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Pomeriggio sulla Royal Caribbean

Di Antonio Caneva, 30 Marzo 2007

Recentemente sono stato a Fiuggi per un convegno, nel corso del quale, in pullman, abbiamo effettuato una visita alla zona, accompagnati da una guida locale. La gentile e simpatica signora, innamorata del luogo, mano a mano che passavamo davanti ai vari luoghi, assieme alle caratteristiche positive enunciava anche, con rammarico, le cose che si trasformano in negativo. Quasi una litania: l’unica clinica della cittadina gestita dalle brave suore tedesche ora chiusa; il bel trenino che congiungeva Fiuggi con Anagni ora soppresso a favore di una pista ciclabile, non utilizzata, mentre avrebbe potuto diventare, con fermate alle varie località, un’attrattiva enogastronomica; le colline sopra il paese che da verdi si stanno trasformando in una colata di cemento.
In redazione riceviamo parecchie lettere dai lettori e mi ha particolarmente colpito quella in cui uno chef de rang che lavora in un albergo di lusso, con un marchio americano, si lamenta che malgrado la sua acclarata professionalità, poiché non parla un inglese fluente, per una posizione di maître fosse stato preferito un suo collega che invece quella lingua conosce bene. Conscio dell’importanza delle lingue, tempo addietro era andato a lavorare in Inghilterra ma immediatamente, non trovandosi bene e preso dalla nostalgia, aveva lasciato perdere ed era tornato in Italia da dove non si è più mosso; e così si lamentava.
Ho presente un pomeriggio sonnacchioso in una crociera su una nave della Royal Caribbean in cui nel grande salone dove si giocava a Bingo, malgrado le significative cifre in ballo, l’atmosfera era fiacca, i numeri estratti venivano letti con ripetitiva e noiosa cadenza, il silenzio interrotto solo dallo sbadigliare. A un certo momento è entrato un giovane di colore che, inorridito, si è reso conto dello stato di noia in cui si era avviluppati e ha preso in mano la situazione. Incredibile, ha trasfuso in un attimo un’energia tale che il locale si è immediatamente animato, si avvertiva nell’aria una grande vitalità, i numeri venivano letti con tensione – persino i suoi muscoli guizzavano sotto la maglietta – e la gente seguiva questo nuovo ritmo. In poco tempo tutto era animato; anche i camerieri che proponevano i drink si erano svegliati e volteggiavano con grandi vassoi colmi di ghiacciate bibite colorate. Le cifre in palio di nuovo avevano acquistato il proprio valore e alla fine il vincitore, all’americana, ricevette un vibrante applauso.
Spesso diamo per scontato che le circostanze non si possano modificare, fatto salvo poi lamentarsene, talvolta ingiustificatamente, perché la realtà nella quale viviamo riflette il modo in cui l’affrontiamo. Dolersene poi è un esercizio inutile.

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