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Vacanze a pedali, tutti i numeri del cicloturismo italiano

Mentre la domanda cresce a ritmo sostenuto, anche l’offerta progressivamente si sta adeguando per una tipologia di turismo dalle molte potenzialità sia per gli operatori che per i territori

Mentre la domanda cresce a ritmo sostenuto, anche l’offerta progressivamente si sta adeguando per una tipol

Di Job in Tourism, 9 Maggio 2023

Slow e a contatto con la natura. Quello “lento”, che sia a piedi o in bicicletta, è uno dei turismi sul quale maggiormente, nel post-pandemia, si sono accesi i fari: sempre più capace di attrarre fette di viaggiatori nuove e curiose, ideale per supportare sia lo sviluppo delle destinazioni cosiddette secondarie e interne che la destagionalizzazione dei flussi turistici, interessate per operatori e albergatori per diversificare l’offerta e intercettare nuovi clienti. Ma quanti sono davvero questi viaggiatori “lenti”? Quanto spendono? E, soprattutto, chi sono? Sul fronte di quelli “a due ruote”, ha provato a fare il punto il Rapporto Viaggiare con la bici 2023 realizzato da Isnart per l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio e promosso con Legambiente. Uno studio interessante per inquadrare meglio un target di turisti certamente in crescita.

Quanti sono i cicloturisti in Italia

Fra cicloturisti “puri” e turisti in bicicletta, si stima infatti che nel 2022 siano state oltre 33 milioni le presenze in Italia, con un impatto economico superiore ai 4 miliardi di euro. Nel dettaglio, si stima che lo scorso anno i soli cicloturisti cosiddetti “puri”, ossia i turisti italiani e stranieri che hanno scelto l’Italia appositamente per una vacanza in bicicletta, abbiano rappresentato oltre 9 milioni di presenze turistiche, più del doppio del 2019 (quando le presenze erano state 4,4 milioni): un numero capace di generare un impatto economico stimato in oltre 1 miliardo di euro. Ma quelli “puri” non sono gli unici turisti in bici: nel 2022 sono state infatti 24 milioni le presenze turistiche associabili al segmento di chi ha trascorso anche solamente una parte della vacanza utilizzando la bicicletta, generando una spesa sul territorio pari a quasi 3 miliardi di euro.

Il cicloturismo – ha sottolineato il Presidente di Isnart, Roberto Di Vincenzo presentando nelle scorse settimane il Rapporto – è una leva sempre più importante della valorizzazione in chiave turistica del nostro territorio e perfettamente in linea con le scelte in termini di sostenibilità ambientale che caratterizzano il Pnrr”. Non a caso l’Isnart monitora da anni il fenomeno, considerato di “grande potenziale in termini di indotto economico, allungamento della stagionalità e riorientamento dei flussi turistici verso borghi e aree interne del Paese, da Nord a Sud”. Una “vera rivoluzione a pedali” che, con il consolidarsi della domanda sta premiando gli operatori specializzati, che hanno saputo fiutare la tendenza offrendo prima di altri proposte e servizi di qualità e che registrano ricavi in crescita, anche fino a tre volte rispetto ai numeri pre-pandemia. 

L’identikit

Il Rapporto ha poi tracciato l’identikit del cicloturista, che ha un’età media compresa tra i 28 e i 57 anni (nel 71% dei casi), cui si aggiunge un’interessante quota di persone, pari al 17,3%, tra i 58 e i 72 anni: target interessante perché caratterizzato da una maggiore capacità di spesa rispetto ai più giovani. Per l’alloggio – dato rilevante – chi viaggia in bici predilige gli hotel (nel 28% dei casi), seguiti da agriturismi (11%) e camping (7%) attrezzati per le vacanze in bicicletta. La destinazione, invece, viene scelta per lo più in base alla presenza di una cornice naturalistica di eccellenza, seguita dall’offerta artistica e culturale e da quella enogastronomica di qualità. Infine, la spesa media pro capite giornaliera: quella del turista con la bicicletta è mediamente più alta di quella del cicloturista “puro” (74 euro, 4 in più del cicloturista per beni e servizi acquistati sul luogo di vacanza), ma più bassa per viaggio e alloggio (51 euro). In questo caso, gli italiani spendono di più degli stranieri (77 euro al giorno, 7 euro in più).

