La stagione invernale volge ormai al termine ed è già tempo di bilanci. Dopo tante notizie negative si possono così accogliere con sollievo i risultati sulle performance italiane del turismo neve riferite ai primi tre mesi di quest’anno. Secondo i dati raccolti, per conto di Federalberghi, dall’istituto Emg ricerche sarebbero stati, infatti, quasi 6,14 milioni i nostri connazionali maggiorenni a recarsi, tra gennaio e marzo, in località montane e sciistiche della penisola, contro i meno di 5,8 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Una crescita vicina al 7%, per un giro d’affari complessivo di 4,7 miliardi di euro (erano 3,4 miliardi nel 2009), di cui hanno beneficiato soprattutto gli alberghi: soluzione ricettiva preferita da quasi la metà dei viaggiatori, sia nel caso delle settimane bianche sia per i weekend in montagna.
L’incremento, secondo il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, «è stato favorito dall’attentissima politica dei prezzi attuata dagli albergatori italiani». Una disamina parzialmente confermata dal calo della spesa media pro-capite di coloro che sono partiti per le settimane bianche, scesa dai 620 euro dell’anno scorso ai 599 euro dei primi tre mesi del 2010 (-3,4%), mentre per quanto riguarda i weekend il budget per persona è, per la verità, aumentato del 4%, passando da 295 a 306 euro.
Al solito, inoltre, a dominare incontrastato la classifica delle destinazioni preferite dagli amanti della montagna, è stato ancora una volta il Trentino Alto Adige, dove si sono recati il 38,8% dei turisti in settimana bianca, seguito dalla Lombardia (9%), dal Veneto (8,5%), dal Piemonte (8%), dall’Abruzzo (6,8%) e dalla Val d’Aosta (5,9%).
«L’incremento dei turisti invernali conferma la bontà del nostro modello ricettivo delle località di montagna», ha commentato ancora Bocca. Prendendo spunto dalle «prime avvisaglie di una ripartenza dell’economia turistica nazionale», il presidente di Federalberghi ha chiesto così per l’ennesima volta al governo il varo di «misure fiscali a supporto del settore» e di «una capillare e robusta campagna promo-pubblicitaria internazionale per rilanciare a tutto tondo l’immagine del paese».
Necessità, queste ultime, sottolineate peraltro dai dati consuntivi sull’andamento del mercato alberghiero 2009, che l’osservatorio di Federalberghi ha pubblicato in concomitanza con l’uscita dell’indagine Emg ricerche. Dati che, come ampiamente prevedibile, sono di segno completamente opposto rispetto ai buoni risultati del turismo montano: l’anno scorso il calo delle presenze complessive, fermatesi a quota 240,4 milioni, è stato, infatti, del 4,5% rispetto al 2008. E ciò soprattutto a seguito di un sostanziale scivolone dei pernottamenti internazionali, che sono scesi del 6,4% (a quota 103,4 milioni), contro il -2,9% fatto segnare dalle presenze italiane (137 milioni).
Nel periodo compreso tra giugno e dicembre 2009, in particolare, sono stati soprattutto alcuni dei più tradizionali bacini internazionali della domanda turistica italiana a far mancare il loro apporto: le presenze britanniche sono, infatti, calate del 17,4%, quelle statunitensi del 5,9%, quelle tedesche del 2,6% e quelle francesi dell’1,3%. Segnali in controtendenza, invece, da alcuni mercati più piccoli come la Svizzera (+7,1%), il Belgio (+5,4%), il Canada (+3,7%), l’Austria (+3,2%) e il Giappone (+1,7%).
Dall’annus terribilis non si è peraltro salvata nessuna tipologia di destinazione turistica: decisamente male sono andate le località lacuali (-6,1%), seguite da quelle di montagna (-5,3%), dalle mete d’affari (-5,2%) e dalle città d’arte (-5%). Poco meglio sono andate le località di mare (-3,4%), mentre quelle termali hanno mostrato la tenuta migliore (-0,8%).
«In pratica», conclude Bocca, «siamo tornati in un colpo solo ai livelli del 2005». Una débacle che si è consumata per gran parte nella prima parte dell’anno, con un primo semestre catastrofico (febbraio -12,5%, marzo -17,4% e giugno -8,1%) e una seconda parte di 2009 sempre caratterizzata da percentuali negative ma meno drammatiche (luglio -3%, settembre -1,3%, ottobre -2.6%), nonché dalla notevole eccezione di agosto (+2,6%). Un segno, quest’ultimo, insieme alle ottime prestazioni del turismo montano invernale, che forse, con l’arrivo della primavera, si comincia a intravedere all’orizzonte qualche timido spiraglio di sole.
Prove tecniche di ripresa
È di quasi il 10% l’aumento del traffico passeggeri registrato dagli aeroporti italiani durante il primo bimestre del 2010 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A trainare la crescita sono stati soprattutto i voli domestici, che hanno fatto segnare un incremento del 12,6% del numero di viaggiatori trasportati, ma anche per le tratte internazionali i risultati sono stati positivi, con un +7,5% rispetto allo stesso bimestre del 2009. Bene, in particolare, gli scali di Bari e Bologna (rispettivamente +29,9% e +26,6%), ma anche Milano Malpensa e Roma Fiumicino hanno visto crescere il numero dei passeggeri rispettivamente dell’8,8% e del 10,3%.
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