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Viaggio a Badolato, borgo rinato slow e smart

Southworking e riscoperta di un turismo lento e consapevole possono essere le chiavi per il rilancio di destinazioni periferiche e a rischio spopolamento, come racconta l’esperienza calabrese

Southworking e riscoperta di un turismo lento e consapevole possono essere le chiavi per il rilancio di desti

Di Job in Tourism, 17 Maggio 2021

Nell’ultimo anno, da quando è scoppiata la pandemia, si è molto parlato di nuovi stili di turismo che possono diventare anche nuovi stili di vita: southworking, ovvero ritorno al sud per lavorare da remoto, riscoperta di un turismo lento, rilancio dei borghi. E tutte queste tre caratteristiche si ritrovano nella storia che vi presentiamo e che ci raccontano da Badolato: un borgo medievale che rischiava lo spopolamento e che invece ha trovato la sua chiave di rinascita.
Siamo in Calabria, dove tra i vari esperimenti in corso da tempo emerge anche questa esperienza di “borgo-natura slow & smart”, con una nutrita esperienza di cittadini stranieri. Un esperimento interessante da osservare e magari replicare anche altrove.
Perché, come ci spiegano i diretti interessati, dalla pandemia non nascono solo macerie, “ma anche sfide e prospettive per nuove opportunità e potenziali forme di “ri-abitazione” del Sud”.
“Il Mezzogiorno d’Italia, con i suoi piccoli comuni, vive da decenni il grande rischio dello spopolamento, dell’abbandono e della desertificazione sociale ed economica. Siamo giunti ad un punto di non ritorno e ai nostri occhi si prospetta una situazione paradossale: da un lato, l’acuirsi di problematiche storiche, drammaticamente lasciate irrisolte che comportano lo svuotamento del Sud; dall’altro, una speculare opportunità per il futuro, con la prospettiva di una potenziale risoluzione del fenomeno dello spopolamento con una nuova visione delle cose, probabilmente accentuata dalla pandemia e da ciò che ha creato in questi mesi con tutte le sue contraddizioni e complessità. Tra le sue macerie si intravedono ombre e luci, con dinamiche svariate e contorte – di cui abbiamo preso consapevolezza e coscienza collettiva – che hanno fatto esplodere l’attuale sistema sociale ed economico, con una crisi sanitaria ed ambientale e con la messa in discussione dei vecchi paradigmi di produzione, stili di vita e modelli di consumo”.
Ripartire dal Sud. Il Piano nazionale di recupero e resilienza potrebbe essere l’occasione per non far morire il Sud, le aree interne ed i suoi borghi.
Badolato ha risposto al rischio di diventare un paese fantasma puntando su una rivitalizzazione sociale ed economica, lenta, in chiave soprattutto turistico-culturale, con un’idea di turismo attento alle persone e all’ambiente. Una rivitalizzazione resa possibile dall’implementazione di un modello pioniere di “ospitalità diffusa”, con un suo micro-sistema di economia sostenibile costruito dal basso.
Attualmente, nel centro storico di Badolato, che si definisce un vero e proprio “borgo natura – slow & smart”, sono domiciliate oltre 200 persone e tra queste sono oltre 60 (tra permanenze stabili e lunghi soggiorni) le cittadine ed i cittadini stranieri (pensionati, famiglie con bambini, singoli, migranti) che abitano, vivono ed interagiscono nei e con i luoghi che caratterizzano il vivere quotidiano. “È in atto, in piccola scala, un fenomeno interessante che sta dando forma e corpo alla nascita di una nuova comunità interculturale e di respiro internazionale, composta da cittadini storici autoctoni e dai cosiddetti “neo-badolatesi/badolatesi d’adozione” quali ad esempio turisti italiani ed esteri, “cittadini temporanei” con famiglie di ospiti stranieri, migranti.
Altro dato importante è il fatto che a Badolato sono circa 80 le famiglie straniere – provenienti soprattutto dal Nord Europa (svedesi, danesi, tedeschi, svizzeri, inglesi, olandesi, francesi) – che hanno acquistato casa nel borgo, circa 100 nella frazione marina, dando vita a formule di “turismo residenziale” virtuoso, anche attraverso l’acquisto di appezzamenti di terra per l’autoproduzione e progetti innovativi di rigenerazione urbana e rurale di alcune aree abbandonate di Badolato. Per tanti un “buen ritiro”, per altri una “nuova destinazione umana” con una scelta di vita alternativa e coraggiosa, forse dettata anche da un pensiero d’avanguardia.
Diversi sono poi anche i casi di “dimore” acquistate e ristrutturate, circa un centinaio, vissute stagionalmente e quindi trasformate in residenze estive o turistiche, da tanti “badolatesi d’adozione” (italiani e stranieri) appartenenti al mondo dello spettacolo e della cultura.
Ma per fare ciò, avvertono da Badolato, bisogna anche impegnarsi a: potenziare la rete dei servizi locali e territoriali, partendo dai presidi sanitari e dalle infrastrutture, anche di carattere sociale; serve un “recovery future” capace di puntare ad investimenti green, investimenti pubblici strutturali e mirati, volti a creare anche ridistribuzione della ricchezza e nuove opportunità di lavoro, partendo dall’innovazione tecnologica e digitale; creare spazi comunitari di civiltà e bellezza.
Anche il “South Working”, fenomeno nato in questi ultimi mesi, sposato dalla Fondazione con il Sud e da Svimez, potrebbe essere un’occasione di rilancio del territorio. Una opzione soddisfacente per i tantissimi “nomadi e creativi digitali” internazionali e per chi vorrebbe tornare o trasferirsi al Sud, coniugando nei fatti il proprio lavoro ad uno stile di vita lento e sostenibile.

Case history raccontata da Guerino Nisticò / Badolato Slow Village – Experience Calabria

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