Esperienza o attitudine? E la contrapposizione, spesso critica, sulla quale si interroga da sempre chi si occupa di recruiting e che oggi, anche nel mondo alberghiero e del turismo, appare sempre più marcata – e sbilanciata a favore della seconda voce. Una conseguenza, nel post pandemia, della difficoltà a reperire personale, soprattutto qualificato, che interessa in maniera trasversale molti settori economici e che sta ridefinendo anche priorità e strategie di assunzione delle aziende.
Meno titoli, più soft skill: la nuova frontiera del recruitment
Sempre più frequentemente, le aziende adottano un approccio di recruitment che privilegia le competenze e le abilità del candidato rispetto ai titoli di studio posseduti e alle esperienze maturate – come ci raccontano molto spesso anche i responsabili HR delle aziende alberghiere. Tra queste, le soft skills o competenze trasversali, come la comunicazione, il lavoro di squadra e l’adattamento, assumono un ruolo centrale. Competenze la cui valutazione oggettiva, tuttavia, rimane una sfida per i responsabili delle assunzioni. “Negli ultimi mesi – analizza Simone Spaziani, Business Director di Robert Walters, società specializzata nella consulenza, ricerca e selezione del personale – è più comune un approccio di recruitment che dà priorità alle competenze e alle abilità, piuttosto che ai titoli posseduti dal candidato. In particolare, le soft skills o competenze interpersonali stanno assumendo un’importanza sempre maggiore, ma sono anche le più difficili da misurare o valutare”.
L’obiettivo diventa, dunque, individuare profili professionali che meglio si adattano alle esigenze specifiche del ruolo e del contesto aziendale, anche al di là dell’esperienza maturata in passato: un nuovo approccio che permette di ampliare il bacino di candidati, favorisce la diversità all’interno delle aziende e rappresenta oggi un vantaggio competitivo nel recruitment.
Formazione: focus soft skills
Se, quindi, le aziende si dimostrano più propense a selezionare candidati, anche privi di esperienza, ma con la giusta “attitudine”, espressa soprattutto in termini di soft skills, allo stesso modo rivestono un ruolo sempre più centrale gli investimenti in formazione tanto tecnica quanto rivolta, appunto, alle competenze cosiddette trasversali, nuovo fronte dell’upskilling e reskilling nelle risorse umane.
“L’obiettivo – evidenza ancora la società di consulenza – è quello di colmare il gap di competenze e preparare i propri dipendenti ad affrontare le sfide future, rendendoli in grado di ricoprire ruoli chiave all’interno dell’organizzazione. Il mondo del recruitment sta cambiando. Le aziende premiano sempre di più le competenze trasversali e la capacità di adattamento, investendo nella formazione per costruire team di lavoro più performanti e resilienti“.
Comments are closed