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Un’oasi tra il Sinai e il Mar Rosso

Di Floriana Lipparini, 26 Ottobre 2007

Uno sterminato pianoro di sabbia grigiastra, solo qua e là movimentato da modeste increspature: è esattamente quel che si vede dai finestrini dell’aereo che dal Cairo porta alle spiagge di Taba sorvolando verso oriente il deserto del Sinai. Nel piccolo ma moderno aeroporto che ha lo stesso nome, isolato dal nulla circostante grazie a una recinzione d’aspetto molto approssimativo, niente lascia intendere che là fuori, da qualche parte, aspettino insenature e palmeti; eppure il pullman punta dritto verso la sua invisibile meta e avanza per diversi chilometri finché si tuffa deciso in un’imprevista discesa.
Man mano che la strada procede e s’infossa sempre più fra le rocce che la stringono da vicino, e a tratti regalano scorci di aspro fascino, ci si rende conto che il pianoro, lassù, si trova a diverse centinaia di metri sul livello del mare e quando a una curva ne appare il luccichio si prova una certa sorpresa: le acque del Mar Rosso potrebbero benissimo trovarsi più in là oppure in altra direzione, niente lo preannuncia, se non qualche alberello rigorosamente isolato che chiaramente trae alimento da una falda sotterranea.
Dopo qualche chilometro a saliscendi lungo la costa ecco che, in un triangolo di terra in declivio fra i monti, appare Taba: un’oasi, in pratica, ma col mare da un lato; questo è Taba, o meglio sarà, via via che le piante messe a dimora cresceranno, perché il luogo dove ora ci si trova è un parto della fantasia, un piccolo porto che Sindbad potrebbe benissimo aver toccato in uno dei suoi viaggi. E del resto l’alta torre tondeggiante che svetta sopra la mole imponente del Sofitel, una delle cinque strutture alberghiere che compongono Taba, a occidente delle quali si trova l’immancabile Marina, porta l’evocativo nome di Aladino. Insomma, qui tutto è stato inventato e costruito in pochi anni e gli edifici dai sapori arcani sono opera di famosi architetti: variati fra loro per tipologia (villaggio, palazzo…) e dagli influssi stilistici compositi (coloniale, mediterraneo, nubiano, antico egizio: notevoli certe piscine faraoniche costeggiate da colonnati), punteggiati di acque e attorniati da piccole valli dove spesso si tengono spettacoli di danze locali.
In verità, questo luogo incantato, alle cui spalle le montagne offrono un mutevole spettacolo di colori a seconda dell’ora, annerendosi all’improvviso quando il sole cala dietro di esse, non si chiama nemmeno Taba, bensì Taba Heights (cioè Alture di Taba). La vera Taba, infatti, è più a nord-est, praticamente al confine con Israele, e fu teatro di un grave attentato che nel 2004 fece saltare il locale Hilton hotel provocando numerosi morti; sarà per questo che nessun cartello ne indica la direzione (che è opposta) quasi a volerne rimuovere l’esistenza? Eppure questa località esiste da prima ed è abbellita dall’antistante isolotto del Faraone, incoronato da un fortino, le cui acque sono un parco protetto, perché lungo queste coste vi sono molte e affascinanti formazioni coralline vive, abitate da bellissimi pesci tropicali.
Ma torniamo agli alberghi, che si raggiungono ovviamente con una strada asfaltata, non precisamente rettilinea, interrotta da postazioni con sbarra e guardie. Qui in pratica non si usano le auto private e per gli spostamenti c’è una navetta gratuita che fa di continuo la spola fra i diversi edifici e che porta a quello che da lontano sembra un villaggio abitato, a ridosso dei monti, circa mezzo chilometro dal mare e a un’altezza leggermente superiore, oltre il campo da golf a 18 buche che si trova nel mezzo; anch’esso di costruzione recentissima, è una specie di antologia delle costruzioni del Vicino Oriente, e ospita soprattutto caffé, negozietti, terrazze all’aperto.
Fatti gli acquisti, magari da beduini inurbati, a sera si ridiscende al mare, dove la brezza tiepida non rinfresca poi molto l’atmosfera, che comunque non è mai insopportabile. Tutti gli hotel sono collegati fra loro da una promenade pedonale che corre lungo la spiaggia, comoda e breve. La scelta della cucina, in genere di buon livello, è abbastanza ampia e comprende, oltre ai ristoranti arabi, anche la gastronomia italiana, thailandese, francese e via elencando.
In questo festone multiforme di edifici mossi e talora fiabeschi all’interno, il tempo trascorre come in un tranquillo centro abitato di genere particolare, anche se, a seconda dell’ora, non mancano musica, spettacoli, animazioni, fitness, sport; incide su questo la ridotta capacità ricettiva, che difficilmente vede presenti oltre tremila ospiti. Di sera una delle attività più naturali è lasciarsi ipnotizzare dalle luci sulla costa dirimpetto, dove brillano quelle a mare delle località giordane e saudite.
Naturalmente esiste la possibilità di compiere alcune interessanti escursioni per così dire nei dintorni, tutte in realtà a una certa distanza: l’antico monastero di Santa Caterina ai piedi del Monte Musa, nel cuore del Sinai meridionale, la splendida Petra in Giordania o, sempre in Giordania, la città costiera di Aqaba, legata alla leggendaria vicenda di Lawrence d’Arabia.
Forse chi visiterà Taba fra un secolo troverà una piccola città più vera di quanto non sia oggi, grazie al trascorrere del tempo che crea la storia.

Gli hotel

Hyatt Regency Taba Heights
426 camere deluxe, spiaggia privata, 3 piscine, laguna privata, diving, 2 campi da tennis, centro benessere, casinò, 6 ristoranti e bar,

Marriott Beach Resort
394 camere deluxe, spiaggia privata, piscina di acqua salata, sport acquatici, campi da tennis, spa, 3 ristoranti e 4 bar, 3 sale congressi

Sofitel Taba Heights
294 camere deluxe, spiaggia privata, 3 piscine, di cui una con acqua salata, spa con hammam, sport acquatici, centro fitness, 2 campi da tennis, 6 ristoranti e bar

El Wekala Beach-Club
214 camere, spiaggia privata, 2 piscine, 3 ristoranti e bar

Intercontinental Resort
495 camere, spiaggia privata, 2 piscine, centro benessere e spa, sport acquatici e terrestri, 2 campi da tennis e 1 da squash, 11 ristoranti.

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