Job In Tourism > News > Risorse umane > Si riparte: le regole d’oro per chi vuole (o deve) cambiare lavoro

Si riparte: le regole d’oro per chi vuole (o deve) cambiare lavoro

I cinque step per reinventarsi e i consigli di Mary Rinaldi, partner di Resume Hospitality Executive Search

I cinque step per reinventarsi e i consigli di Mary Rinaldi, partner di Resume Hospitality Executive Search

Di Giorgio Bini, 7 Ottobre 2019

Per certi versi, e per molti di noi, settembre è il vero inizio dell’anno, lo spartiacque tra la stagione estiva, per tanti momento di intensissimo lavoro di alta stagione, per altri di certo relax, e quella che sta arrivando: l’autunno, l’inverno, tempo di novità. E spesso anche di scelte. Non è inconsueto, infatti, che sia proprio questo il momento in cui riesca facile fare un bilancio della propria vita professionale. Ancora di più se siamo riusciti a prenderci una pausa e magari siamo stati in grado di “osservarla” con più distacco e obiettività. E se non ne siamo più soddisfatti? O, peggio, se siamo stati costretti a lasciare il lavoro? La situazione può essere difficile ma può anche essere il momento per ripartire in maniera costruttiva. Come fare?

Lo abbiamo chiesto a Mary Rinaldi, partner di Resume Hospitality Executive Search, divisione indipendente di Job in Tourism dedicata all’head hunting, alla consulenza e alla formazione in tema di risorse umane nel settore hospitality.
Qui ci spiega da dove partire per cambiare o trovare un nuovo lavoro, e soprattutto come “analizzarci” e fare le prossime mosse.

Domanda: Il lavoro che facciamo non ci piace più: e ora? Da dove partire per cambiare e soprattutto come capire se è davvero il momento di cambiare?
Risposta: “Partiamo dalla fine. Pur dovendo coscienziosamente tener conto del “mercato” del lavoro, che sta là fuori e quindi non dipende da noi, il momento di cambiare è legato alla persona e a tutta una serie di elementi che solo ognuno di noi può analizzare e valutare: la saturazione rispetto all’attuale situazione, lo scontento, la tristezza del mattino uscendo di casa e andando al lavoro che si fa sempre più frequente, il senso di appiattimento, il desiderio sempre più insopprimibile di nuove sfide, la sensazione di essere sotto-utilizzati e dunque di avere ancora tanto da dare, l’energia propulsiva che sentiamo montare dentro e che facciamo fatica a canalizzare. Sono tutte condizioni che ci fanno capire che è ora. Direi di partire da qui. Interrogare sé stessi. Poi interrogare il mercato. Fare questo mentre si è in sella e si possiede un posto di lavoro ci mette nella privilegiata condizione di poter fare le cose con calma, senza urgenza, con serenità, lucidi e razionali. È la situazione ideale per intercettare altre opportunità e limitare il margine di errore”.

D. E se invece si viene licenziati o comunque la collaborazione si interrompe non per nostra volontà, come superare questo momento di difficoltà?
R. “Qui la situazione è diversa in quanto non si rifà a una nostra scelta ma a qualcosa che subiamo e che siamo costretti ad accettare, spesso purtroppo in maniera repentina. In questo caso, oltre a dover incassare lo shock, siamo chiamati a scavalcare sentimenti quali delusione, rabbia, depressione, per finalizzare le energie e mettere a punto strategie di ricerca. Qui c’è il criterio dell’urgenza: la necessità di un nuovo lavoro. Ma non bisogna perdere la lucidità né farsi invadere dal panico. Questa è la sfida più grande: cercare e trovare un lavoro in poco tempo non dico che sia semplice, ma spesso più pesante e invalidante è il “sentiment” che accompagna un difficile momento come questo, che cresce in maniera esponenziale se i risultati delle nostre azioni non arrivano subito. Pertanto, innanzitutto niente panico, inutile e infruttuoso; poi, messa a punto di una serie di azioni fondamentali, prima fra tutti la creazione di quello che oggi chiamiamo network verbale e che una volta era il passaparola. Si fa un elenco di tutte le persone che conosciamo (più o meno) e le si informa della nostra esigenza, chiedendo a ciascuna di trasferirla a due o tre persone, e così via a cascata. E poi: censimento dei portali web di ricerca di personale, invio del cv, ricerca di banche dati e così via. È importante evidenziare che sono azioni da portare avanti in maniera integrata, una non deve escludere l’altra”.

D. Quali sono i timori di chi vorrebbe o dovrebbe cambiare lavoro ma “non si lancia”?
R. “Penso siano legati a come la persona è fatta, alla sua personalità, alle sue modalità comportamentali e al suo asse valoriale. Se una persona è timorosa, indecisa, terrorizzata dalla possibilità di sbagliare, resistente al cambiamento, o ancora fragile, o con un basso livello di autostima oppure troppo sensibile al consenso o dissenso sociale, è probabile che avrà enormi difficoltà a mettersi in gioco pur in caso di spiccata sofferenza per la situazione che vive in quel momento. Ci sono persone che impiegano settimane a decidere il colore dell’auto nuova, per paura di sbagliare e pentirsi. Da qui a scendere.
Viceversa, se una persona è previdente ma decisa, razionale senza osteggiare il cambiamento, coraggiosa, lungimirante ma non ingessata in logiche di immobilismo, orientata a fregarsene del giudizio degli altri, indifferente ai luoghi comuni, è probabile che sia in grado di fare delle scelte e di ottenere buoni risultati”

D. Quali sono i cinque step per reinventarsi sul lavoro?
R. Li sintetizzerei così, con blocco e penna alla mano:
iniziare con un lavoro pregresso, potremmo dire “back”: analizzare ed elencare punto per punto ciò che non si gradisce più della attuale posizione;
individuare quale ambito o tipo di struttura o di lavoro può soddisfare le proprie ambizioni, e perché no, i propri sogni. Fare quindi l’inventario delle proprie competenze per capire se ci sono lacune formative da colmare;
focalizzare 4-5 interlocutori (ex capi, capo attuale, qualche direttore del personale, amici a cui diamo credito e che sono ben inseriti nel mondo produttivo, un coach) e condividere con loro il progetto di cambiamento per raccogliere opinioni, feedback, idee, spunti, linee-guida;
mettere a punto un efficace cv magari con l’ausilio di un “tecnico” della materia;
presentarsi nel mondo del lavoro, fare la parte “front” e portare in giro la propria faccia, la propria persona, la propria professionalità, con entusiasmo e vividezza. Cercare un lavoro, o un nuovo lavoro, è un lavoro. È il caso di non dimenticarlo!”

Comments are closed

  • Categorie

  • Tag

Articoli Correlati