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Il bilancio impossibile: un’estate tra luci e ombre 

Tra annunci di crisi e stime entusiaste, per la prima volta la cronaca turistica ha conquistato il dibattito pubblico, ma esprimere un giudizio univoco sulla stagione è complicato

Tra annunci di crisi e stime entusiaste, per la prima volta la cronaca turistica ha conquistato il dibattito

Di Silvia De Bernardin, 11 Settembre 2025

Lo scorso giugno scrivevamo sulle pagine di questo magazine che quella del 2025 si presentava al suo esordio come “l’estate dell’incertezza”. Ora che l’alta stagione si avvia a conclusione poco è cambiato. Al termine dell’estate in cui, forse per la prima volta, la cronaca turistica si è accaparrata pagine e pagine sui quotidiani nazionali e altrettanti servizi in tv per raccontare ora di una presunta “crisi” del settore, ora di una stagione da record, dire come è andata rimane complicato. Lo è, innanzitutto, perché i numeri ufficiali e definitivi su arrivi e presenze non sono ancora disponibili – oltretutto la stagione è ancora in corso e le previsioni parlano di un settembre dalle grandi potenzialità. Ci sono, tuttavia, le stime e le percezioni sul campo di operatori e analisti che, seppur parziali, possono essere utili a tracciare un primo quadro d’insieme. Vediamo, allora, cosa ci raccontano in questo approfondimento dal numero di questa settimana del nostro magazine (sfogliabile per intero a questo LINK).

L’estate della crisi?

Per prima cosa, si può dire che parlare di “crisi del turismo italiano” è, forse, un po’ azzardato. All’inizio di agosto Federturismo stimava un aumento del’1,5% dei turisti stranieri in Italia, mentre il Ministero del Turismo, riportando i dati dell’Osservatorio Turismo di Confcommercio, parlava di oltre 18 milioni di italiani pronti a mettersi in viaggio, con un incremento di 600mila turisti rispetto ai 17,5 milioni registrati nello stesso periodo del 2024. Anche Federalberghi calcolava circa 36,1 milioni di italiani in viaggio durante tutta l’estate. Dopo Ferragosto, il Ministero degli Interni ha certificato un incremento del 9,3% dei turisti nella prima metà del mese rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un totale di 15 milioni e mezzo, oltre 8 milioni dei quali stranieri. 

Nel complesso, dunque, dati positivi e in crescita rispetto a quelli già considerati da “record” del 2023 e del 2024. Eppure, proprio gli albergatori erano stati tra i primi, già all’inizio dell’estate, a sottolineare alcuni distinguo nelle previsioni, che poi hanno preso forma e sostanza nei check-in effettivamente registrati negli hotel – ma anche nelle case in affitto breve. Nei giorni scorsi, Federalberghi ha parlato di una situazione “stazionaria”, se non addirittura in calo, in molte destinazioni. Nelle località balneari il decremento – ha stimato il presidente Bernabò Bocca – sarebbe compreso tra il 5% e il 10%. Secondo gli albergatori, le presenze in aumento registrate dal Governo si spiegherebbero con l’emersione di tante realtà ricettive finora “sommerse” dovuta all’obbligo di adozione del CIN e di registrazione alla BDSR piuttosto che con un incremento effettivo dei pernottamenti. Un altro dato: il calo riguarderebbe soprattutto le località balneari e non, per esempio, quelle montane e le città d’arte che, a detta degli stessi albergatori, avrebbero macinato, invece, numeri decisamente positivi. 

Le spiagge “vuote”

L’analisi si sposerebbe con quella dei balneari, che a più riprese tra luglio e agosto hanno lanciato l’allarme per le presunte “spiagge vuote”. Non è stato esattamente così – e certamente non in tutti i lidi italiani – ma, se calo c’è stato, ecco che questo introduce un altro tema di quest’estate 2025. Ovvero, l’incremento generale dei costi dei servizi turistici, a partire proprio dalle spiagge, segnalato da tutte le associazioni dei consumatori: aumenti che, a fronte di una minor capacità di spesa delle famiglie italiane, possono aver inciso negativamente.

Nuove abitudini

Capire come lo abbiano fatto è l’aspetto interessante. Operatori e associazioni di categoria confermano la tendenza in atto già dal dopo pandemia: gli italiani hanno iniziato a fare le vacanze in modo diverso: più brevi, più spezzettate nel corso dell’anno, più concentrate nei cosiddetti mesi spalla di giugno e settembre – meno affollati, meno cari e meno caldi – più orientate verso la montagna. Le diminuzioni osservate qui e là in molte destinazioni, soprattutto al mare, a luglio e agosto, possono essere lette anche in ragione di queste mutate abitudini. 

Tra incoming e outgoing

E il turismo da e per l’estero? Nelle ultime estati sono state le presenze straniere a determinare i bilanci positivi del turismo italiano, a fronte di un calo generalizzato della domanda interna. La grande incognita quest’anno era rappresentata dagli arrivi dagli Stati Uniti, a rischio per le tensioni geopolitiche e la guerra dei dazi innescata da Trump. I dati definitivi sull’incoming a stelle e strisce e straniero in generale che si avranno fra qualche settimana saranno, dunque, fondamentali per tracciare il bilancio effettivo della stagione. Allo stesso modo, andranno considerati i dati sulle vacanze degli italiani fuori da confini nazionali, utili a sondare il livello di competitività del nostro Paese in termini di prezzi e servizi.

Il dibattito sull’overtourism

E poi c’è la questione overtourism, che ha tenuto banco per tutta l’estate. Foto di località stipate e code, anche in posti fino a qualche anno fa impensabili – come alcune vette alpine – sono rimbalzate ovunque. Il problema dell’impatto dei flussi turistici è entrato di forza nel dibattito pubblico e, se una crisi del turismo italiano c’è, è sicuramente quella di una sua gestione politica più equilibrata e più sana.

Il nodo lavoro

Infine, il lavoro: benché il turismo sia il comparto che ha trainato le assunzioni estive in Italia, anche quest’anno le imprese del settore hanno registrato una generale difficoltà a reperire personale qualificato. Un problema ormai strutturale, che incide sia sulla qualità dei servizi offerti che sui costi delle aziende e che, al di là dei numeri, rappresenta una voce “qualitativa” importante dello stato di salute del turismo nostrano.

Come è andata l’estate, dunque? Dare una risposta univoca è difficile e, probabilmente, anche riduttivo e deleterio per il comparto tutto. La risposta più onesta, probabilmente, è: dipende. Dipende dal periodo preso in esame, dalla destinazione, dalla tipologia di attività turistica, dal parametro preso in esame. Certamente, un altro anno inizia e pare porre una nuova sfida al settore: mettere insieme i pezzi di un quadro quanto mai frammentato.

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