Per un general manager quale diventa l’obiettivo al quale puntare quando l’hotel che dirige ha già ottenuto il più alto dei riconoscimenti? Fino a dove può alzarsi l’asticella dell’ambizione quando si è ormai raggiunta l’eccellenza? Lo abbiamo chiesto a Nicola Migheli che, dopo due anni da Hotel Manager, lo scorso febbraio è stato nominato Managing Director di Rosewood Castiglion del Bosco.
Il resort toscano, incastonato in un antico borgo tra le colline della Val d’Orcia, è una delle pochissime strutture italiane ad aver ottenuto le Tre Chiavi Michelin – il più alto dei riconoscimenti della prestigiosa guida rossa – e quest’anno celebra i dieci anni del sodalizio con il brand Rosewood. Con alle spalle una carriera consolidata nell’ospitalità di alto livello, Migheli ha ma- turato esperienze internazionali tra Londra e Dubai, per poi tornare negli ultimi anni in Italia tra Sardegna, Puglia e Veneto, dove ha ricoperto via via ruoli di crescente responsabilità e gestito operazioni alberghiere su larga scala. In questa intervista dall’ultimo numero del nostro magazine digitale (sfogliabile per intero a questo LINK) ci racconta quali sono i piani per il prossimo futuro di Castiglion del Bosco – perché c’è sempre uno step over, anche dopo le Tre Chiavi Michelin – e perché il vero “tesoro” di questa eccellenza alberghiera italiana è rappresentato, più che dalle dolci colline toscane che le fanno da sfondo, dalle persone che ogni giorno la animano.
Due anni da Hotel Manager e ora questo nuovo ruolo: cosa rappresenta questo passaggio dal punto di vista professionale e personale?
Ho avuto il piacere e l’onore di iniziare a partecipare al progetto di Rosewood Castiglion del Bosco all’inizio del 2023 con impegno e dedizione per ciò che la struttura rappresenta per la Toscana, per la compagnia, per l’hôtellerie in generale. Avere ora l’opportunità di proseguire il percorso da Managing Director è un messaggio importante di continuità sia rispetto ai progetti avviati sia nei confronti del team di lavoro. È proprio questo ciò che cerchiamo di trasmettere ogni giorno alle persone che stanno costruendo il proprio percorso professionale e personale all’interno della nostra realtà: qui si ha la possibilità di sviluppare il proprio talento. Dal punto di vista personale è un grande orgoglio poter rappresentare una proprietà fortemente collegata al territorio toscano, alla comunità che la circonda, a una compagnia che apprezzo da sempre – una proprietà che va oltre la classica hôtellerie perché si estende a una cantina importante, tra le fondatrici del Consorzio del Brunello, e a un golf club prestigioso.
A proposito del personale, anche nel lusso oggi non è facile trovarlo. È una difficoltà anche vostra? E come l’affrontate?
La difficoltà di reperire personale è ormai comune a tutti e la riscontriamo anche noi. Quello che stiamo facendo è investire moltissimo sulla formazione e sulla retention dello staff. L’obiettivo della compagnia – il cui reparto HR non a caso si chiama Talent&Culture – è individuare le persone giuste, accoglierle e investire su di loro perché siamo consapevoli che sono loro a fare la differenza. Ed è un approccio che sta pagando: nonostante Castiglion del Bosco sia una realtà stagionale – seppure con una stagione lunga, di nove mesi e mezzo – il nostro turnover è basso. Nel team ci sono persone che lavorano qui da molti anni e vantano storie bellissime di crescita interna: sono il vero tesoro dell’azienda, come il nostro Property and Engineering Manager, che ha iniziato qui come Manutentore, o la nostra Director of Rooms, che ha iniziato come Guest Relations.
Di che tipo di formazione si tratta?
