prodotti offerti.
Il rilancio dell’Italia turistica minore e del Mezzogiorno passa attraverso una politica di riqualificazione delle infrastrutture (strade, ferrovie, aeroporti ecc.), oltre a una politica di incentivi nei confronti dei forti investitori nazionali ed esteri. Il nostro Mezzogiorno ha notevoli potenzialità ancora da sfruttare (clima, natura, arte, cultura e tradizioni), ma è necessario realizzare una politica di rilancio intervenendo trasversalmente in tutti quei settori che concorrono alla composizione del prodotto turistico. Un obiettivo da raggiungere è senz’altro quello di creare sinergie tra i vari ministeri ed anche tra Sviluppo Italia ed Enit. Bisogna ripristinare, attraverso una carta turistica, le facilitazioni per i turisti stranieri che preveda, oltre all’ingresso ai musei, agevolazioni sul costo dei pedaggi autostradali e sul costo del carburante (tenuto conto che il 70% dei turisti stranieri che visita il nostro paese pratica il turismo individuale); anche questo sarebbe un aiuto importante per il rilancio del Mezzogiorno.
Fondamentale è il ruolo del turismo congressuale, se si tiene conto del fatto che si tratta di turismo di media e bassa stagione e di alto livello. Questa forma di turismo va dunque facilitata, rimuovendo tutte quelle restrizioni fiscali che invece il governo ha introdotto e prevedendo deducibilità fiscale per quelle aziende che promuovono questo prodotto.
Oggi oltre 100 milioni di cinesi, che diventeranno il doppio nei prossimi anni, si trovano in condizione di poter effettuare viaggi all’estero. Ottenere il riconoscimento, da parte del governo cinese, dell’Italia quale destinazione turistica, è uno dei principali obiettivi da raggiungere. Attendere che la Cina riconosca l’Unione europea nel suo insieme quale destinazione turistica comporta una grande perdita di tempo.
Fin qui le nostre proposte. È evidente che decisivo sarà ascoltare le proposte degli operatori e di tutti coloro che in questi giorni si stanno misurando nel concreto con la crisi del settore.

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