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Professione fotografo per il turismo

Servono competenze tecniche e la sensibilità tipica di chi lavora nel mondo dei viaggi e dell?ospitalità

Servono competenze tecniche e la sensibilità tipica di chi lavora nel mondo dei viaggi e dell?ospitalità

Di Massimiliano Sarti, 11 Febbraio 2016

«Con l’arrivo del digitale ormai ogni fotografo è destinato a rapportarsi con lo scatto dell’amatore in vacanza. La tecnica, la sensibilità, la “mano”, è quindi ancora più importante. La differenza sta soprattutto nel quanto si riesce a sfruttare il potenziale della macchina: noi professionisti solitamente la utilizziamo al 70%, chi non è del mestiere arriva al massimo al 30%-40%».
Esistono molti tipi di fotografi: di still life, di moda, wedding, pubblicitari… I professionisti specializzati in ambito turistico sono spesso meno conosciuti, tanto che per loro, nell’ambiente, è stato coniato persino l’epiteto di “scattini”. In realtà svolgono un ruolo fondamentale per il successo di molti villaggi e resort. Marco Malara è il fondatore di Gruppo Digitale: compagnia attiva da oltre 20 anni, oggi responsabile della gestione diretta dei servizi foto in ben 87 strutture italiane e internazionali.
Come tutti gli espositori Tfp Summit, Malara è molto indaffarato a raccogliere candidature e a parlare con le persone. In un momento di pausa, però, volentieri si sofferma a raccontare la sua professione: un mestiere che richiede persone dotate di buone competenze fotografiche unite alla sensibilità tipica di chi lavora nel turismo. «Un errore comune», osserva ancora il fondatore di Gruppo Digitale, «è quello di pensare a Photoshop come alla panacea di tutti gli scatti. Ma se così fosse, non esisterebbe alcuna differenza con le immagini prese da tablet e cellulari. Non solo: noi di Gruppo Digitale eseguiamo qualcosa come 2-3 mila scatti al giorno. Impossibile pensare di dedicare anche solo un minuto a foto per ritoccarle. Le immagini, in altre parole, devono essere perfette fin dall’inizio. Né più né meno di come si faceva una volta».

Domanda. Quali allora gli aspetti fondamentali da prendere in considerazione quando si scatta?
Risposta. Sono moltissimi. Per citarne alcuni, direi il posizionamento del soggetto nel punto fermo dell’inquadratura, la pulizia dell’immagine e la capacità di cogliere l’attimo giusto. Ma si deve anche saper mettere le persone a proprio agio davanti all’obiettivo ed essere in grado di utilizzare correttamente il flash. A molti il nostro lavoro può sembrare semplice: una macchinetta, un computer, una stampante, e il gioco è fatto. Ma non è assolutamente così.

D. Lo dimostrano anche le difficoltà con cui trovate talenti adeguati alle vostre esigenze.
R. Quello che limita oggi la nostra espansione non è tanto la domanda, quanto proprio la carenza di personale adatto. Per farle capire, solo l’anno scorso abbiamo investito ben 35 mila euro in attività di recruiting, raccogliendo circa 5 mila curriculum e conducendo un paio di migliaia di colloqui. Ebbene, alla fine abbiamo selezionato solo 75 candidati. Per noi la professionalità è tutto. Non possiamo permetterci di assumere “fotografi per caso”: persone che pensano al mestiere solo come a una scusa per andare in vacanza. Il nostro è un lavoro piuttosto impegnativo. E non solo per i suoi aspetti tecnici.

D. Quali le sfide principali a cui andate incontro?
R. Non è affatto facile stare a contatto con la gente per quattro-sei mesi, tutti i giorni senza un attimo di pausa: dal momento in cui si esce dalla propria camera fino al rientro, occorre dare sempre il 200% con una solarità e un’empatia mai forzata. Caratteristiche, queste ultime, che non si possono certo insegnare.

