Job In Tourism > News > Editoriale > Lavoro e turismo: i numeri da soli non bastano 

Lavoro e turismo: i numeri da soli non bastano 

I dati sull’occupazione nel settore diffusi dal Ministero dipingono uno scenario roseo, ma molte sono le misure e le riforme attese da lavoratori e imprese soprattutto su salari, formazione e affitti brevi

I dati sull’occupazione nel settore diffusi dal Ministero dipingono uno scenario roseo, ma molte sono le mi

Di Silvia De Bernardin, 22 Maggio 2025

In occasione della Festa dei Lavoratori, lo scorso 1° maggio, il Ministero del Turismo ha pubblicato alcuni dati relativi al lavoro nel settore del turismo. La Ministra Daniela Santanché ha ricordato come il settore, “colonna portante dell’economia nazionale”, abbia generato il 13% di occupazione: un dato che, secondo le stime di Enit, crescerà ancora fino a quasi il 16% nel 2034, anche grazie alla spinta di eventi di rilevanza internazionale come il Giubileo e le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina del prossimo anno, come raccontiamo in questo approfondimento dall’ultimo numero del nostra magazine digitale (sfogliabile per intero a questo LINK).

I numeri sull’occupazione

Santanché ha sottolineato anche come negli ultimi tre anni sia diminuita la carenza di impiegati del comparto, dai 350mila addetti del 2022 ai circa 260mila attuali. D’altra parte, secondo le stime di Unioncamere, il turismo è il settore produttivo che esprimerà uno dei fabbisogni occupazionali più elevati nel prossimo quinquennio, con una previsione compresa tra 551mila e 683mila unità, rappresentando circa il 18% del fabbisogno complessivo, ha ricordato ancora il dicastero. Numeri che – ha detto la Ministra – permettono di guardare al futuro “con ottimismo e determinazione” dal momento che nel 2024, secondo l’Istat, le attività economiche direttamente e indirettamente legate al turismo hanno coinvolto quasi 2 milioni di addetti, con un incremento di oltre il 2% rispetto al 2023. “In totale – ha ribadito – stando a Enit e Wttc, l’occupazione diretta, indiretta e indotta nel turismo raggiunge una quota di occupati superiore ai 3 milioni di unità. Inoltre, l’indice del volume del fatturato dei servizi, lo scorso anno, è stato tra i più dinamici, se si considerano le attività economiche dell’ospitalità e del trasporto aereo. E il 2025 si è aperto con un’ulteriore crescita”.

Il calo della domanda interna

Tutto positivo, dunque? Non proprio, e lo si legge, seppur tra le righe, anche nella nota diffusa dal Ministero. Oltre ai toni promozionali e all’attribuzione dei numeri positivi alle politiche messe in campo dall’attuale Governo Meloni, il documento cita gli effetti di “fenomeni negativi come il potenziale rallentamento della domanda interna o i macro-avvenimenti geopolitici” e anche “il lavoro da fare che è ancora molto”.

In effetti, non si può guardare ai numeri occupazionali prescindendo da una serie di altri dati di contesto. Primo tra tutti proprio il rallentamento della domanda interna: anche quest’anno, quasi certamente, la stagione estiva registrerà buone performance grazie agli arrivi dall’estero, ma gli italiani viaggiano sempre meno e, quando lo fanno, adottano strategie di contenimento della spesa. Bisognerà chiedersi, prima o poi, quali effetti questo calo avrà sul medio periodo in termini occupazionali, e anche se e come il protrarsi delle tensioni geopolitiche internazionali e i dazi imposti da Trump influiranno sulla domanda estera. 

Le riforme attese

Poi ci sono le riforme attese dal settore. Il Ministero cita il successo della detassazione delle mance e del lavoro notturno e straordinario, che viene periodicamente rifinanziata da qualche anno, ma non è diventata una misura stabile. Quello degli stipendi troppo bassi rimane un altro dei nodi non affrontati – se non il principale – che oggi incide notevolmente sulla capacità delle aziende di trovare e trattenere personale.

Se guardiamo all’ospitalità, c’è anche il tema spinosissimo della regolamentazione su scala nazionale degli affitti brevi e dei loro effetti in termini economici, sociali e, ancora, occupazionali. Lo ha spiegato recentemente il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, a proposito del tanto citato Giubileo. L’effetto boom, in termini di arrivi turistici, non c’è stato e, sono pronti a scommettere gli albergatori romani, non ci sarà. Anzi, il rischio è quello di un boomerang anche sui ricavi alberghieri, con circa 15-20mila persone che oggi giorno arrivano nella Capitale senza essere registrate proprio attraverso gli affitti brevi.

Il nodo formazione

Infine, la formazione. Come raccontiamo da tempo anche sulle pagine di questo magazine, il grande problema del mercato del lavoro turistico in questo momento non è solamente la difficoltà delle aziende a trovare personale, soprattutto tra i più giovani, ma anche – al netto dei proclami ottimistici del Ministero – il mismatch di competenze tra quanto richiesto dalle imprese del settore e la reale formazione dei candidati. Non è un caso che le aziende alberghiere più grandi e strutturate si siano mosse già da tempo creando “academy” interne che provano a colmare il gap con corsi sia pratici sia relativi alle cosiddette soft skills. Ma è una soluzione che non può bastare: se davvero, come Paese, si intende puntare su questa “colonna portante dell’economia nazionale” che è il turismo, urge una riforma della formazione turistica che ridia dignità salariale e sociale ai lavori del comparto e che sia davvero adeguata ai tempi. Come gli operatori richiedono da tempo.

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati