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Viaggio a Firenze in casa Lungarno

La carriera nel settore ricettivo è come un gioco dell'oca

La carriera nel settore ricettivo è come un gioco dell'oca

Di Antonio Caneva, 7 Ottobre 2011

Firenze è una città che seduce e ormai, per arrivarci con il treno da Milano, ci si impiega grosso modo il tempo necessario ad attraversare la città: un’ora e tre quarti.
Lungarno Collection nasce nel 1995 come costola dell’attività tipica della famiglia Ferragamo, ancora prima che altri brand della moda, Armani, Versace, Moschino, solo per citarne alcuni, si accorgessero del settore dell’ospitalità: una volta erano i costruttori immobiliari a innamorarsi degli alberghi (con risultati modesti sotto il profilo gestionale), ora sono gli stilisti a prestare attenzione al settore con un approccio, fortunatamente, spesso innovativo.
Risale all’inizio dell’attività di Job in Tourism la mia conoscenza di Valeriano Antonioli, allora ideatore degli aperitivi al Diana Majestic di Milano, che hanno cambiato la storia di quel vetusto albergo, trasformandolo in un caso di successo e conseguente trampolino di lancio per una bellissima carriera che, passando dagli Stati Uniti, gli ha aperto ora le porte di Lungarno Collection come coo (chief operating officer).
Ho rincontrato Valeriano Antonioli alla scorsa Bit e siamo rimasti d’accordo che ci saremmo rivisti; i mesi sono passati e finalmente, recentemente, sono stato a trovarlo.
Lungarno Collection ora consta, tra l’altro, di quattro strutture a Firenze, tutte a cavallo del Ponte Vecchio, sulle due sponde dell’Arno: strutture fortemente caratterizzate. Ero curioso di sapere dove sarei stato ospitato: l’hotel Continentale incorpora una torre del 1500, nella cui parte alta è stata realizzata una suite (Penthouse Consorti) con vista a 360 gradi su Firenze (un vero bigino d’arte); l’altezza delle finestre, in questo caso altissime, ha permesso la realizzazione di un soppalco adibito completamente al benessere e se, a mio avviso, il lusso in albergo lo si valuta anche da camere che non abbiano il bagno cieco, in questo caso avere, tra l’altro, una immensa vasca con vista sulla parte vecchia di Firenze e sulle colline circostanti è molto di più del lusso: è un sogno.
Chi opera nel settore alberghiero tende a viaggiare, cambiando impiego, per fare esperienza, per imparare le lingue, per fare carriera e così, come nel gioco dell’oca, si finisce poi per tornare alla base di partenza. L’hotel Lungarno è la struttura più importante del gruppo ed è lì che ho cenato assieme a Francesco Roccato, direttore dell’albergo. È una persona con cui si fa presto a familiarizzare scambiandosi commenti, esperienze e aneddoti. Roccato ha una lunga, interessante storia professionale e nel corso della cena mi parla delle Bermuda dove ha passato due anni, di quanto siano interessanti e di cui porta una bellissimo ricordo. Io ho un amico con cui ho lavorato 45 anni orsono a Losanna, che ha un affermato ristorante in quella località e glielo dico: si chiama Bruno Fiocca e il ristorante è il Tom Moore’s. Un attimo di silenzio e poi: «È dove ho lavorato io!». E allora ancora aneddoti intercalati dalla presenza della sommelière che ci parla del vino che ci serve e, gradita visita, della chef di cucina, Beatrice Segoni, che in sala saluta i clienti e si interessa del buon esito della cena. Credo che i tempi dello chef, che aveva come unica preoccupazione di far uscire bene i piatti e gridare ai propri collaboratori, sia finito, sostituito da una gestione più orientata al cliente, anche in termini relazionali.
Al mattino successivo, mi sembra di essere a casa: dapprima incontro Alessio Ianna, direttore dell’hotel Continentale e del Gallery Hotel Art, che ho ritrovato nel nostro sito jobintourism.it in una intervista che gli avevo fatto esattamente dieci anni orsono, nel settembre 2001, e Cristina Fogliatto, la gentile responsabile della comunicazione del gruppo, che si è trasferita da Milano e che mi accompagna a visitare tutte le strutture. È un piacevole giro in una mattinata di sole. Mi colpisce il museo Salvatore Ferragamo, ricco di ricordi del fondatore della casa di moda (a quei tempi centrata sulle calzature), in cui si rivive il passato con un percorso che accompagna ai giorni nostri: moda come cultura, creatività e ingegno.
Finalmente, con piacere, incontro Antonioli. Un disegno originale di Picasso, una figura femminile, ci osserva, mentre la conversazione sembra riprenda dopo una breve interruzione. Ma non è così: ci eravamo parlati a pranzo a Milano, al Diana, nel marzo di dieci anni orsono (fatto salvo il breve incontro alla Bit) e poi ho seguito nel tempo, da lontano, la sua carriera e ora mi fa piacere parlare di cosa lo ha portato a Firenze. Sotto il profilo professionale non è difficile intuire le motivazioni: la posizione di coo in una realtà affermata rappresenta sicuramente un traguardo importante, ma la mia curiosità verte sulle prospettive che un incarico come l’attuale implica.