D. A proposito di empatia: nel proporre i vostri servizi agli ospiti, dove si situa il difficile confine tra la pro-attività e l’entusiasmo da un parte, e l’invadenza e il fastidio dall’altra?
R. È un altro degli aspetti fondamentali del nostro lavoro. Uno scatto, molte volte, lo vendi ancora prima di effettuarlo. Un fotografo bravo tecnicamente ma poco empatico funziona poco nei nostri contesti. Negli ultimi dieci anni, per di più, la stessa offerta dei villaggi è profondamente cambiata: molti oggi si fanno chiamare resort e propongono un’animazione dai tratti più soft, meno invadenti. La nostra figura deve essere quindi quella di un professionista in tutto e per tutto: non possiamo sbagliare nulla. Anche perché TripAdvisor è sempre dietro l’angolo. Non solo: dobbiamo pure saper adattare il nostro approccio al contesto in cui operiamo. Il 92% dei resort con cui attualmente collaboriamo ha una clientela internazionale e ogni ospite ha le proprie esigenze. I francesi, per esempio, amano molto lo stile reportage, mentre gli italiani preferiscono la classica foto in posa e i cinesi i ritratti di famiglia… In fondo se il Club Med ci ha dato l’esclusiva su 21 dei loro villaggi, il motivo sta proprio nella professionalità che garantiamo sempre e in ogni occasione.

D. Quali quindi le caratteristiche del fotografo ideale?
R. Ribadisco: prima di tutto serve empatia, possibilmente accompagnata da immagine e bella presenza. Ma occorre anche una buona conoscenza delle lingue. Attualmente, in particolare, stiamo cercando persone che sappiano il cinese e il giapponese, in vista dell’apertura di nuove collaborazioni in Estremo Oriente. Indispensabile, inoltre, è una disponibilità di almeno quattro-sei mesi e un’età non superiore ai 35 anni. La tecnica, in tutto ciò, è certo importante, ma con la buona volontà si può sempre imparare, mentre l’attitudine può essere solo innata.

D. Quali infine le possibilità di carriera, per chi dovesse iniziare a lavorare in una realtà come la vostra?
R. Noi diamo a tutti ottime possibilità di crescita interna. Dopo quattro stagioni normalmente si diventa responsabili di un piccolo punto vendita, per poi assumere la direzione di contesti più grandi, fino ad arrivare a gestire staff da sette-otto fotografi. Il gradino successivo è quindi la supervisione di un cluster da cinque-sei villaggi.

D. E dopo si può salire ancora?
R. Si può diventare socio-imprenditore di un progetto dello stesso Gruppo Digitale, come ho fatto anch’io: si parte e si va all’estero a seguire una nuova apertura, per una scelta di vita importante.

D. Gli scatti di carriera sono predeterminati?
R. Assolutamente no. Si va avanti esclusivamente per meritocrazia. L’anzianità di servizio non c’entra. Tutti i nostri soci sono partiti come semplici fotografi: poi c’è chi ci ha impiegato dieci anni e chi tre, ma il percorso è stato uguale per tutti. Un’ultima cosa: nel nostro settore molte agenzie chiedono ai propri collaboratori di svolgere attività extra, tipo vendere i cd delle sigle del villaggio, i biglietti della lotteria e le t-shirt dell’animazione, finanche di partecipare agli spettacoli serali. Ebbene, ci tengo a precisare che chi lavora con noi fa solo ed esclusivamente il fotografo…

Identikit del Gruppo Digitale
www.ilgruppodigitale.com

Il Gruppo Digitale nasce dall’evoluzione di Colorpoint, l’azienda fondatrice che da oltre 20 anni opera con successo nel settore della fotografia del turismo. Presente con le proprie filiali in Italia e all’estero, ha l’obiettivo di racchiudere in un unico grande marchio un pool di professionisti di qualità. A oggi fanno parte del gruppo dieci società, tutte partecipate direttamente dal management Colorpoint e da altre otto realtà che condividono progetto e idee. Tecnologia all’avanguardia e risorse umane sono i comuni denominatori sui quali la compagnia focalizza i propri sforzi, per elevare qualitativamente i servizi rivolti ai clienti e ai tour operator. Attualmente la società conta 87 strutture in gestione diretta tra villaggi, hotel e resort, e collabora con oltre 250 fotografi. Il gruppo vanta numerosi sedi sparse in tutto il territorio nazionale, tra cui uno spazio da mille metri quadrati appena inaugurato a Torino, proprio per organizzare le attività di recruiting e i ritrovi per tutti i collaboratori del Gruppo Digitale.

Chi volesse candidarsi per lavorare nel Gruppo Digitale, può farlo consultando la sezione «Lavora con noi» del sito www.ilgruppodigitale.com

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