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Un’opportunità da non mancare

Di Mati Pignatelli, 23 Novembre 2007

Dal 15 al 18 novembre Paestum (Sa) è stata, ancora una volta, lo scenario della Borsa mediterranea del turismo archeologico giunta ormai alla sua X edizione: tre giorni di convegni, tavole rotonde e appuntamenti incentrati sul turismo archeologico, quale sfida e opportunità per il rilancio dell’industria dei viaggi italiana.
Cruciale è, infatti, il ruolo potenziale che l’archeologia può giocare per l’incoming del nostro Paese: l’Italia può essere considerata un unicum nel panorama internazionale per la ricchezza di monumenti storici del suo territorio, che, pur vantando uno dei più vasti patrimoni mondiali dell’Unesco, fa emergere ancora solo parzialmente le sue straordinarie potenzialità.
Dibattiti e forum durante la tre giorni di Paestum si sono soprattutto concentrati sui problemi dell’accessibilità al turismo archeologico: un aspetto che merita particolare attenzione se si considera che su 22 milioni di turisti attratti ogni anno dall’offerta culturale di musei, teatri e mostre italiane, solo il 50% di essi (10 milioni circa) visita un sito archeologico.
Secondo l’International barometer dell’Organizzazione mondiale del turismo, che periodicamente elabora a livello globale le statistiche ufficiali dei singoli paesi, nel periodo gennaio-agosto 2007, l’Italia ha fatto registrare un +8% negli arrivi internazionali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia l’incremento della spesa è stato solo dell’1,7%, un risultato ben lontano dalle migliori performance dei nostri competitor europei come Francia, Spagna e Croazia.
Il turismo culturale può essere perciò una risorsa importante per recuperare il terreno perduto, ma il patrimonio archeologico deve divenire accessibile e fruibile. Un obiettivo che può essere raggiunto anche attraverso il sostegno del tessuto locale e una riqualificazione del territorio circostante. Non è però solo abbellendo un sito che la sua singolarità diventa attrattiva turistica. L’offerta va potenziata e calibrata sulla tipologia di viaggiatore a cui è rivolta, in una più ampia e completa ottica di riposizionamento del turismo archeologico-culturale quale fiore all’occhiello del patrimonio italiano.
«La spettacolarizzazione sta invadendo anche il comparto archeologico. Il successo di un sito si può ottenere solo declinandone i contenuti sul target dei visitatori che si vuole attrarre, coinvolgendoli e catturandoli anche attraverso l’uso delle più moderne e sofisticate tecnologie di musiche, luci e suoni», dichiara Alberto Corti, direttore generale dell’Associazione tour operator italiani (Astoi).
Il primo e fondamentale passo da compiere per potenziare l’incoming è quindi ampliare la potenzialità di spesa del viaggiatore, facendolo pernottare, almeno una notte, nel luogo di fruizione del sito. Per raggiungere tale obiettivo occorre creare nuove e proficue alternative al cosiddetto turismo mordi e fuggi, per esempio, allestendo una pièce teatrale nell’unicità dei sassi di Matera o un’installazione di arte contemporanea nei pressi dei Nuraghi in Sardegna o ancora vicino alle rovine etrusche sul confine umbro-toscano.
«In questo senso è cruciale il ruolo strategico dei tour operator nel saper convogliare diversi target turistici verso differenti siti, grazie all’esperienza organizzativa di chi disegna gli itinerari e alla loro capacità di integrare attori locali e territorio in una sorta di “Archeo-packaging” del sito turistico», conclude Corti. «Il tutto, naturalmente, senza nulla togliere alla valenza culturale delle destinazioni e con un occhio sempre attento agli indici di carico sopportabili da ogni risorsa».

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