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I nuovi standard del bagno: trasparenze e differenziazioni funzionali

Di Federico Bergamo e Vittorio Pedrotti, 18 Gennaio 2008

Lo spazio architettonico del bagno nelle camere d’albergo è andato incontro, negli ultimi tempi, a un forte ripensamento progettuale da parte degli architetti, che hanno cercato di allinearsi a un’evoluzione in materia, stimolata, seppur in maniera spesso inconscia, dagli stessi ospiti degli hotel.
È così che, in alcune ricerche progettuali, le spinte emozionali hanno a volte prevalso sulla funzionalità: a ispirarne la creatività, un nuovo concetto di fruizione del bagno, non più legato solo alla singola persona ma esteso anche alla coppia. Il vincolo dell’inviolabilità visiva, che ha dettato le scelte progettuali durante lo scorso mezzo secolo, è perciò venuto meno e lo spazio bagno è divenuto percepibile dall’interno della camera.
Le prime apparizioni di porte semi trasparenti nei design hotel hanno avuto, infatti, un tale risalto da creare una vera e propria nuova tendenza: l’intero spazio della camera è stato così aperto tramite soluzioni di pareti tecnologiche permeabili alla vista, in grado di creare un efficace effetto vedo non vedo.
Secondo il nostro parere, il progredire di questa nuova tendenza accentuerà la differenziazione funzionale del luogo bagno, creando però una suddivisione spaziale puramente virtuale delle diverse aree dell’ambiente stesso (zona wc – zona lavabo – zona vasca/doccia). La vista, in altre parole, continuerà a percepire l’ambiente come un unicum spaziale e la vera differenziazione riguarderà più il microclima, ossia aerazioni e ricambi d’aria in funzione della destinazione di questi spazi diversi.
Si può inoltre immaginare un ritorno all’antica tradizione della camera d’albergo, al cui interno si trovavano anche vasca e lavabo, mentre solo la latrina era posizionata all’esterno della stanza.
In molti paesi del mondo il nuovo trend sta trovando un’estesa applicazione pratica, soprattutto nelle strutture di recente realizzazione. In Italia, però, si scontra spesso con l’applicazione dei regolamenti locali d’igiene: se in alcuni comuni, infatti, l’ambiente bagno è correlato al numero e alla tipologia degli apparecchi installati e permette perciò all’architetto una certa dose di flessibilità, in altri, invece, la rigidità dei vincoli legislativi impedisce la differenziazione degli spazi per funzione. Mi riferisco, per esempio, all’obbligo di avere, indipendentemente dal numero di letti della camera e da quello degli apparecchi sanitari, una superficie minima dell’ambiente bagno di 4 metri quadrati. Si tratta di una normativa che assimila la stanza d’albergo a un’abitazione, senza considerare che i modi della fruizione di una camera d’hotel sono oggi assai differenti da quelli di una residenza privata.
Regolamenti o no, però, la tendenza ha il suo aire e, come una vela con il vento in poppa, supererà, con ogni probabilità, anche gli ostacoli burocratici.

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