Quando si partecipa a una fiera del lavoro, come la nostra job fair TFP Summit – Turismo Formazione Professioni, ma anche durante un normale colloquio di lavoro, spesso si hanno a disposizione solo pochi minuti per lasciare il segno. In questo contesto, uno strumento fondamentale diventa il cosiddetto “elevator pitch”: una breve presentazione di sé capace di sintetizzare competenze, esperienze e obiettivi in modo chiaro, autentico e memorabile. In questo approfondimento dal numero di questa settimana del nostro magazine (sfogliabile per intero a questo LINK), scopriamo come costruirlo in maniera efficace e convincente.
Che cos’è l’elavator pitch
Il termine “elevator pitch” nasce nel mondo del business e indica un discorso talmente conciso da poter essere pronunciato durante un viaggio in ascensore. Applicato al mondo del lavoro, è l’arte di presentarsi in modo efficace in 30-60 secondi, il tempo necessario per catturare l’attenzione di chi ascolta e suscitare curiosità.
Nell’ambito del turismo, dove il contatto umano e la comunicazione sono alla base dell’esperienza professionale, risulta particolarmente importante: saper costruire un pitch efficace significa, infatti, mostrare non solo le proprie competenze, ma anche la capacità di relazionarsi, adattarsi e trasmettere entusiasmo – tutte qualità che gli HR considerano fondamentali.
Come preparare il pitch
Ma come si prepara un buon elevator pitch? Innanzitutto, non nasce dall’improvvisazione. Al contrario, richiede preparazione, introspezione e una chiara consapevolezza di sé. Il primo step è rivolgere a se stessi alcune domande, quali ad esempio: chi sono io? Quali esperienze o risultati raccontano meglio la mia professionalità? Cosa sto cercando oggi?
Per gli studenti o i neolaureati, il focus può essere posto su esperienze formative, stage o progetti che dimostrano passione e curiosità verso il mondo dell’hospitality. Un esempio? Raccontare come un tirocinio in reception abbia allenato la gestione del cliente e la risoluzione dei problemi in tempo reale. Per i professionisti senior, invece, il pitch serve a mettere in luce risultati concreti: la gestione di un team, l’introduzione di nuovi processi operativi, l’aumento della redditività o il miglioramento dell’esperienza cliente. In entrambi i casi, la chiave è collegare la propria storia personale alle esigenze dell’azienda con cui si sta parlando.
La struttura del discorso
Un pitch efficace necessita, poi, di una strutturazione del messaggio da trasmettere, che segua una logica semplice, ma potente. Si può iniziare con una presentazione chiara di sé – nome, ruolo o formazione – per poi passare a un breve esempio che mostri competenze o risultati. Infine, si conclude con un obiettivo: cosa si sta cercando e perché.
Linguaggio verbale e non verbale
Il linguaggio utilizzato deve essere diretto ma naturale, professionale ma non rigido. L’obiettivo non è recitare un testo imparato a memoria, ma trasmettere una storia coerente e credibile. Chi ascolta deve avere la sensazione di trovarsi davanti a una persona autentica, capace di raccontarsi con sicurezza, ma senza eccessi di autocelebrazione.
Anche il tono di voce e il linguaggio non verbale – il contatto visivo e la postura – contribuiscono alla riuscita del pitch –, soprattutto in un settore come il turismo nel quale la comunicazione passa tanto dalle parole quanto dall’atteggiamento. Parlare troppo velocemente o in modo monotono rischia, per esempio, di far perdere efficacia al messaggio; allo stesso modo, un sorriso accennato e uno sguardo diretto trasmettono fiducia e disponibilità. La chiave è l’equilibrio: mostrarsi professionali ma spontanei, preparati ma non impostati. Chi lavora nell’ospitalità sa bene quanto conti la capacità di risultare a proprio agio con gli altri: l’elevator pitch è il primo banco di prova per dimostrarlo.
Una base, più pitch
Preparato un pitch, dunque, preparati tutti i colloqui di lavoro? Non esattamente. Ogni recruiter, ogni azienda, ogni momento della fiera sono diversi. Per questo è utile avere una versione “base” del pitch, ma saperla adattare rapidamente in base a chi si ha davanti. Se si parla con una catena alberghiera internazionale, per esempio, sarà utile sottolineare la conoscenza delle lingue e l’esperienza multiculturale. Se invece si dialoga con un boutique hotel indipendente, può essere più efficace mettere in evidenza la capacità di offrire un’accoglienza personalizzata e autentica.
Per questo motivo è consigliabile allenarsi in anticipo a modulare il discorso, per sentirsi più sicuri e flessibili, provando diverse versioni del pitch davanti a uno specchio o con un amico, fino a trovare il tono giusto: professionale, sintetico, ma anche sincero.
L’approccio
Un consiglio di approccio: l’elevator pitch non è uno slogan né una performance, ma un momento di connessione. In un settore dove l’empatia e l’esperienza contano quanto le competenze, sapersi raccontare in modo chiaro e umano è un vantaggio competitivo reale. In pochi secondi, si può trasmettere molto più di quanto scritto su molte pagine di un curriculum: si può comunicare la propria attitudine al lavoro, la professionalità, il desiderio di imparare e mettersi alla prova. E se anche l’incontro non porterà subito a un’offerta concreta, un pitch ben costruito lascerà senza dubbio un’impressione positiva e duratura: la base migliore per costruire future opportunità.
Due esempi
Vediamo ora due esempi concreti. Il primo è di un elevator pitch pensato per un profilo junior, un neodiplomato o neolaureato o uno studente in cerca di stage: una presentazione breve e concreta, che mostra entusiasmo e comunica obiettivi e attitudine positiva:
“Buongiorno, mi chiamo Giulia Rossi, ho appena concluso il mio percorso di studi in Hospitality Management. Durante il mio tirocinio in un boutique hotel di Firenze ho seguito le attività di front desk e gestione delle prenotazioni. È stata un’esperienza che mi ha fatto scoprire quanto mi appassioni il contatto diretto con gli ospiti e la cura dei dettagli. Ora cerco un’opportunità in cui poter crescere nel ruolo di receptionist, continuando a sviluppare competenze digitali e linguistiche. Mi piacerebbe contribuire a creare esperienze d’accoglienza autentiche e di qualità”.
Questo, invece, è un esempio di elevator pitch per un profilo senior, con esperienza nel settore: un discorso che trasmette informazioni sui risultati e motivazione, comunica capacità di leadership, esperienza e valori, senza suonare autoreferenziale:
“Sono Marco Bianchi, lavoro da oltre dieci anni nel settore alberghiero e negli ultimi cinque ho ricoperto il ruolo di F&B Manager in una catena internazionale. Ho gestito un team di 15 persone e introdotto pratiche di sostenibilità che hanno ridotto del 15% gli sprechi alimentari. Ora cerco una realtà dove poter coniugare la mia esperienza operativa con progetti di innovazione nel servizio e nella gestione del personale, in un contesto dinamico e orientato alla qualità”.


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