Il tempo del whisky. Dopo la “sbornia” da gin degli ultimi anni, sembra che ora a essere apprezzato dai consumatori sia soprattutto il whisky, il cui mercato globale nel 2024 dovrebbe raggiungere il valore totale di 89 miliardi di dollari, segnando per la prima volta un ritorno ai livelli pre-pandemia, superando gli 86 miliardi registrati nel 2019. Secondo le proiezioni, il settore è destinato a crescere fino a 104 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, con un aumento complessivo del 18% e un tasso di crescita annuale composto al 3,2%. Una dinamica confermata anche dalle tendenze social: solo su Instagram si contano infatti ben 23 milioni di post in cui sono presenti gli hashtag #whisky o #whiskey.
I consumatori
Di pari passo all’aumento dei consumi, va anche il cambiamento della platea dei consumatori che – sono i dati condivisi in occasione del Milano Whisky Festival dei giorni scorsi – apprezzano più la quantità che la qualità. A scegliere il whisky sono anche i più giovani, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, e le donne – a riprova di come il settore stia coinvolgendo un bacino sempre più ampio di persone.
Le nuove tendenze
Ma cosa chiedono i consumatori oggi in fatto di whisky? Secondo il sito specializzato Verified Market Reports 7 trend caratterizzeranno il settore. Il primo è la cosiddetta “premiumization“: i consumatori, cioè, mostrano un crescente interesse per prodotti premium, come whisky artigianali o varietà invecchiate, apprezzati per le loro esperienze sensoriali uniche e memorabili.
C’è poi la diversità di sapori, con il boom delle distillerie artigianali che ha ampliato ingredienti e tecniche di produzione, offrendo una gamma sempre più ampia di spirits innovativi accanto alle varietà tradizionali.
I “ready-to-drink” (RTD), ovvero i whisky pronti da bere, stanno guadagnando popolarità grazie alla loro praticità, conquistando in particolare le nuove generazioni.
Al contempo, cresce il successo dei cocktail al whisky: l’acquavite di cereali, dunque, come ingrediente versatile e ricco di complessità, sempre più centrale nella mixology moderna.
Si inizia a delineare anche un turismo del whisky, aumenta cioè l’interesse per esperienze immersive nelle regioni di produzione, con viaggiatori desiderosi di scoprire la cultura e i processi produttivi che lo caratterizzano.
Infine, si segnala l’impiego del whisky come ingrediente culinario per esaltare i sapori dei piatti, con chef di tutto il mondo che ne esplorano le potenzialità creative, e del whisky come investimento, con collezionisti e investitori che puntano su prodotti rari e invecchiati, considerati beni di valore oltre che di consumo.
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