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Tfp 2017: chi cercano le aziende presenti

Planetaria Hotels e Tempor: "intangible", comunicazione non verbale e un po' di sano istinto...

Planetaria Hotels e Tempor: "intangible", comunicazione non verbale e un po' di sano istinto...

Di Massimiliano Sarti, 22 Dicembre 2016

Conosce più lingue fluentemente, soprattutto italiano, inglese e russo; ha magari operato all’estero, meglio se negli Stati Uniti o in Inghilterra, maturando esperienze pluriennali presso lo stesso datore di lavoro; mostra idee chiare sul futuro ma si rende disponibile a fare la “gavetta” per raggiungere i propri obiettivi. Sono tre delle caratteristiche che contribuiscono a disegnare l’identikit del candidato ideale secondo l’agenzia per il lavoro Tempor, specializzata nel segmento uplevel del mercato. «Guardiamo con un occhio preferenziale anche i profili dotati di lauree o titoli equipollenti in ambito turistico-alberghiero. Tuttavia il famoso “pezzo di carta” non è affatto un vincolo. Molte volte l’esperienza conta di più», spiega il responsabile della divisione horeca, Tullio Vallino. «Fondamentale, in tutti i casi, è la passione per il proprio lavoro. Anche perché, spesso, è più pesante di quanto si possa immaginare».
I cosiddetti “intangible”, come appunto la passione, sono fattori essenziali anche per Damiano De Crescenzo: «Le caratteristiche personali sono non di rado più importanti di quelle professionali», rivela il direttore generale di Planetaria Hotels, gruppo italiano da nove hotel a 4 e 5 stelle. L’idea, condivisa da molti, è che talento e passione non si insegnino, mentre la tecnica sì. «Non esiste però una lista di attitudini personali che vadano bene in ogni contesto», aggiunge De Crescenzo. «Dipende dalle aziende con cui si ha a che fare. Se si eccettuano caratteristiche come l’onestà, che ovviamente non può mai mancare, per il resto è soprattutto una questione di sintonia. Basti vedere cosa accade in molte strutture in occasione dei cambi di direzione: ci sono risorse che mutano radicalmente il proprio approccio al lavoro». “L’intangible” più apprezzato in casa Planetaria è così legato alla capacità di gestire al meglio una certa autonomia professionale. «Il nostro servizio non è basato come altrove su protocolli rigidi. Ciò non si traduce però in anarchia e improvvisazione, bensì in modelli individuali di comportamento, capaci di offrire agli ospiti un servizio realmente genuino. E chi proviene da compagnie con standard particolarmente anelastici a volte fa fatica ad abituarsi. È anche per questo che consideriamo gli stage una fase importante dei nostri processi di selezione: è un periodo in cui solitamente c’è maggiore spontaneità da entrambe le parti; settimane preziose durante le quali collaboratori e datori di lavoro si possono conoscere meglio e capire se è possibile instaurare un feeling professionale».
Per trovare la risorsa ideale ecco allora che un evento come il Tfp Summit può davvero rivelarsi decisivo: «Incontrare personalmente il candidato è fondamentale. Il nostro lavoro di selezione non si riduce infatti al mero reclutamento di profili idonei sulla base del loro curriculum vitae», riprende Vallino. «Certo, in fase di colloquio noi testiamo sempre ogni risorsa sulle competenze tecniche richieste. E ciò tramite domande specifiche atte a verificare la veridicità delle esperienze descritte. Ma osserviamo al contempo anche altri fattori, come per esempio lo standing adeguato e la capacità di relazionarsi con il pubblico. Vedere i candidati di persona ci dà soprattutto la possibilità di conoscerli meglio: l’osservazione della cosiddetta comunicazione non verbale può rivelare sfaccettature decisive».
E una volta individuati i profili più interessanti, quelli che verosimilmente si giocheranno realmente l’assunzione? «Diciamo che un minimo di verifiche si fanno sempre», conclude De Crescenzo. «Però devo ammettere che le mie selezioni migliori hanno sempre riguardato candidati di cui non sapevo assolutamente nulla. Preferisco affidarmi all’analisi psicologica personale, condita con un po’ di sano istinto. E anche il controllo dei profili social dei candidati mi lascia un po’ perplesso. Avessi guardato prima le foto Whatsapp di certe persone, forse oggi non avrei in squadra alcuni dei miei collaboratori più in gamba…».

