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Metodo, cultura e know how

Di Anna Romano, 3 Ottobre 2003

“In Italia solo da pochi anni si è capita la necessità di una formazione continua. In altri paesi è normale che la vita sia scandita da fasi ricorrenti di aggiornamento professionale. Nulla rimane uguale, cambiano le logiche politiche, sociali, economiche, e questo influisce sullo stile di management e sul tipo di competenze necessarie. In particolare, nel mondo alberghiero e della ristorazione soltanto adesso la formazione comincia a essere considerata indispensabile”.
In questo specifico campo Miretta Baguzzi, che da quasi quindici anni guida il Gruppo Sciaky Europe, si può considerare una pioniera. Quando inaugurò La Sciaky Europe business school – Hotel & travel industry con il master specialistico in Food & Beverage management, sette anni fa, in Italia non questo ruolo era contemplato solo negli organigrammi delle grandi catene alberghiere.
“Furono i nostri stessi clienti a darci l’idea”, racconta Miretta Baguzzi. “In effetti esisteva un grande vuoto da colmare. In questo settore era tutto molto all’insegna dell’improvvisazione, mancava una vera cultura manageriale, un approccio consapevole alla corretta gestione che si basasse su strumenti scientifici, sul metodo e su una rigorosa pianificazione.In effetti, se non hai gli strumenti giusti, non hai certezze. Di conseguenza mancavano figure guida per i giovani che si accostano alla professione, figure che trasferissero, oltre al know how professionale, anche entusiasmo e passione a fronte di un lavoro di grande sacrificio. Negli Stati Uniti e nel resto dell’Europa c’è grande considerazione per questo tipo di lavoro. Ricordo l’enorme orgoglio con cui un amico francese diceva di sè: io sono un maître. Invece da noi la professione alberghiera era, ed è, piuttosto sottovalutat: è vista come un ambiente in cui l’attività manuale è predominante e in cui l’investimento intellettuale sembra debba essere scarso. Nulla di più falso, ma questi pregiudizi, alimentati da una quasi inesistente sensibilità alla corretta gestione delle risorse umane, priva da sempre il settore dei giovani elementi di più alto potenziale, rallentando, di conseguenza, lo sviluppo dell’intero comparto”.
A quel punto, Miretta Baguzzi, che può contare su una solida preparazione psicanalitica incrociata con una vasta competenza manageriale ed economica, cap ì che la sua conoscenza del mondo alberghiero da un lato, e la sua trentennale esperienza nella formazione aziendale dall’altro avrebbe potuto rivelarsi preziosa se applicate anche in questo settore.I
“Il master in Food & Beverage management fu la prima iniziativa di questo ripo a questo livello, quasi una scelta provocatoria, con quel nome straniero. In un certo senso in quel momento si può tracciare una linea di demarcazione, un prima e un dopo”, ricorda. “Inoltre, da quando il focus si è spostato sempre più dal prodotto al cliente, c’è stato un rovesciamento di prospettiva: negli ultimi anni sembra che il settore abbia capito la necessità di dotarsi di figure professionalmente preparate e con un certo spessore culturale, oltre che manageriale. Entrano in gioco tre fattori importanti: uno, non si può più prescindere dalle aspettative dei clienti; due, un albergo o un ristorante devono essere gestiti come aziende a tutti gli effetti; tre, ci sono logiche specifiche che rendono le imprese di questo settore assolutamente peculiari. La formazione mirata si rivela quindi indispensabile sia a chi è già dentro il mondo del lavoro ma ha bisogno di riqualificarsi, sia a chi è ancora fuori, e pur possedendo esperienza aziendale e bagaglio culturale, non ne conosce le logiche specifiche”.
La scelta di istituire il master in Food and beverage management fu dunque strategica. “La progettazione richiese un anno, ma l’accuratezza e il rigore metodologico, insieme allo spessore della didattica oltre che dei contenuti, lo rendono un reale strumento di crescita professionale per gli operatori del settore a vari livelli”.
Quattro anni più tardi, con gli stessi presupposti, nascque il master specialistico in Hotel management. “A differenza del settore ristorativo”, prosegue Baguzzi, “nel mondo alberghiero le grandi catene internazionali fanno già da tempo largo uso della formazione al loro interno. Ma questo non ha fatto che allargare l’abisso tra loro e tutte le altre strutture ricettive di vario livello e dimensioni presenti sul territorio nazionale. Di nuovo, il nostro obiettivo è stato quello di rendere accessibile a tutti gli operatori del settore una formazione di spessore, che potesse trasferire nel concreto della realtà alberghiera quel know how operativo e gestionale che sta alla base del successo di ogni impresa”.
A completamento della sua proposta formativa oggi Sciaky Europe business school H & Ti propone due novità. “Abbiamo istituito corsi brevi di approfondimento tematico che vanno da una a tre giornate, e stiamo lanciando un progetto modulare definito ‘Qualificazione al servizio operativo’ rivolto non al singolo operatore, ma alle aziende alberghiere interessate a favorire l’upgrading delle proprie risorse umane. Questo percorso aziendale è molto flessibile e personalizzabile, e si tiene esclusivamente presso le sedi delle strutture interesssate. Si parte dalla convinzione che agire sul comportamento dei propri dipendenti costituisce l’elemento chiave di una strategia aziendale vincente un netto vantaggio competitivo, oltre che in un aumento della produttività e, di conseguenza, in una maggiore profittabilità per l’impresa”.

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