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Bilancio di sostenibilità in hotel: tutte le novità del 2025

Con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea CSRD, cambiano da quest'anno le regole per la rendicontazione e la comunicazione di sostenibilità: una “rivoluzione” alla quale è bene arrivare preparati

Con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea CSRD, cambiano da quest'anno le regole per la rendico

Di Ludovica Mati, 2 Gennaio 2025

Si chiama “Corporate Sustainability Reporting Directive”: è la direttiva che è stata adottata a livello europeo a fine 2022 e che “rivoluziona” tutta l’impostazione normativa sulla rendicontazione e la comunicazione della sostenibilità aziendale, ampliando la platea delle società obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità e introducendo nuovi adempimenti. Lo scorso settembre, la direttiva UE è stata recepita dall’Italia ed è quindi diventata obbligatoria anche nel nostro Paese introducendo una serie di novità alle quali le società interessate dovranno attenersi a partire da quest’anno (a questo link un’utile guida che le riassume ed esamina nel dettaglio). Con Fabrizio Garavaglia, Co-founder di New Vision, società specializzata in strategie per la sostenibilità, analizziamo cosa comporta il nuovo provvedimento e come le aziende possano affrontare questo importante cambiamento, che interessa da vicino anche il comparto del turismo e dell’ospitalità. 

Quali sono le principali novità introdotte dalla direttiva UE?

La nuova direttiva CSRD introduce una serie di nuovi obblighi e standard. Per quanto riguarda le tempistiche, per le società che, in base alla direttiva precedente, già avevano l’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità di fatto non cambia nulla: l’obbligo permane e fin da subito dovranno applicare le nuove disposizioni. Con questa nuova direttiva, però, si amplia la platea delle società che dovranno redigere il bilancio perché sono cambiati i parametri per l’obbligatorietà. Se finora l’obbligo interessava, in Italia, circa 400 aziende, ora si parla di 7-8mila aziende che dovranno redigere il bilancio di sostenibilità per l’esercizio finanziario 2025 (quello che si presenterà ad aprile 2026).

Quali sono le criticità che le aziende possono trovarsi ad affrontare?

Ci sono società che, pur non avendo avuto finora alcun obbligo, in questi anni hanno costruito al proprio interno dei percorsi sul tema della sostenibilità. Molte altre, però, arrivano impreparate e si troveranno di colpo ad affrontare un passaggio non semplice: la normativa prevede, infatti, adempimenti precisi e trasversali, che coinvolgono tutte le funzioni aziendali: il personale, la formazione, la sicurezza, il settore finanziario, le aree tecniche, l’approvvigionamento energetico e idrico, le forniture. Se guardiamo al settore alberghiero, proprio quest’ultimo aspetto della rendicontazione di tutta la catena di fornitura – sia a monte che a valle del servizio – è sicuramente uno dei più impegnativi. 

Facciamo qualche esempio?

Bisognerà rendicontare tutti i fornitori, quelli da cui acquisto i prodotti per la colazione, le lenzuola piuttosto che i prodotti per le pulizie, solo per citarne alcuni. A loro dovrò chiedere una serie di dati: dove prendono le materie prime, come lavorano, quali contratti di lavoro applicano: del servizio o prodotto che io erogo devo sapere come viene generato e se rispetta i parametri di sostenibilità. Lo stesso discorso vale a valle della catena. Un esempio: quando dismetto le vecchie lenzuola, devo rendicontare come e dove vengono smaltite. Il bilancio di sostenibilità interessa anche l’ambito risorse umane, con la raccolta di dati relativa, per esempio, ai salari, alla parità di genere, al turnover, agli infortuni, alle ore di formazione, ma anche a come si spostano i dipendenti, a quanti chilometri fanno, a quali mezzi di trasporto usano. A completamento di tutto il processo, ricordiamo che c’è l’obbligo di sottoporre il bilancio a revisione, deve esserci cioè una società terza che verifica che i dati siano stati prodotti in modo corretto per certificare l’impatto di sostenibilità. È un lavoro enorme che, per chi non ci ha ancora messo mano, può essere davvero molto impattante. Serve strutturarsi. 

Il mondo del turismo – e il settore alberghiero in modo particolare – è pronto?

Per i grandi gruppi alberghieri può non essere semplice, ma sono strutturati per affrontare il tema. Siamo molto indietro, invece, nelle piccole catene alberghiere o nei singoli alberghi che, pur non avendo i requisiti che rendono obbligatorio il bilancio, comunque verranno impattati dallo spirito che anima la normativa. È una questione di sensibilità – oggi le persone scelgono l’hotel anche in base alla azioni che intraprendono in termini di sostenibilità – ma anche un fatto di business, che ha a che fare con la capacità di stare sul mercato. 

Come approcciarsi, dunque, a questa novità?

Per chi ancora non lo ha fatto, c’è bisogno di attrezzarsi rapidamente appoggiandosi a figure professionali che se ne occupano di mestiere, che possano spiegare all’azienda quali sono gli adempimenti previsti e gli impatti sull’organizzazione aziendale e che l’accompagnino nelle varie fasi di stesura del bilancio. Il consulente può poi aiutare l’azienda a costruire un’unità interna che nel tempo gestirà in autonomia il bilancio di sostenibilità. Anche a fronte di questa nuova direttiva, sempre più le aziende avranno bisogno di figure interne specializzate che sappiano governare tutto il tema della sostenibilità.

Per approfondire: Sostenibilità e clima: la COP29, vista da vicino

Lo scorso novembre, Fabrizio Garavaglia ha preso parte, come componente della delegazione italiana, alla COP29, la Conferenza mondiale sui Cambiamenti Climatici che si è tenuta in Azerbaijan, nella capitale Baku dall’11 al 22 novembre. Una delle edizioni della COP, “più difficili e foriera di molti scontri – ci racconta Garavaglia –. In premessa va detto che, al di là degli esiti finali, è molto importante creare le occasioni affinché circa 200 Paesi di tutto il mondo si confrontino, affrontino i temi a livello globale e, alla fine, cercano (provano) a indicare soluzioni. È sempre e comunque un momento positivo”. Tema al centro di questa edizione era la finanza climatica, “vale a dire come e chi deve finanziare i Paesi in via di sviluppo, finanziare le opere di mitigazione, offrire opportunità economiche alle popolazioni più esposte e vulnerabili ai cambiamenti climatici – prosegue Garavaglia –. La risoluzione finale approvata prevede di mobilitare risorse pari a 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035. Non soddisfa completamente la richiesta dei Paesi in via di sviluppo, ma certamente rappresenta un notevole e importante impegno cui i Governi dei Paesi industrializzati (tra cui l’Italia) hanno convenuto di farvi fronte”. Altro impegno assunto dai Paesi è stato quello sui programmi di mitigazione e sugli obiettivi di adattamento, “entrambi determinanti per combattere i cambiamenti climatici in atto e le conseguenze di questi cambiamenti. Vedremo da qui alla prossima edizione della COP (il prossimo novembre 2025 a Rio, in Brasile) quanti reali passi in avanti avremo compiuto. L’edizione del 2025 – conclude Garavaglia –  si centrerà in particolare su clima, biodiversità e desertificazione. Incrociamo le dita!”. 

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