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Capire il franchising a Las Vegas

Di Antonio Caneva, 7 Maggio 2010

Andare a Las Vegas, perché? Nel mio caso si tratta di partecipare alla convention Choice Hotels, gruppo alberghiero cui fanno riferimento oltre 6 mila alberghi, che si svolgerà all’interno del Mandalay Bay hotel, in un’area congressuale di 1,7 milioni di piedi (circa 550 mila metri quadrati).
Siamo abituati ormai a parlare di difficoltà e non ci accorgiamo invece che qualcosa si muove: iniziative rimandate che trovano conferma e nuovi progetti prontamente realizzati.
Mercoledì ho partecipato a una conferenza stampa di Germanwings, che presentava il nuovo volo Milano-Hannover, visto in un’ottica di sviluppo di questa compagnia, figlia di Lufthansa, caratterizzata da voli low cost con una qualità non propriamente low. I tedeschi in questo sono proprio bravi. Anche Air Berlin ha lo stesso approccio: low cost di qualità. Idee, che superano lo standard e occupano spazi di mercato ancora disponibili; infatti, Germanwings è di gran lunga migliore della pur storica Lufthansa, con cui recentemente ho volato e avuto pessime esperienze.
Un segnale positivo arriva anche, dopo molto tempo, dall’apertura di alcuni nuovi alberghi: iniziative sviluppate su varie fasce di utenza che, nella maggior parte dei casi, rappresentano proposte in linea con i tempi. Forse è proprio questa la valenza del momento: le proposte sono molto più ragionate e, spesso, hanno contenuti innovativi.
Di questo sembra stiano accorgendosi anche molti albergatori nazionali, sovente di alberghi padronali di medie dimensioni (per l’Italia 60-90 camere?), che percepiscono la necessità di associarsi a brand conosciuti. Il motivo per cui vado a Las Vegas è proprio quello di approfondire, in tre giorni, le tematiche e le valenze che hanno portato 6 mila alberghi ad associarsi a un marchio: capire i meccanismi di chi propone i servizi e i vantaggi per gli associati, in un’ottica aggiornata. L’anno scorso ho intervistato a Hong Kong il presidente di Shangri-La hotels, il più grande gruppo alberghiero asiatico di lusso; interessante esperienza ma penso che l’Italia, con i suoi 33 mila alberghi, sia più vicina a Choice Hotels ed è per questo che sono lieto di andare in America.
Capire permette di agire coerentemente e ciò è quanto dovrebbero fare tutti gli operatori, nel turismo e non.

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