Prosegue sul prossimo numero

Chi è Francesco Roccato

Direttore dell’Hotel Lungarno di Firenze, la sua carriera lo ha visto operare in numerosi paesi: Italia, Spagna, Bermuda, Canada, Usa. Particolarmente esperto in f&b, si propone di portare il Lungarno Hotel all’eccellenza nella gastronomia e la rivisitazione dell’offerta negli spazi della hall tende ad aprire l’albergo alla città. Prima di assumere la direzione del Lungarno Hotel è stato, assieme a Valeriano Antonioli, come direttore food and beverage/culinary arts, all’InterContinental Montelucia Resort & Spa di Scottsdale, in Arizona.

Il museo Salvatore Ferragamo, tra Ispirazioni e visioni

Il 26 maggio scorso il museo Salvatore Ferragamo di Firenze ha inaugurato nei suoi spazi espositivi, nello storico Palazzo Spini Feroni, una nuova mostra e un nuovo allestimento. Le prime due sale del museo sono da quel momento sempre dedicate alla storia e all’opera di Salvatore Ferragamo, con un’esposizione a rotazione dei modelli di calzatura da donna più creativi e più rappresentativi del suo lavoro, per soddisfare le curiosità del pubblico, dei fan Ferragamo e dei feticisti della scarpa da donna, che sembrano essere moltissimi. Le altre sale, invece, ospitano le mostre curate e organizzate dal museo su temi ogni volta diversi e inediti, ma con il comune denominatore di prendere spunto dalla storia Ferragamo e dalle sue celebri scarpe. Come, per esempio, la Salvatore Ferragamo Ispirazioni e visioni: il progetto in questione è il più complesso che sia mai stato realizzato dal museo. Se si esclude la sezione permanente, dove sono esposti 102 modelli diversi di scarpe, oltre ai documenti, alle foto e alle forme di legno dei piedi delle clienti famose, questa mostra temporanea ospita 248 pezzi, di cui 99 scarpe di Salvatore Ferragamo, dagli anni Venti alla fine del 1950, e 149 opere d’arte provenienti da collezioni pubbliche e private, non solo fiorentine e italiane ma anche internazionali. Ma cosa accomuna il Mantello di penne di Ibis rubra, realizzato nel sedicesimo secolo in Brasile e appartenuto alle collezioni di Cosimo II de’ Medici, proveniente dal museo di Antropologia e Etnologia di Firenze, la Natività di Sano di Pietro, dei primi del Quattrocento, le illustrazioni di Sonia Delaunay, per il libro La prose du Transsibérien et de la petite Jehanne de France, della Biblioteca Nazionale di Firenze, o i disegni di Andy Warhol di scarpe su foglia d’oro, della collezione Luigino Rossi di Venezia, ai modelli di Ferragamo? Le risposte si ritrovano nel viaggio compiuto a ritroso nell’immaginario di Salvatore Ferragamo, alla ricerca delle fonti della sua fantasia creativa.

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