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Ministri: da Idem a Bray

Di Antonio Caneva, 27 Giugno 2013

Ripetitivamente, per superare le difficoltà che con frequenza si presentano nel nostro paese, si indica quale misura idonea e necessaria al risanamento la lotta all’evasione; pratica diffusa che non si riesce a estirpare.
Di volta in volta politici, che ricoprono a vario titolo responsabilità di governo, vengono colti in comportamenti non propriamente etici e, a cascata, l’evasione trova così una giustificazione nella propria generalizzazione.
Josefa Idem, ministro del governo Letta, è incorsa in una serie di confutazioni su varie irregolarità, successivamente sanate; questione finita con le dimissioni presentate solo a seguito dell’intervento del presidente del Consiglio.
Trovo indecoroso che un ministro possa essersi trovata nelle condizioni di subire pesanti contestazioni; ma particolarmente mi hanno colpito due sue affermazioni che indicano il livello di distanza dalla realtà raggiunto dai nostri governanti (è stata veloce nell’adeguarsi) e che talvolta mi fanno disperare sulla reale possibilità del paese di superare il momento. La prima: «Mi assumo le mie responsabilità, se sono in difetto pagherò quanto devo, ma non mi dimetto». È assumersi le proprie responsabilità, pagare quanto dovuto, quando si è colti in difetto?
Nella seconda, invece, Josefa Idem, originaria della Germania, affermava: «Neanche in Germania per questo ci si sarebbe dimessi, pertanto non mi dimetto». A parte che in Germania si è dimesso per molto meno (aver copiato la tesi di laurea) un politico influente, è assurdo che un ministro della Repubblica prenda come riferimento un paese straniero per giustificare illeciti consumati in Italia e la congiunzione pertanto è particolarmente fastidiosa.
Questo dibattito mentre il turismo, trascurato, che avrebbe bisogno di una guida forte, vive momenti difficili: è attuale l’intenzione del comune di Milano di aumentare di un euro la tassa di soggiorno (un nuovo aumento dell’imposizione fiscale mentre si sottolinea da varie parti, anche nello stesso governo, la necessità di ridurla), intanto che uno dei nostri monumenti di maggior richiamo, il Colosseo, per due giorni in una settimana è rimasto chiuso per ore, per consentire assemblee, lasciando i visitatori provenienti da tutto il mondo, in coda, sotto il sole cocente.
L’attuale ministro del Turismo, Massimo Bray, viene dal mondo della cultura e ci auguravamo che avrebbe, tra l’altro, operato per realizzare un ponte tra la cultura fine a se stessa e l’utilizzo che se ne può fare, per favorire attività economiche legate al turismo: non ne vediamo segno e anzi, come nel caso del Colosseo, se ne percepisce una regressione.

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