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Essere colti di sorpresa

Di Antonio Caneva, 3 Dicembre 2010

Parlavo giorni orsono con un’albergatrice romana, persona attenta, scambiando delle riflessioni sulla difficile situazione attuale e su come uscirne. Mi ha sorpreso l’analisi che faceva, che coincideva con le mie riflessioni.
La crisi attuale, un cigno nero come lo definirebbe Taleb Nassim, autore dello stimolante saggio dallo stesso titolo, ci ha colti di sorpresa, soprattutto perché avevamo vissuto una esperienza non ripetibile, la distruzione delle torri gemelle l’11 settembre 2001, che però in breve tempo era stata assorbita e aveva inciso solo nell’immediato sull’economia, tornata a essere brillante, forse più brillante di prima, solo dopo pochi mesi da quel tragico evento.
Mi ricordo che gli albergatori milanesi avevano organizzato subito un incontro per delineare i possibili scenari futuri, presumibilmente negativi per la categoria, e nel corso di questo, Dennis Zambon, allora direttore dell’Hilton, affermava che già il 12 settembre dalla sede europea della compagnia era arrivata l’indicazione di bloccare immediatamente gli investimenti e le assunzioni: il mondo sembrava sospeso a un filo. Come sappiamo, poi però le cose si sono messe al meglio, tanto da darci alcuni dei migliori anni del dopoguerra.
La bolla speculativa immobiliare negli Stati Uniti è stata il prodromo alle vicende che viviamo ancora attualmente. All’inizio, però, quell’evento sembrava così lontano e poco incisivo per le nostre attività che lo si considerava con sufficienza, relegandolo alle cose che ci riguardano poco. D’altronde, cosa poteva esserci di peggio dell’11 settembre che era stato superato di slancio? Poi gli scricchiolii dei crac di alcune delle maggiori istituzioni finanziarie-bancarie hanno creato timori ai quali non si è però dato grande peso. Intanto i mesi passavano e a questi guai si sommavano il calo del Pil nei maggiori paesi e poi, dulcis in fundo, le difficoltà di paesi con la valuta in euro. I timori sono diventati panico e allora anche nelle aziende si è ricorsi a quelle misure strutturali che si sarebbero dovute attuare subito: ormai però si erano persi oltre due anni e i conti, in molti casi, erano precipitati.
Le banche nel frattempo sono state disponibili solo a parole, spesso anzi con degli atteggiamenti negativi che hanno contribuito ad accrescere le difficoltà.
La fortuna è che siamo un popolo intraprendente e, se in alcuni casi, aziende sfortunate non sono riuscite a voltare pagina, questa esperienza ci ha fornito importanti strumenti di riflessione per programmare il nostro futuro. Attualmente alcuni timidi segnali positivi ci fanno guardare, se non con ottimismo, almeno con ragionevole speranza al domani, con la consapevolezza però che nei prossimi tempi dovremo ancora vivere scossoni di assestamento, alcuni dei quali, come per esempio Wikileaks, assolutamente inimmaginabili.

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