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La Majun, ladina e contemporanea

Di Antonio Lodovico Scolari, 1 Settembre 2006

Un interessante esempio di ospitalità al femminile, frequente in Val Badia: è uno dei temi trattati nell’Almanacco di Job in Tourism 2007, ricco di novità e di esperienze da conoscere, di prossima uscita.

Una storia importante, una delle tante nate e cresciute in Alta Badia. In questa valle alpina vige, come in tante altre realtà di montagna, un matriarcato esemplare, che ha saputo coniugare la tradizione dell’ospitalità alla tecnologia e all’innovazione dei tempi moderni. Protagoniste di questa storia sono tre donne forti di La Villa: nonna Iudita, la figlia Roberta e la nipote Natalie. La vocazione turistica ebbe inizio nel 1958 anno in cui Iudita, rimasta vedova da un anno, per riuscire a sfamare la propria famiglia, aprì i battenti ai primi turisti. Furono arredate due stanzine con i servizi in corridoio. Grazie all’intraprendenza e alla bravura di Iudita ad accogliere gli ospiti tra coccole e carezze, in poco tempo si passò dalla prima colazione alla mezza pensione. Ad aiutarla le quattro figlie Rosa, Maria, Marta e Roberta. Battezzarono la loro locanda Villa Alpina. «All’inizio, gli ospiti arrivavano soltanto in pullman e in pochi periodi dell’anno», ci racconta Roberta, la figlia più piccola, e prosegue: «Erano numerosi solo a Natale. Qualcuno arrivava anche per il periodo di Carnevale, pochi erano gli ospiti nella stagione estiva. Ma bastavano a tirare avanti, a prezzo sempre di grandi sacrifici. Dobbiamo ringraziare di cuore alcuni colleghi albergatori, che quando le loro case erano al completo, ci consigliavano agli ospiti, che per noi erano la manna caduta dal cielo».
Grazie alla lodevole gestione al femminile, la pensione venne rimodernata e ampliata nel 1962. Successivamente, Roberta ne prese in mano le redini. Nel 1977 la vecchia Villa Alpina venne demolita per far posto al nuovo albergo La Majun, una struttura con 18 camere e un grande ristorante. Nel 2000, l’hotel venne nuovamente riedificato in chiave modernissima. Un nuovo concetto architettonico alpino, nel quale si fondono gli elementi della cultura ladina con quelli del design contemporaneo. I legami con la tradizione dell’Alta Badia sono ben marcati, proposti però in maniera del tutto nuova, caratterizzati da linee minimaliste e lineari. Da fuori, la casa conserva una struttura alpina a forma di grande chalet nel pieno rispetto delle costruzioni presenti in valle. Come si varca la soglia si capisce però che la proprietaria ha voluto creare un’atmosfera di relax e di pace, dando un’impronta ricercatissima agli arredi: sale, camere da letto e suite inondate di luce naturale, stoffe preziose, un attento accostamento di mobili antichi e lampade modernissime dei designer Ayola S. Serfaty, Ingo Maurer, Philipp Starck, Catellani & Smith.
La sala da pranzo è suddivisa in diverse Stube ladine, impreziosite da stoffe di colori sempre diversi: c’è la stube del sole, la stube verde, quella blu, quella rossa. Alle pareti alcune vecchie foto per ricordare la storia del paese e dell’hotel. Una casa ladina con un’atmosfera di serenità nel rispetto della tradizione locale e con un occhio rivolto al mondo per accogliere gli ospiti con un caldo benvenuto. A coadiuvare Roberta la figlia Natalie, che si occupa della reception, e Carlo, il marito di Roberta.

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