I consigli Bluserena per i candidati

«Conoscere l’azienda con cui si sta sostenendo il colloquio può essere sicuramente importante. Suggerisco quindi di curiosare sul sito Internet prima di presentarsi al Tfp e soprattutto di controllare i profili ricercati, in modo da capire se si è in linea con gli stessi». È la prima dritta che la responsabile ufficio risorse umane di Bluserena, Enza Ferrara, si sente di dare a chi verrà all’evento del prossimo 3 febbraio. «Non solo: durante il colloquio, è pure indispensabile ottimizzare il tempo che si ha a disposizione per farsi conoscere. È perciò importante presentare se stessi e le proprie esperienze in modo chiaro, evitando di sforzarsi di dare a tutti i costi “la risposta esatta”: quella che il selezionatore si pensa voglia ricevere. Anche perché il presupposto corretto per una possibile collaborazione si basa su onestà e trasparenza. Infine, presentarsi con una giusta mise è certamente un buon biglietto da visita».
Inserite in una catena di hotel-villaggi 4 stelle sul mare e in montagna tra Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Piemonte, tutte le strutture Bluserena offrono un’ampia scelta di intrattenimento per grandi e piccini: animazione, sport, fitness, wellness… «I nostri servizi toccano il divertimento, la cultura… In altre parole, la sfera emotiva degli ospiti», riprende Enza Ferrara. «Ecco perché i nostri collaboratori devono dimostrare sensibilità per ogni aspetto del servizio ed essere dotati di grande flessibilità, di capacità comunicative e di un forte orientamento al cliente e al sorriso».
Ed ecco perché è tanto importante incontrare personalmente i candidati: «Un momento imprescindibile di conoscenza reciproca e approfondimento dei dati riportati sul cv», rivela ancora Enza Ferrara. «Discutere vis a vis dà la possibilità di sondare e valutare, oltre alla rispondenza dei requisiti per il ruolo specifico, anche aspetti trasversali ma allo stesso tempo determinanti, come per esempio la motivazione che ha portato le persone a sostenere il colloquio».

Forte Village e Hotel Business School: la chiave sta nel binomio motivazione-passione

Una forte motivazione a lavorare nel settore turistico-alberghiero, unita a una passione fuori dal comune. La chiave di volta del successo nel lavoro in hotel è il binomio motivazione-passione. Ne è assolutamente convinto Giorgio Secci, training manager del Forte Village e direttore dell’Hotel Business School in-house, nata dalla collaborazione del mega-resort 5 stelle lusso sardo con la Luiss di Roma: «Noi diciamo sempre che le competenze professionali si possono imparare a posteriori, mentre gli errori ci possono stare… Ciò che invece non può mai mancare è una forte energia di fondo, insieme a una predisposizione a voler imparare, a essere curiosi e a crescere nel settore, nonché a molta flessibilità».
A partire da queste basi essenziali, arricchite da alcuni elementi formativi obbligatori come la conoscenza delle lingue, per lavorare nel mondo del lusso occorre anche dimostrare una grande facilità di entrare in comunicazione con le persone, unita alla capacità di ascoltare e lavorare in gruppo, nonché a fattori quali l’affabilità, la proattività, la gentilezza, la cortesia, la pazienza, la diplomazia e lo spirito di adattamento. «Tutte qualità essenziali in qualsiasi contesto alberghiero, in quanto il cliente è per natura molto esigente, a volte anche in maniera esagerata», spiega il direttore del personale del Forte Village, Claudio Mitidieri. «Ma nei resort come il nostro tali caratteristiche devono essere ancora più marcate, perché gli ospiti vi soggiornano anche per 15-20 giorni e si aspettano che i dipendenti diventino i loro punti di riferimento».
Si tratta di osservazioni che sono naturalmente valide anche per chi intende partecipare ai corsi della Hotel Business School, e in particolare alla punta di diamante della sua offerta formativa: il master Five Stars, in grado di preparare adeguatamente i giovani più brillanti verso un futuro di successo nell’ospitalità. «Il nostro obiettivo, in questo caso, è scovare i profili a più elevato potenziale, che possano, dopo adeguata preparazione, essere proficuamente inseriti nelle aziende alberghiere. Riconoscere immediatamente il talento è tuttavia un’operazione complessa. Alcuni indizi si possono però cogliere già in fase di colloquio, grazie anche a un nostro test ad hoc», riprende Secci. «Cerchiamo soprattutto di valutare lo spessore delle idee del candidato, la rapidità con cui elabora i ragionamenti e la pertinenza delle sue domande. Senza dimenticare, naturalmente, di capirne motivazione, passione e capacità di innovazione».

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