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CFO: il direttore finanziario tra nuove competenze e AI

Una survey pubblicata recentemente da Andaf Nord Est e ADP Italia mostra come sia cambiato negli ultimi anni il ruolo del direttore finanziario d'azienda e come, in Italia, si sconti ancora un certo ritardo rispetto all'uso di AI e investimenti su digital transformation e sostenibilità

Una survey pubblicata recentemente da Andaf Nord Est e ADP Italia mostra come sia cambiato negli ultimi anni

Di Job in Tourism, 9 Aprile 2024

Da responsabile contabile e vero e proprio “stratega”, protagonista delle decisioni che orientano il business dell’azienda. È l’evoluzione vissuta negli ultimi anni dalla figura del CFO (Chief Financial Officer), ovvero il direttore finanziario d’azienda, il cui ruolo e mansioni sono andate modificandosi nel tempo di pari passo all’aumento della complessità delle organizzazioni.

L’evoluzione

È quanto emerge dalla “Survey CFO 2024” realizzata da Salone d’Impresa in collaborazione con Andaf Nord Est e ADP Italia, pubblicata nei giorni scorsi. “Anni di globalizzazione – si legge nel report – hanno trasformato questa funzione da un focus concentrato sulla parte amministrativa e contabile alla gestione strategica di alto livello, attività di negoziazione e pubbliche relazioni. I direttori finanziari si sono evoluti in perfetti strateghi diventando, a partire dagli anni 2000, una sorta di consulenti aziendali a 360 gradi”. Un’evoluzione che ha portato i CFO “a essere protagonisti del business e partecipi anche delle decisioni operative, sia di breve che di medio-lungo termine, e non più solo di quelle finanziarie”.

Nuove competenze

In questo quadro, il direttore finanziario sta diventando oggi – prosegue ancora la survey – “un partner aziendale fondamentale, caratterizzato da una profonda conoscenza della strategia, un aumento delle competenze di leadership e dall’abilità di comunicare efficacemente le competenze e le conoscenze finanziarie a colleghi di altri ambiti”.

Come lavorano i CFO: il rapporto con la tecnologia

Il report ha analizzato le modalità di lavoro dei direttori finanziari, soprattutto in il relazione al loro rapporto con la tecnologia e all’uso dei dati, che rappresentano una fonte fondamentale di informazioni sempre aggiornate su costi, efficienze, benefit e la struttura complessiva della forza lavoro.

Dalla survey emere come il 90% dei CFO rediga un business plan o un piano strategico, ma il 79,7% predispone perlopiù un piano mensile. La maggioranza adotta un modello di controllo, pianifica sempre il budget aziendale, monitora i KPI e predispone forecast aziendali (bilancio previsionale). Per fare tutto questo, però, il 34% usa ancora Excel.

In generale, solo il 39,7% ha a disposizione un budget per la digital transformation. Ciò incide sull’utilizzo di strumenti innovativi come l’AI, che è stata considerata nel piano strategico solo dal 34,2% degli intervistati, mentre il 58,2% non prevede di farne uso. Solo il 21,5% infatti ha sviluppato soluzioni che utilizzino l’intelligenza artificiale: il 35% nell’area sviluppo, il 20% nella produzione, un altro 20% nell’amministrazione finanza e controllo, il 15% nel marketing e il 10% nelle attività di back office. In generale, il 62,8% degli intervistati ritiene che l’uso dell’AI sarà di aiuto per il proprio lavoro, il 55,7% implementerà soluzioni di IA nei prossimi due anni ma solo il 14,1% possiede al momento un budget ad hoc.

Anche per quanto riguarda i sistemi di sicurezza informatica e pianificazione del business si registrano dei ritardi. Il 55,1% ha un sistema di mappatura e gestione dei rischi in azienda, ma solo il 34,6% dispone di un budget ad hoc per la cyber security. Il 52,6% utilizza degli strumenti di business intelligence e analytics presenti per analisi vendite, margini, budget e forecast. Solo il 16,7% possiede strumenti di corporate performance management.

La sostenibilità

I ritardi, rileva la ricerca, non riguardano però solamente gli aspetti tecnologici, ma anche trend attuali come la sostenibilità. Nonostante il 60,3% abbia considerato i temi ESG nel piano strategico e il 56,4% abbia già iniziato la valutazione dell’impatto ESG, solo il 29,5% ha un “sustainability manager” e solo il 33,3% ha previsto un budget per la sostenibilità (il 51,7% minore o uguale a 50mila, il 31% tra 50 e 200mila, il 17,2% maggiore di 200mila).

 

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