Il cicloturismo di nicchia

Si è spesso abituati a pensare a quella a due ruote come a una tipologia di turismo di fascia media, se non medio-bassa in termini di capacità di spesa. Invece, racconta il Rapporto Isnart, esiste a livello internazionale una nicchia di cicloturisti “di alta gamma”. Si tratta di un segmento che sta progressivamente creando un’offerta caratterizzata da servizi personalizzati e ad alto valore aggiunto: un target che si muove liberamente su scala globale, spesso proveniente dal mondo anglofono (nord americani, australiani, neozelandesi e inglesi) e in percentuali minori dai mercati russo, arabo e orientale. Sono turisti che viaggiano in coppia o in gruppi di coppie e amici (anche se inizia a prender piede un target famiglia, in particolare con figli adolescenti). Sono principalmente viaggiatori cinquantenni, con un elevato profilo sociale (professionisti, imprenditori e pensionati appassionati), a caccia di una vacanza attiva che coniughi il benessere con esperienze e contesti caratterizzati dall’esclusività. Prediligono servizi di alta gamma se non di esclusività (dall’ospitalità, ai trasporti, dallo shopping alle visite culturali), ma i confort e i momenti di relax rimangono sullo sfondo di una vacanza attiva, tipici di un turista appassionato, se non addirittura di un vero e proprio turista sportivo. Scelgono di visitare una precisa Regione, chiedendo di conoscerne in profondità l’enogastronomia, la cultura, il territorio e i saperi locali, attraverso un set di esperienze esclusive. Qualche esempio? L’ascesa sulle montagne del Giro d’Italia guidati dall’ex ciclista professionista, la degustazione dallo chef stellato, la presentazione dell’enologo dell’azienda vitivinicola famosa nel mondo.

Per approfondire: Nuove destinazioni e professionalità per il cicloturismo italiano

Veneto, Trentino-Alto Adige e Toscana da sole hanno attratto il 47% dei flussi cicloturistici del 2022, ma il cicloturismo progressivamente si va diffondendo in tutto il Paese. Tra il 2019 e il 2022, infatti, i cicloturisti che hanno scelto le Regioni del Sud sono passati dal 7% al 17,4% del totale ed è cresciuto anche il Centro Italia, dal 10,9% al 15,8%. Per le destinazioni del Sud, in particolare, evidenzia il Rapporto Isnart, il cicloturismo rappresenta “un’importante occasione per l’allungamento della stagionalità, per contrastare il fenomeno dell’overtourism e un importante volano di potenziale sviluppo in chiave turistica delle aree interne”.  Ma sul fronte dell’offerta, molto rimane ancora da fare, anche per quanto riguarda le professionalità collegate a questa tipologia di prodotto turistico, che patiscono un certo grado di mismatch di competenze. Mancano, per esempio, figure specifiche come le guide esperte, i bike marketing manager o i designer di esperienze, indispensabili invece per offrire servizi sempre più customizzati e a valore aggiunto. “In molte aree del Paese – ha evidenziato il responsabile nazionale di Legambiente Turismo, Sebastiano Venneri – il cicloturismo è già un’eccellenza dell’offerta turistica, anche se bisogna lavorare meglio sulla crescita culturale, sul consolidamento dell’offerta di servizi specifici e l’integrazione di nuove ciclovie nei sistemi di offerta locali del turismo. Da sottolineare come la redistribuzione dei flussi cicloturistici verso il Centro-Sud e il lavoro che tanti territori stanno facendo per utilizzare le infrastrutture esistenti a fini cicloturistici – ha ribadito Venneri – stiano disegnando quella ‘via italiana’ al cicloturismo che può rappresentare la risposta originale del nostro Paese alla domanda mondiale di vacanze a pedali”.

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