«L’ultimo anno è stato il peggiore che l’industria dell’accoglienza possa ricordare». Esordisce in questo modo il presidente di Confindustria Aica, Elena David, commentando l’annuale focus che il suo ente dedica ai bilanci e ai risultati delle catene alberghiere in Italia. «Nonostante questo, i nostri associati hanno mantenuto gli impegni, investendo e generando valore. Tuttavia, pur a fronte delle migliori dichiarazioni d’intenti, il governo non ha ancora adottato alcuna misura concreta a sostegno del turismo, e del comparto alberghiero in particolare. Un anno fa ci dicevamo che non c’era più tempo e che era necessario intervenire per ridurre la pressione fiscale sugli operatori del settore. Oggi la pressione fiscale sfiora ancora il 31% contro il 24% dei concorrenti Francia e Spagna e l’Iva è al 10%, contro il 5,5% in vigore in Francia e il 7% in Spagna». È insomma un appello accorato quello che David lancia per far ripartire un comparto, la cui importanza e rilevanza nazionale è stata ed è ancora troppe volte sottostimata dalle istituzioni. E tutto ciò mentre anche dalla Germania giunge la notizia di un intervento governativo volto a ridurre l’Iva per gli alberghi, a partire dal 1° gennaio 2010, dall’attuale 19% al 7%.
I dati rivelati dal focus Aica, in effetti, non si discostano da quanto già evidenziato in altre ricerche relative al 2008 e ai primi mesi di quest’anno. A preoccupare, soprattutto il fatto che, secondo quanto riportato dalle indagini Istat ed Eurostat, il nostro paese, nel corso del 2008, ha ottenuto performance peggiori rispetto ai propri competitor francesi e greci, dove gli arrivi alberghieri, sostenuti dalla domanda interna, si sono mantenuti sostanzialmente sui livelli dell’anno precedente, mentre in Italia sono scesi del 3,14%. Di conseguenza, dopo un biennio di crescita, il fatturato degli hotel di catena è sceso dell’8,2% rispetto all’anno precedente, attestandosi complessivamente a quota 1,4 miliardi di euro. E ciò a seguito di una diminuzione del 9% dei ricavi provenienti dalla vendita delle camere e del 12,3% di quelli del comparto f&b, mentre ad aumentare, dell’8,6%, sono stati solo i ricavi relativi a tutte le attività di supporto al soggiorno alberghiero (area congressuale, spa, affitto negozi ed escursioni).
Un trend complessivamente decrescente confermato peraltro anche nei primi otto mesi di quest’anno: il tasso di occupazione medio degli hotel di catena è, infatti, calato del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre il revpar è sceso del 18,67%. E il quadrimestre settembre-dicembre non sembra, per ora, lanciare segnali di ripresa: secondo le previsioni dell’Osservatorio Aica, il tasso di occupazione medio per l’intero 2009 si dovrebbe, infatti, fermare al 55,1% contro il 59,2% del 2008, confermandosi, in questo modo, al livello più basso registrato a partire dal 1998. In questo scenario incerto, il focus Aica rivela poi, che, mentre il prezzo medio delle camere continua a declinare, le previsioni del Centro studi Confindustria (Csc) sull’indice dei prezzi al consumo indicano un incremento medio dello 0,8% per il corrente anno. E l’effetto combinato del peggioramento delle performance del comparto alberghiero con l’aumento del tasso d’inflazione (con la conseguente crescita dei prezzi delle materie prime e dei costi per i servizi) potrebbe determinare un netto peggioramento del risultato operativo (Ebit) anche per il 2009, quando già nel 2008 gli hotel di catena avevano registrato un Ebit complessivo in rosso per ben 177 milioni di euro (-422,5% rispetto al 2007).
Come cambia la concezione del prodotto hotel da parte degli ospiti
In tempi di congiuntura difficile come i nostri, cercare condizioni di redditività, basandosi sulla riduzioni dei costi o dei servizi, rischia di far perdere alle aziende quei punti di forza da cui ripartire per costruire il vantaggio competitivo del futuro. Da questi presupposti, e dalla constatazione della crescente rilevanza dei servizi aggiuntivi nella formazione del fatturato alberghiero, è nata l’idea, da parte di Aica in collaborazione con il centro studi della fondazione Campus studi del Mediterraneo di Lucca e con Sky, di condurre un’indagine volta a misurare il peso delle specifiche attività extra, in grado di generare maggiore valore aggiunto all’azienda. «I profili dei clienti alberghieri stanno cambiando, superando l’attuale distinzione tra business e leisure. Ciò innesca una spinta verso una contemporanea evoluzione del prodotto hotel», ha commentato i risultati della ricerca il direttore scientifico della fondazione lucchese, Alessandro Capocchi. «Oggi, servizi che un tempo erano percepiti dal cliente come un plus sono, infatti, ritenuti strettamente indispensabili e scontati».
Tra quelli più richiesti, compaiono così i servizi legati alla connettività e all’interazione: televisione, pay tv e copertura wi-fi. A ciò si aggiungono poi, per importanza, altri servizi più tradizionali, come il parcheggio, la lavanderia e l’offerta ristorativa. «Questo trend», ha concluso Capocchi, «dovrebbe spingere a un’innovazione del prodotto alberghiero, basata sulla differenziazione attraverso la combinazione dei servizi, da cui far poi scaturire politiche di pricing capaci, quando allacciate ai profili dei clienti, di produrre valore reale».
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