Il MICE italiano gode di ottima salute e cambia pelle. Una buona notizia anche per gli hotel congressuali, che si confermano la tipologia di sedi preferita per gli eventi business, concentrandone quasi l’80% del totale. È il quadro che emerge dall’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi – OICE, la ricerca annuale promossa dall’associazione della meeting industry italiana Federcongressi&eventi e realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ASERI, della quale vi raccontiamo in questo approfondimento dall’ultimo numero del magazine di “Job in Tourism”, sfogliabile per intero a questo LINK.
I numeri del MICE italiano
Secondo la ricerca, nel 2023 in Italia sono stati complessivamente realizzati 340.057 eventi registrando un aumento pari al +12% rispetto al 2022. I partecipanti sono stati 27.152.890 (+28%) e le presenze 41.835.932 (+31,9%).
“Tutti gli indici principali – analizzano da Federcongressi – hanno quindi registrato una crescita a doppia cifra indicando chiaramente che, dopo lo stop dovuto al Covid19, le imprese sono tornate a investire in eventi, quali convention, meeting e lanci di prodotto, come strumento di marketing e fidelizzazione e le associazioni, soprattutto medico-scientifiche, in congressi capaci di diffondere e promuovere conoscenza e innovazione”. Lo stato di buona salute del comparto è dimostrato anche dal tasso di incremento dei congressi e degli eventi, che nel 2023 è stato del 12%, pari quindi al triplo di quello medio annuo di 4,1% degli anni pre-Covid19, e soprattutto dalle presenze generate dagli eventi da più di un giorno, cresciute di oltre il 50% rispetto al 2022. Positive, rileva Federcongressi, sono anche le previsioni per il 2024, sia in termini di crescita del numero degli eventi sia del fatturato.
Una fase di “profondo cambiamento”
“Il MICE italiano gode di buona salute ed è in questo trend che si inserisce una fase di profondo cambiamento della meeting industry”, ha commentato la Presidente di Federcongressi&eventi, Gabriella Gentile. “Eventi e congressi hanno oggi una qualità sempre più elevata e richiedono, quindi, sedi avanzate dal punto di vista dei servizi e delle tecnologie e personale formato e costantemente aggiornato. Parallelamente, i grandi flussi turistici e il conseguente aumento del tasso di occupazione alberghiera nelle destinazioni storicamente a vocazione MICE sta spingendo gli organizzatori a scegliere per eventi e congressi anche sedi fuori dai circuiti più consolidati, favorendo così non solo la destagionalizzazione, ma anche la delocalizzazione del turismo”.
Sedi, partecipanti, promotori
La ricerca dell’associazione di categoria ha, infatti, analizzato anche sedi e dislocazione geografica di eventi e congressi: la maggior, il 59%, si è svolta al Nord, il 24,7% al Centro, il 10,2% al Sud e il 6,1% nelle isole. Per quanto riguarda le sedi, gli alberghi congressuali rimangono la tipologia più utilizzata e, infatti, hanno concentrato il 77,8% degli eventi totali. I centri congressi e le sedi fieristico-congressuali hanno ospitato il 3,1% degli eventi, ma sono la tipologia più cresciuta rispetto al 2022, sia per numero di giornate (+33,9%) sia di presenze (+54,7%). Le dimore storiche non alberghiere, come abbazie, castelli, antiche locande e casali, palazzi storici e ville sono state sedi per il 2,5% degli eventi.
In merito ai promotori, le aziende hanno organizzato la maggioranza degli eventi (il 66,3%), ovvero 13,5 punti in più rispetto alla rilevazione precedente, mentre le associazioni si confermano il secondo promotore con il 22,3% degli eventi.
Infine, per quanto concerne la provenienza dei partecipanti, cessate le restrizioni dovute alla pandemia, sono nettamente ripresi gli eventi internazionali (cioè con partecipanti provenienti in percentuale significativa dall’estero) e nazionali (con partecipanti provenienti prevalentemente da fuori Regione) anche se circa la metà degli eventi e congressi si conferma, come negli anni passati, a dimensione locale (con partecipanti provenienti prevalentemente dalla stessa Regione nella quale si svolge l’evento).
Un mercato in trasformazione
“I risultati della ricerca – ha osservato il Responsabile scientifico dell’Osservatorio Roberto Nelli, docente di Marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore – evidenziano due aspetti fondamentali della meeting industry italiana. Da un lato, l’evoluzione delle sedi per eventi e congressi, che testimonia il processo di cambiamento in atto nella struttura dell’offerta, che si riconfigura progressivamente per adattarsi alla domanda del mercato in continua trasformazione. Dall’altro lato, la vitalità dei territori, che sanno valorizzare sempre meglio sia la loro vocazione culturale – si pensi ai Comuni che rientrano nel cluster della ‘Grande bellezza’, nei quali si colloca il 44% delle sedi che accolgono il 54% del totale dei partecipanti agli eventi in Italia –, sia le diverse specializzazioni produttive dei sistemi locali, dal Made in Italy (che con il 22% delle sedi ospita il 19% dei partecipanti agli eventi) ai sistemi urbani ad alta specializzazione in attività terziarie, nei quali si colloca il 18% delle sedi che aggrega il 27% dei partecipanti totali: un chiaro segnale di quanto la meeting industry possa contribuire allo sviluppo delle imprese nella prospettiva della network economy”.
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