Maurizio Anselmo è nato e cresciuto a Sestri Levante, in Liguria. Durante i suoi studi universitari in ingegneria decise di mantenersi, lavorando come receptionist nei mesi estivi. Questa scelta lo portò a scoprire una grande passione per il mondo dell’ospitalità, che cambiò radicalmente la sua vita, fino a farlo diventare nel 2001, a soli 32 anni, il direttore del Grand Hotel dei Castelli di Sestri Levante, proprio l’albergo dove iniziò, quasi per gioco, la propria carriera nell’ospitalità. Questa è la storia di come ci sia riuscito.
Domanda. Abbiamo intitolato la tua intervista “Una storia di successo” perché effettivamente tu hai cominciato dal basso per arrivare, in pochissimo tempo, alla direzione di uno splendido hotel. Raccontaci come ci sei riuscito.
Risposta. Iniziai a lavorare presso il Grand Hotel dei Castelli già nel 1995, un po’ per noia e un po’ per guadagnare qualcosa, mentre frequentavo i corsi della facoltà di ingegneria. Il lavoro era stagionale ma molto impegnativo. Ero un turnante ed ero impegnato sia di giorno sia di notte.
D. Così, però, scopristi una passione.
R. È proprio così: la passione per quell’ambiente adrenalinico, sempre in movimento, a contatto con la gente. Molto diverso rispetto all’ingegneria. Feci tre stagioni estive prima di rendermi conto che la mia vita era destinata a quel mondo. Mi informai allora sull’ambiente alberghiero di lusso e mi fu consigliato di continuare la mia formazione presso una rinomata scuola svizzera: il Glion institute of higher education, nel cantone francese.
D. Fino a quel momento avevi solo l’esperienza della reception?
R. Esatto. Avevo imparato molto, ma ero ancora lontanissimo dalla mia meta. Io volevo prendere il posto del mio direttore. Ma mi mancava una formazione pratica in tutti gli altri settori, nonché una preparazione contabile e finanziaria, un titolo di studio di un certo peso e un’ottima conoscenza dell’inglese. Così decisi di andare in Svizzera e tornai sui banchi di scuola. Dopo un management training in California, compreso nel percorso formativo dell’istituto elvetico, fui nuovamente chiamato nel 2001 dal proprietario dei Castelli, che mi chiese di sostituire il direttore in procinto di andare in pensione.
D. Possiamo ben dire che il tuo piano sia riuscito alla perfezione. Come hai fatto a crescere così velocemente in un’azienda? Bravura o fortuna?
R. Molta passione, dedizione al lavoro, un’ottima formazione accademica e naturalmente un pizzico di fortuna, che mi ha aiutato nel momento decisivo. Il proprietario, infatti, investì molto su di me quando mi offrì la posizione di direttore dei Castelli: fu una grande scommessa per lui. Io ero fresco di scuola, con poca esperienza ma una grande determinazione e, soprattutto, la volontà di voler mettere in pratica tutto ciò che avevo appreso in Svizzera.
D. Sono queste le qualità che richiedi ai tuoi collaboratori? Passione e dedizione?
R. La passione è l’unica cosa che non ti fa sentire la stanchezza, che non ti fa guardare l’orologio e che ti porta a voler raggiungere sempre l’eccellenza. Dai miei collaboratori richiedo però anche precisione, serietà, disponibilità nell’apprendere, umiltà e voglia di crescere.
D. Credi che la formazione teorica, il conseguimento di una laurea specifica nel settore dell’hospitality management, sia un fattore importante per la crescita professionale oppure ritieni che si possa diventare direttore d’hotel anche seguendo altri percorsi formativi?
R. In passato i direttori venivano da anni di gavetta, poi le catene internazionali cominciarono a richiedere un titolo di laurea. Ora queste due cose non bastano più. La formazione che ti fornisce una scuola come Glion, per esempio, è molto specifica e soprattutto è costituita da un buon mix di corsi pratici e teorici.
D. Quali sono i tuoi ricordi più belli di quel periodo?
R. Sicuramente le lezioni di cucina in classe e i corsi di degustazione. Ma la soddisfazione di prendere un 10 all’esame di contabilità e finanza è insuperabile. La vita nel campus, poi, era dinamica e piena di attività. L’esperienza migliore, però, sono stati i miei due stage, parte integrante del percorso di laurea. Il primo fu nel reparto contabilità di un piccolo hotel sulla Costa Azzurra e il secondo in California dove, come ho accennato prima, fui assunto dall’hotel Sonoma Mission Inn & spa per un management training in f&b: cominciai allora come room service manager, per terminare la mia esperienza statunitense in qualità di restaurant manager.
D. Dopodiché ti arrivò l’offerta di tornare a Sestri. Esatto?
R. Sì, ma se non fosse arrivata avrei continuato la mia carriera in giro per il mondo, come stanno ancora facendo molti dei miei ex compagni di corso. Ora dirigo un hotel che è in continua evoluzione: abbiamo aumentato il numero delle camere, migliorato nettamente la qualità e abbiamo in cantiere anche il progetto di costruire una splendida spa vista mare. Un giorno vorrei trasformarlo nel miglior boutique hotel della costa ligure.
D. Ti sentiresti di dare un consiglio a tutti coloro che sognano una carriera nel settore dell’ospitalità?
R. Il consiglio è quello di investire sul proprio futuro e di non accontentarsi della mediocrità. Questo vale per la scuola che si sceglie, come per gli stage di formazione. Tutto inizia da lì; poi, ciò che segue, è il duro lavoro. Non ci sono scorciatoie.
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