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Le referenze contano ancora, ma attenzione ai social

I consigli di Meliá Hotels International per far colpo sulle tante imprese presenti al market-place del lavoro nel turismo griffato Job in Tourism

I consigli di Meliá Hotels International per far colpo sulle tante imprese presenti al market-place del lavo

Di Marco Beaqua, 30 Novembre 2017

Prima di tutto puntualità e flessibilità. Senza dimenticarsi però anche la trasparenza e un minimo di preparazione riguardo all’azienda che si vuole incontrare. Meliá Hotels International seleziona professionisti proattivi e responsabili, alla ricerca di miglioramenti continui, attenti alla qualità delle loro performance, orientati al cliente e ai risultati. Il gruppo, che vanta oltre 370 alberghi situati in 43 paesi di quattro continenti differenti, è sicuramente una delle compagnie più appetibili per chi desidera migliorare la propria posizione o intraprendere una carriera dai tratti internazionali. Un motivo in più per venire al prossimo Tfp Summit, in programma al Milan Marriott giovedì 1° febbraio, dove si potranno incontrare di persona i selezionatori della compagnia iberica. Attenzione però: se è vero infatti che dimostrarsi pro-attivi può essere un modo per farsi notare fin dal primo contatto, è sempre meglio non esagerare con la creatività: «Vantare doti linguistiche e competenze inesistenti non è mai un buon biglietto da visita», racconta la hr director del Gran Meliá Rome Villa Agrippina, Sabrina Chiarentin. «Con poche domande è facile essere smascherati e perdere credibilità. Anche la mancata preparazione può però risultare fatale in questi casi. I millennials, in particolare, hanno spesso la cattiva abitudine di presentarsi all’incontro senza conoscere l’azienda che stanno contattando e il ruolo per il quale si stanno proponendo, dimostrando così scarso interesse e limitata capacità decisionale».

Domanda. Qualche altro suggerimento?
Risposta. Direi che dimostrare fin da subito puntualità e flessibilità è una condizione necessaria, e quasi scontata, per chi desidera avere concrete chance di essere preso in considerazione.

D. Nelle varie fasi del processo di selezione, quali controlli effettuate sui profili più interessanti?
R. Le referenze di un collega che si conosce sono sicuramente ancora oggi uno strumento utile, non è possibile negarlo. Ma questo è vero soprattutto durante gli step finali del processo di recruiting. Oggi cresce anche l’importanza della cosiddetta social reputation.

D. In che modo?
R. Nelle fasi iniziali di screening dei curricula avere un profilo social impeccabile, in linea con l’azienda e la posizione per la quale ci si candida, rappresenta spesso un’ottima “prima buona impressione”. Il mio consiglio è perciò quello di non lasciare mai un account completamente aperto. Soprattutto se non si è sicuri di quello che internauti interessati potrebbero trovarvi all’interno.

D. Quali sono infine le caratteristiche imprescindibili di un professionista dell’hôtellerie, indipendentemente dal ruolo ricoperto?
R. A livello attitudinale, c’è sicuramente bisogno di un’innata sensibilità e abilità nel riuscire a entrare in empatia con ospiti e colleghi. Tutte doti piuttosto difficili da reperire e acquisire.

D. E poi?
R. Passione per il servizio, spirito di adattamento e flessibilità, insieme a competenze linguistiche, comunicative e di coordinamento, direi che completano il profilo ideale dal punto di vista delle soft skill e delle skill di base di un buon professionista dell’ospitalità.

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