La forbice è molto ampia: facciamo formazioni tecniche, sulle soft skills, sugli standard, sulla filosofia del brand Rosewood legata all’e-saltazione della territorialità e alla sostenibilità, oltre a iniziative di team building – recentemente abbiamo fatto una camminata tutti insieme per pulire la spiaggia di Cala Violina. L’idea è far sì che le persone vivano l’azienda anche dal punto di vista personale, in un ambiente nel quale si ha il piacere di condividere esperienze coi colleghi che vanno oltre l’operatività. E poi abbiamo avviato collaborazioni con le scuole alberghiere del territorio e un bellissimo progetto con gli studenti del Master in Touri- sm Management
È una strada, questa della collaborazione con le scuole, che stanno percorrendo molte compagnie alberghiere…
Da albergatori, se investiamo sui giovani che stanno ancora studiando, facciamo la nostra parte per sopperire alle lacune di formazione che ha oggi l’Italia e che costituiscono motivo di debolezza del settore. Abbiamo bisogno di far crescere la cultura del turismo. Come dico sempre: il nostro lavoro è regalare alle persone ricordi: per farlo non bastano i tecnicismi, serve passione. Compito di chi fa formazione dovrebbe essere soprattutto far appassionare i giovani trasmettendo loro quanto questo lavoro può restituire in termini di soddisfazione professionale e personale. È una responsabilità che ricade
non solo sulle istituzioni, ma anche sui noi albergatori, nei confronti delle persone del nostro team e verso i giovani che ancora frequentano la scuola, perché possano conoscere il mondo alberghiero non solo attraverso i libri, ma in maniera concreta.
Rosewood Castiglion del Bosco è una delle poche strutture italiane ad aver ottenuto le Tre Chiavi Michelin. Qual è l’obiettivo che si pone un hotel – e con lui il suo general manager – dopo un riconoscimento tanto importante?
C’è sempre uno step over, l’asticella non si raggiunge mai, bisogna rimanere sempre ambiziosi. Sicuramente, le Tre Chiavi Michelin sono un riconoscimento di grandissimo prestigio, per la compagnia e per il lavoro che tutto lo staff porta avanti quotidianamente. Premi come questo arrivano per la location – e noi siamo molto fortunati, ospitati in un borgo incantevole, nel cuore della Val d’Orcia, in un’area Unesco –, ma la vera differenza la fanno le persone, l’accoglienza, la genuinità nei rapporti, la capacità di costruire esperienze sempre diverse, come se ogni ospite che arriva al check-in fosse ogni volta il primo. È ciò che facciamo ogni giorno cercando di costruire soggiorni tailor made, perché ciascun ospite possa sentirsi a casa lontano da casa. È grazie a questo impegno che è arrivato il riconoscimento Michelin: ora la nostra responsabilità è dare continuità e rimanere all’altezza, continuando a investire sulla formazione del personale e nelle esperienze per gli ospiti.
Quali sono le novità per la stagione 2025?
Questa è per noi una stagione speciale perché celebriamo il decimo anniversario di Rosewood a Castiglion del Bosco. Su questo anniversario stiamo costruendo diverse iniziative: con la cantina abbiamo sviluppato una produzione celebrativa a tiratura limitata di Brunello e daremo voce alle storie delle persone del nostro team che sono qui da tempo e sono la testimonianza più preziosa della nostra storia. Ci sarà anche una cena di beneficenza il cui ricavato verrà devoluto a un’organizzazione locale. E poi, continuiamo a lavorare per ampliare la gamma di esperienze per gli ospiti, valorizzando ulteriormente il rapporto con il territo- rio e la comunità locale.
La Toscana è destinazione molto amata dagli americani. Temete qualche contraccolpo vista la situazione geopolitica internazionale?
Come per tutta la Toscana, anche per noi quello americano è un mercato molto importante. Al momento, non stiamo vedendo dei cali di prenotazioni e non abbiamo particolari timori, ma è una situazione che monitoriamo.
E per quanto riguarda gli altri mercati?
Da diversi anni abbiamo iniziato a concentrarci molto attivamente anche su mercati diversi da quello americano, in Europa, nel Middle East e ora anche in Cina: abbiamo tradotto il nostro sito in cinese e recentemente abbiamo vinto un importante award come miglior resort per il mercato cinese. E poi chiaramente c’è l’Italia, che rappresenta circa il 10% del nostro market share e sul quale stiamo portando avanti diverse iniziative perché ha molto margine di sviluppo.
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