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Le nuove strategie degli scioperi nel turismo

In questi giorni “caldi” di proteste, ospitiamo la riflessione del direttore generale di Planetaria Hotels sulle manifestazioni dei tassisti contro le liberalizzazioni. E la necessaria ricerca di soluzioni costruttive

In questi giorni “caldi” di proteste, ospitiamo la riflessione del direttore generale di Planetaria Hotel

Di Damiano de Crescenzo, 6 Luglio 2022

Questa settimana mi sono recato a Firenze per una trasferta di lavoro e, sceso dal treno intorno alle quattro di pomeriggio in piazza Santa Maria Novella, dove normalmente a quell’ora ci sono tantissimi taxi in attesa, non c’era nemmeno un’auto ma vedevo una lunga coda di persone – visibilmente turisti stranieri – pazientemente in coda sotto il sole e un caldo afoso ben oltre i 30 gradi. Premetto che ero impegnato in una complessa conversazione telefonica e non ho subito realizzato cosa stesse succedendo ma, avendo fretta, mi sono recato in un vicino albergo per cercare un taxi, pur consapevole che il mio gesto fosse sicuramente censurabile. La receptionist dell’hotel non ha saputo dirmi cosa stesse succedendo ed era ignara di un eventuale sciopero, ma segnalava che si stavano avendo parecchi incomprensibili disagi con i taxi.
Comunque, all’arrivo del taxi chiedo di andare a Ville sull’Arno e chiedo al tassista se ci fosse uno sciopero o cosa stesse accadendo. Mi risponde “sì e no”, ma mi chiede subito se fossi tra quelli che fanno le furbate aggirando lo sciopero e le code in stazione. Ebbene, ho ammesso di averlo fatto ma gli ho chiesto come mai ne fosse risentito visto che credevo fosse uno di quelli che non avevano aderito. Ebbene, lui aveva aderito ma mi ha spiegato che lo sciopero, contro le liberalizzazioni, era strategico, ovvero di blocco dei passeggeri in arrivo in treno e in aereo. In poche parole, le persone in arrivo in treno e in aereo dovevano subire le conseguenze dello sciopero, con i tassisti convinti che in questo modo avrebbero parlato dei loro disagi e quindi costretto gli organi governativi a non liberalizzare le licenze.
Ho fatto presente al tassista che quelle persone in coda erano turisti in prevalenza stranieri (oltretutto non c’era nemmeno un vigile o un volontario a spiegare loro che era inutile rimanere in coda sotto il sole mentre i tassisti incassavano regolarmente la giornata lavorativa) e che l’unica consapevolezza, che poteva rimanere loro, sarebbe stata quella di essere capitati in una città completamente disorganizzata e demotivante, nonché l’immagine di un Italia bella sì, ma ricchissima di inspiegabili problemi! E che dopo due anni di forte crisi del turismo, a Firenze si dovrebbe avere maggiore rispetto per coloro che stanno compensando le notevoli perdite subite. Altro che redarguirmi (pur se giustamente) per aver trovato una soluzione alternativa a questa nuova forma di sciopero!
Lungo il tragitto abbiamo anche discusso sulle modalità delle proteste che, a mio avviso, non devono essere solo di difesa di rendite di posizione, ma dare soluzioni alternative e/o soluzioni. Anche negli alberghi abbiamo subito lo tsunami di Airbnb, ma francamente non ho mai condiviso i tentativi di lotta, inutili, per impedirne la diffusione. Basti solo pensare che tante destinazioni prive di alberghi hanno potuto avere uno sviluppo proprio grazie a queste forme di ricettività. Però, la vera e sana battaglia andrebbe fatta nell’esigere che vengano rispettate le norme e soprattutto pagate le imposte, evitando il “nero” , vero stimolo della diffusione selvaggia del fenomeno.

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